Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

La storia considerata oome sdenza e indirizzo allo sviluppo sociale sarebbe un lavoro puerilmente incompleto, sarebbe come raccogliere dell'acqua marina in una conchiglia e credere di aver cosf imprigionato il mare. Ma quel contrasto fra storia individuale e storia sociale - la prima cos[ detta storia, la seconda vera storia - noi non riusciamo in nessun modo a vederlo, perché non vediamo nessun contrasto fra l'individuo e la società. Se, per ipotesi, ciascun individuo vivesse isolato o non avesse contatto con nessun altro individuo, ognuno seguirebbe una sua propria linea di condotta; ma, convivendo con gli altri, ciascuno di essi non può seguire una condotta sempre originale, deve spesso conformare la propria condotta alla condotta degli altri, e impone alla sua volta a questi le sue esigenze: abbiamo cosf negli atti di ciascun individuo una zona di atti simili a quelli degli altri individui con lui conviventi e imponentigli le loro esigenze; per converso fra gli atti di questi altri individui vi sono atti simili a quelli del primo e imposti ad essi da questo; e .finalmente ognuno compie sempre un numero maggiore o minore di atti originali, non impostigli dalla convivenza e che egli non ha ancora imposto agli altri: atti questi ultimi, i quali, quando si moltiplicassero e partissero specialmente da persone fornite di maggior capacità d'imposizione (autorità, ingegno, ricchezza, energia, ecc.), possono sempre perdere da un momento all'altro il carattere originale per diventare comuni a tutti. Orbene la società, la convivenza non è una entità reale diversa dagl' individui e superiore ad essi: è semplicemente una qualità degl'individui conviventi, un modo d'essere comune a tutti, che noi indichiamo con una parola a,stratta; ma l'abitudine di vedere sempre le cose reali dietro alle parole ci fa cadere nell'illusione ottica di supporre che la qualità della convivenza (società) sia qualcosa di per sé stante: la società di per sé stante diventa cosf qualcosa di superiore agl'individui, e non diciamo piu che gl'individui conviventi s'impongono reciprocamente l'esecuzione di alcuni atti, diciamo invece che questi atti sono ad essi imposti dalla società. È un vero e proprio sdoppiamento dello stesso fenomeno, il quale coperto da due parole diverse una volta funziona da causa e un'altra da effetto.14 Cosf i suoi cosi detti atti sociali indipendenti dalle espressioni individuali, non sono se non parole astratte, con cui indichiamo gli elementi simili di tutti i fatti individuali. Val quanto dire che non esiste nella realtà un atto sociale per sé stante, come non esiste una società (convivenza) staccata dagl'individui conviventi: esistono nella realtà mille e n1ille fatti individuali, per esempio uomini che si tolgono la vita, chi in un mese chi in un altro, chi per questa chi per quella ragione, chi in questa chi in quella maniera; fra tutti questi fatti individuali 14 Questo sdoppiamento appare curiosissimo in un passo del DURKHEIM, op. cit., p. 470: egli dice che l'educazione, "questa pressione di ogni istante, che s'impone al ragazzo, è la pressione dell'ambiente, ambiente di cui i genitori e i maestri sono i rappresentanti e gl'intermediari." Ora i genitori e i maestri sono essi stessi, se non tutto, quasi tutto l'ambiente; e nel discorso del Durkheim abbiamo, dunque, che l'ambiente (genitori, maestri, ecc.) foggia il ragazzo a sua immagine per l'intermediario di ... se stesso. 115 BiblotecaGino Bianco

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