Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

La storia considerata rome sc,enza menti le impronte quasi automatiche e non deformate attraverso alla visione personale di un testimone. Quand'io esamino un gruppo di vasi antichi, di edifici, di statue, di quadri, di armi, di trattati internazionali, di leggi, di contratti privati, di scritture (studiate non come fonti di notizie storiche, ma come manifestazioni di attività artistiche o scientifiche o religiose) non esiste fra me e gli oggetti del mio studio alcun intermediario: il passato sta innanzi ai miei occhi, immobile nei suoi avanzi, quasi fotografato nei suoi documenti; e io posso osservarlo, come se appartenessi ai tempi, ai quali quegli avanzi appartennero o di cui i documenti mi serbarono una fedele immagine. E lo storico, appena ha la fortuna d'imbattersi in un rudere o in un documento impersonale, prende subito questi a base delle sue ricerche, li adopera anzi come strumenti nella critica delle notizie provenienti da testimonianze, e rifiuta tutte quelle, che coi dati desunti dallo studio diretto risultino inconciliabili. Certo ben di rado gli avanzi e i documenti del passato ci son pervenuti intatti nella loro forma originaria: spesso su un solo monumento o su un solo libro si sono accanite centinaia e centinaia di persone e magari di generazioni, a sformarlo, a rinnovarlo, a disperderne con aggiunte e interpolazioni le linee primitive; spesso le vestigia di un medesimo fatto son ridotte in frammenti, dei quali alcuni sono perduti, altri impastati alla rinfusa con altri frammenti di altre epoche e di altre provenienze; e lo storico deve qui raschiare la patina del tempo, altrove rompere le stratificazioni che imprigionano il nucleo originale, rintracciare in un mucchio di rottami il frammento necessario a riempire un vuoto; spesso deve ricorrere, a un'ipotesi o ad una analogia per completare un fatto irreparabilmente mutilato, ben lieto se una testimonianza, magari inquinata da passioni ed errori personali, viene a soccorrerlo nella malsicura impresa. E in tanto lavoro le probabilità di errore sono tanto maggiori quanto piu largo è il vuoto che la ricerca deve senza appoggi esterni colmare. Ma quale paleontologo trovò mai nelle sue caverne illesi, distinti, classificati e numerati i suoi fossili? Quale fisiologo, per studiare il funzionamento di un organo, non deve prima, con ricerche talvolta lunghissime, isolarne l'azione da quella degli organi concorrenti, raccogliere da parecchi organismi i frammenti dei propri giudizi, chiamare in aiuto l'ipotesi e l'analogia, dove la via maestra della induzione e della deduzione gli si chiude dinanzi? Molto spesso purtroppo i ruderi e i documenti diretti o non consen, tono da sé soli una sia pure incompleta ricostruzione, o mancano del tutto: parecchi fatti, specialmente dell'evo antico e dell'alto Medioevo, non han lasciato tracce all'infuori di notizie personali, monche, contraddittorie, interessate; piu di una volta le notizie date da testimoni almeno diretti del fatto, sono giunte a noi solo attraverso al prisma di raccontatori piu recenti, i quali alla lor volta furono ignoranti, parziali, corrotti; di avvenimenti che sconvolsero intere società umane, la notizia sottratta anche alla relativa fissità della tradizione scritta, pervenne a noi velata, appena riconoscibile 121 Bibloteca Gino Bianco

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