Problemi di riforma scolastica a farle progredire, servirebbe solo ad ucciderle a tutto vantaggio del partito clericale, il quale vilipende le nostre scuole non perché sieno pegg1on delle sue - questo non è vero - ma 'perché sono disciolte da ogni vincolo confessionale e si studiano soprattutto di creare la libertà dello spirito. (Applausi.) Ma da questo all'attribuire col Mancini quasi tutto il male alla irrequieta incompetenza dei ministri, ci corre e di molto. Vi sono altri paesi meno disgraziati del nostro, per esempio, la Prussia, nei quali i ministri dell'Istruzione sono sottratti alle vicende della politica e non v'è il continuo mutamento che deploriamo noi; eppure anche in Prussia la scuola classica è stata ed è fieramente assalita e difesa e si è sentito anche H il bisogno di riformare. Il che dimostra che esiste una causa fondamentale e generale di malcontento; e questa non può dipendere se non dalla imperfetta corrispondenza della scuola classica alle nuove esigenze della vita sociale. Dunque una riforma è necessaria. II Ma qui dobbiamo volgere le vele verso la Relazione Tarozzi, dalla quale risulta magnificamente dimostrato che, per ragioni sociali e dottrinali, nel periodo di transizione che noi attraversiamo, una riforma radicale, totale e definitiva della scuola media è impossibile. Nel Congresso di Cremona - mi si consenta il ricordo personale - presentai anch'io una -Relazione sulla possibilità di una riforma scolastica immediata completa, e giunsi alle stesse conclusioni negative, a cui giunge ora il Tarozzi. La Relazione del Congresso di Cremona e questa del Congresso di Milano, pur giungendo a identiche conclusioni, differiscono come la testa di uno storico differisce da quella di un filosofo. La Relazione di Cremona era quella di un empirico, di un pratico, il quale notava ed enumerava tutte le difficoltà concrete insormontabili, che vietavano una riforma immediata definitiva: difficoltà parlamentari, incapacità tecnica del Parlamento a risolvere u,n problema di quella fatta, ostilità degli interessi locali; soprattutto impossibilità di costituire fra gli studiosi una maggioranza solida e compatta, capace di promuovere una riforma generale definitiva, essendo i pedagogisti frazionati in conservatori e riformatori; ed essendo i riformatori frazionati in sostenitori della scuola unica e sostenitori della scuola pluriID:a: ed essendo gli unicisti divisi fra la scuola unica con latino e quella senza latino. Il Tarozzi ha trattato, invece, il problema da filosofo; ed ha ricercata la causa profonda di quelle difficoltà, che nel Congresso di Cremona furono inventariate empiricamente; e ha dimostrato che esse sono il prodotto dello stato di transizione in cui si trova la moderna società, perché la scuola, come tutte le altre istituzioni, deve foggiarsela la società a seconda dei propri bisogni, e, in questo periodo di squilibrio, di crisi, di nuove affermazioni, 232 BibliotecaGino Bianco
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