La scuola secondaria Sacrifici daverosi Ad ogni modo, noi eravamo risoluti a mettere per allora a tacere le nostre rivendicazioni economiche, perché sentivamo il dovere di non ostacolare con agitazioni inconsulte la legge per i maestri elementari. Se noi stavamo male, questi nostri compagni di lavoro stavano peggio. Inoltre ci avevano preceduto nell'organizzazione e nell'agitazione ed era giusto che ci precedessero nelle conquiste. D'altra parte, il Ministro del Tesoro giu- , rava e spergiurava che il bilancio non poteva tollerare che la sola spesa per i maestri: delitto contro la patria sarebbe stato aprir il varco a nuove spese. Ogni parola, che noi, in queste condizioni, avessimo detta per noi, sarebbe stata un danno per i maestri. E tacemmo. Tacemmo anche quando si venne a sapere che parte delle· risorse necessarie ad elevar gli stipendi dei maestri elementari si sarebbero trovate con aumentare le tasse delle scuole secondarie. Fra i due mali, quello di veder aumentare le tasse delle nostre scuole e quello di danneggiare con una forte opposizione i maestri, scegliemmo il primo. La legge sullo stato giuridico E fummo ben lieti di secondare il Ministro della Pubblica Istruzione, quando si dichiarò disposto a fare una legge sullo stato giuridico . .Per noi la legge sullo stato giuridico ha altrettanta importanza quanto una legge sullo stato economico. L'ideale sarebbe stato ottenerle entrambe insieme. Non essendo questo possibile, parve ed era buona politica, mentre andava avanti la legge per i maestri, approfittare della sosta necessaria per risolvere il problema giuridico. Ne risultò una legge, che non era priva di difetti, ma che io ho sempre ritenuta ottima nelle sue linee fondamentali, e i difetti e le oscurità e le mancanze si potevano correggere, come sono state infatti corrette dalla Federazione e dalla Commissione parlamentare. Ma contro questa legge insorsero opposizioni vivaci: molti la combatterono in buona fede per i difetti che vedevano, errando nel non tener conto dei pregi; parecchi la combatterono in mala fede, perché la legge aveva troppi pregi e intercettava ai disonesti ogni carriera. Il Kirner ed io, nonostante che nessuno avesse potuto rimproverarci se avessimo taciuto, parlammo, difendemmo la legge, ci assumemmo, senza ritegno alcuno, tutte le nostre responsabilità, fummo proclamati venduti e traditori della classe dagli energumeni e soprattutto dai mascalzoni, dei quali la nostra classe non è del tutto priva. E la legge, nel referendum federale, fu approvata in massima con mille voti di maggioranza. 211 BibliotecaGino Bianco
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