Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

Il metodo sperimentale nella riforma della scuola media niamo che siano cavalli da corsa, sebbene fra essi ci sia anche qualche asino (ilarità) - è la trasformazione completa delle Facoltà di lettere e scienze e delle Scuole di magistero. Il tempo stringe e quindi accenno all'argomento a volo d'uccello. Le Scuole di magistero annesse alle nostre Facoltà, le quali dovrebbero servire alla preparazione professionale degli insegnanti, sono una irrisione: non servono che ad arrotondare lo scarso stipendio dei professori ufficiali con un supplemento di seicento lire. E le Facoltà, se funzionano abbastanza bene per l'addestramento alla ricerca scientifica, non soddisfano quasi affatto alla necessità della preparazione professionale. Le nostre Facoltà sono fatte per produrre scienziati di laboratorio e di biblioteca, mentre le scuole medie hanno bisogno di maestri per gli alunni. (Applausi.) E, se vogliamo evitare i professori, i quali vanno nella scuola per i primi anni a fare esperienza in corpore vili e talvolta sono anche incapaci a ricavare alcun frutto dall'esperienza per lo sbagliato orientamento primigenio del loro spirito, dobbiamo rinnovare i nostri ordinamenti universitad, in maniera che, distinti bene gli insegnamenti professionali da quelli scientifici, si impartiscano prevalentemente i primi a chi vuol essere insegnante, e prevalentemente i secondi a chi vuole dedicarsi alla indagine e alla ricerca scientifica. Ecco, dunque, un'altra riforma, che non è della scuola media, ma è per la scuola media: ed è indispensabile a preparare il rinnovamento dei metodi didattici. Migliorata la razza degli insegnanti, occorre scegliere fra i buoni gli ottimi; e questi ottimi bisogna pagarli bene e trattarli con giustizia e con rispetto, non solo perché possano dedicare alla scuola tutta la loro attività senza essere frastornati dalle miserie e dalle ingiustizie, ma affinché la professione dell'insegnante, bene retribuita e altamente rispettata, attragga a sé gli ingegni migliori. La scuola secondaria è minacciata oggi da un grave pericolo, sul quale è bene dar subito l'allarme finché siamo in tempo a riparare. Mentre, fino a quindici anni addietro, le Facoltà di lettere e di Scienze attiravano a sé gl'ingegni migliori, da alcuni anni a questa parte i giovani piu bravi si guardano bene dal dedicarsi a una professione cos1 miserabile e maltrattata come è stata ridotta dai nostri sapientissimi uomini di Governo quella dell'insegnamento. Parecchie fra le nostre Facoltà si reggono solo in grazia dei preti e delle donne, che le frequentano; gli uomini cercano altre vie. È una selezione alla rovescia, in cui si sta preparando la rovina definitiva delle nostre scuole. Pagate, pagate, pagate, o idealisti da strapazzo che torcete il muso quando gli insegnanti parlano di stipendt E, dopo avere provveduto a ben produrre e a ben mantenere i profes: sori non metteteli in condizione di non potere insegnare bene. In classi da 40 e fino a 50 alunni è impossibile insegnar bene. (Applausi.) La migliore riforma scolastica, che si potesse fare oggi dopo le leggi per. lo stat~ giuridico e per gli stipend1, sarebbe di ridurre il massi~o degh_ alunn~ di ciascuna classe a 20 o 25. Prima del 1892 il numero massimo degh alunm 229 BibliotecaGino Bianco

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