Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

La storia considerata come scienza no dar norma alla condotta di ciascuno; potranno magari fin da ora servir di rincalzo alle teorie degli oratori, dei moralisti, degli uomini politici; magari lo storico stesso, che ha un cuore e ha i suoi od1 e i suoi amori, mescolerà nello stesso libro alla esposizione dei fatti la sua soggettiva valutazione morale. Ma la storiografia consiste solo nella ricerca dei fatti, nella determinazione dei loro rapporti, nella rappresentazione dei fatti e dei rapporti: esaurito questo compito, lo storico non ha altro da fare; e se altro aggiunge, queste aggiunte le fa non piu come scienziato, ma come uomo politico, come moralista, come oratore. Allo stesso modo un libro di storia può suscitare nel lettore entusiasmo, riso, ribrezzo, vergogna, gioia, mille e mille sentimenti diversi, come se fosse un'opera d'arte; ma non per questo lo storico perde il carattere di scienziato per diventare artista. Perché l'artista sceglie esso stesso un fatto - vero o immaginario che sia - e, in vista della emozione che vuol produrre, sceglie fra le cento circostanze possibili del fatto, quelle che meglio corrispondono allo scopo, quelle che sono soggettivamente vere; lo storico, invece, il fatto deve cercarlo quale realmente fu, con tutte le circostanze che realmente l'accompagnarono, con tutte le circostanze che sono vere, obiettivamente vere.11 E alla sua volta lo spettatore non chiede all'artista se il fatto da lui rappresentato sia mai avvenuto con tutte o con parte delle sue circostanze: chiede solo se tutto il processo rappresentativo riesca a comunicargli quella data emozione, che l'artista si proponeva; laddove il lettore di un'opera storica - salvo che non sia una damina isterica bisognosa di passatempo per le notti insonni - pur non restando insensibile ai pregi di una bella forma, pretende anzitutto la certezza che il fatto rappresentato çorrisponda al fatto realmente accaduto; e preferirà sempre - dal punto di vista storico s'intende - al divino poema di Virgilio un volume diabolicamente erudito sulle origini italiche, e alle brillantissime fantasie del Thierry e del Michelet una plumbea dissertazione di Ludovico Antonio Muratori. Certo è esagerata l'opinione del Droysen18 che tutte le cos1 dette storie artistiche sono dei perditempi retorici; e fraintendono molto stranamente la severa dignità delle scienze storiche coloro, i quali dimenticano che la esposizione storica, in quanto è una forma di prosa, non può sottrarsi al dominio dell'arte, e che una forma sgangherata, trasandata, scolorita sarà sempre meno adatta a rappresentare la verità che una forma ordinata, vivace, eloquente. Ma è del pari indubitabile che l'esposizione non è che uno dei momenti del lavoro storico, e l'ultimo di tutti in ordine di tempo, e la sua importanza è puramente estrinseca: gli elementi intrinseci della storia sono la ricerca, la critica, la coordinazione e la subordinazione dei dati. Si può dire anzi qualcosa di piu: l'eccesso delle attitudini artistiche è nello storico qualità pericolosissima e poco desiderabile; perché, 17 ~ strano che il CROCE (Il concetto della storia, p. 60,; n. 2, p. 109), mentre ammette queste irriducibili differenze fra i procedimenti dello storico e i procedimenti dell'artista, affermi che i detti procedimenti sono simili e che la elaborazione artistica è eguale alla elaborazione storica! (cfr. p. 103). 18 Grundriss der Historik, 3" ed., Leipzig 1882, pp. 81 sgg. 119 Bibloteca Gino Bianco

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