Intorno a una dimissione I Ministri possono seguire due metodi diversi nel preparare le riforme legislative. Nella piu parte dei casi il Ministro giudica ormai matura la soluzione di un problema, ha su di esso un gruppo d'idee che crede di potere con probabilità di buon successo affidare al vento della politica, e nomina alla buona una Commissione omogenea di persone di fiducia, le quali condividono le sue idee e hanno l'incarico di approntare tutti i lavori preparatori, di cui il Ministro, impegnato com'è - poveretto! - a ricevere tutto il giorno senatori e deputati, non ha il tempp di occuparsi: quando progetti, relazioni, allegati, ecc., sono ridotti in quella forma che il Ministro giudica piu opportuna ogni cosa è presentata al Parlamento sotto la responsabilità ministeriale. E il Parlamento ... non ne fa nulla. E le persone, che hanno aiutato il Ministro, non hanno di fronte alla opinione pubblica nessuna responsabilità. In altri casi, specialmente quando si tratti di questioni assai gravi e complesse e disputabili, il Ministro - anche se abbia opinioni sue personali - crede piu opportuno nominare con maggiore solennità una commissione di tecnici, ai quali resta affidato l'ufficio di studiare a fondo la questione, e di presentare le proposte opportune. I lavori delle Commissioni di questo genere si pubblicano integralmente, affinché ognuno dei componenti abbia in essi la parte, che gli spetta, di responsabilità morale e scientifica. E alla fine il Ministro, sotto la sua responsabilità politica, sceglie fra le varie proposte presentategli quella che gli sembra migliore, oppure ne fonde o ne confonde insieme piu d'una, magari le respinge tutte, può rifiutare anche una proposta che abbia ottenuta la unanimità della commissione: pasticcia, insomma, di testa sua, e serve in tavola. Naturalmente per il Ministro, che si trovi ad avere nominata od ereditata dai predecessori una Commissione di questa fatta, sarebbe una grande soddisfazione vedere coincidere con le idee proprie le proposte della unanimità o almeno di una forte maggioranza della Commissione, perché cosi'. si troverebbe nella fortunata condizione di poter presentare alla Camera le proprie idee suffragate dal consenso di un corpo tecnico autorevole. Ma appunto per essere autorevole, occorre che questo corpo tecnico sia assolutamente autonomo. Se, infatti, il Ministro potesse ingerirsi nei lavori della Commissione, la Commissione si troverebbe certamente d'accordo con lui, ma le sue proposte non avrebbero piu se non l'autorità, di cui godrebbe personalmente il Ministro. Per questi motivi le Commissioni di tal genere sono nominate per decreto del Capo dello Stato e non per decreto ministeriale, e vivono di vita propria, e sopravvivono allo stesso Ministro che le ha create. La Commissione Reale in discorso ha assistito immobile alla tragica fine di non so piu quanti ministri in pochi mesi: il Ministro può scioglierle e mandarle a casa, se crede di poterne far senza e di poter seguire l'altro metodo piu spiccio nella preparazione della riforma: non può, né deve intervenire in alcun modo nel funzionamento di esse. Quale dei due metodi sia il preferibile, non è qui il luogo <li discu239 BibliotecaGino Bianco
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