Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

Problemi di riforma scolastica studiata il maestro ottiene senza grandi difficoltà e in poco tempo lo scopo. Nel secondo caso il maestro che non sia un pappagallo, allevatore di pappagalli simili a lui, rivolge all'alunno domande di tutt'altro genere, a cui l'alunno non deve saper rispondere su due piedi, ma deve cercare faticosamente la risposta, provando, riprendendosi, sbagliando, correggendosi coll'aiuto dei compagni, chiamati in aiuto improvvisamente dal maestro. Dopo un'ora di esercitazioni di quest'ultima specie, che sono le sole veramente utili, e nelle quali è stato necessario battere la campagna in tutti i sensi, risalire a chi sa quante lezioni precedenti, anticipare idee che erano prima destinate a lezioni successive, interrogando l'uno a soccorrere l'altro, strappando una mezza risposta alFuno per farla completare dall'altro, uno sproposito all'uno per farlo correggere dall'altro, il maestro non è in grado quasi mai di dare un giudizio preciso intorno al valore delle risposte ottenute dagli alunni che egli ha messo in moto: sa solamente che l'ora non è andata perduta, e questo è l'essenziale. Se c'è un esame finale, il maestro rimanda a questa unica prova le interrogazioni della prima specie, e dedica tutto l'anno al lavoro sereno, piacevole, fecondo della seconda specie. Se manca l'esame finale, se maestri e alunni sono angustiati dalle preoccupazioni dei punti utili ed annosi per le imminenti medie trimestrali, ogni sistematica, lenta, disinteressata opera di istruzione e di educazione diventa impossibile: ogni interrogazione diventa un esame; l'alunno si trova in uno stato perenne di nervosismo, di inquietudine, di sospetto, il maestro è il nemico, dalle cui insidie occorre tenersi sempre in guardia; e il maestro, con classi numerosissime e spesso con orari settimanali scarsissimi, dovendo interrogare tutti gli alunni, per un numero sufficiente di volte durante il trimestre, riduce le lezioni vere e proprie ai minimi termini, e consuma la piu parte del suo tempo a macchinar domande e pesar le risposte, ma non avendo il tempo necessario ai lunghi interrogatori, che gli consentano di misurare fino al fondo gli abissi dell'ignoranza dei suoi alunni, limita le sue domande alla sola lezione della giornata; chi è stato interrogato oggi può pertanto essere sicuro che, ·salvo disgrazie imprevedibili, su quel punto non sarà interrogato piu; gli è lecito quindi dimenticare i travagli passati e andare solo a difendersi contro i pericoli futuri. L'abolizione degli esami finali ha rovinati gli studi e demoralizzati gli alunni. Ed è assolutamente necessario ristabilirli. E poiché sarebbe vano ristabilire gli esami se non si desse ad essi tutta la serietà necessaria, è a mio parere indispensabile che si tolga anche la possibilità delle stupide e immorali compensazioni aritmetiche fra la ignoranza negli scritti e la sapienza negli orali, o fra la ignoranza nella materia a e la sapienza nella materia b, e si modifichino del tutto i metodi che si usano nel classificare le prove. Si dovrebbe, cioè, per ogni prova dichiarare anzitutto se l'alunno è idoneo o non idoneo e i punti di maggior o minor 250 BibliotecaGino Bianco

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