I.A scuola secondaria corrompere la vita parlamentare, è il favoritismo ammm1strativo. I deputati non si lasciano conquistare che ben di rado col denaro. Alla vigilia delle grandi votazioni politiche di fiducia, i contratti di compra e vendita fra il Governo e i deputati hanno per base lo scioglimento dei Consigli comunali, il condono delle multe, le grazie sovrane, lo sviamento dei processi e, in ben piu larghe proporzioni, le nomine e i trasferimenti arbitrar1 degli impiegati. Ogni deputato ha intorno a sé una clientela di parassiti, che lo sostiene e che pretende di esserne sostenuta. I galoppini elettorali bisogna bene comperarli in qualche modo; e il compenso consiste molte volte nell'ottenere dal Ministro competente un impiego nelle poste e telegrafi, una nomina a professore reggente di filosofia, o, per gli amici che già sono in servizio, un buon trasferimento, poco importa se con danno dei terzi. Nel nostro Parlamento ci sono almeno duecentocinquanta deputati, disposti a votare indifferentemente la guerra e la pace, la libertà e la reazione, magari il socialismo e l'anarchia, per ottenere il trasferimento di un delegato, lo scioglimento di un Consiglio, la nomina di un analfabeta a professore di ginnasio inferiore. Chiedere, dunque, una legge sullo stato giuridico degli insegnanti, e in generale di tutti gl'impiegati, significa non solo agitare un problema particolare di classe, ma anche voler sopprimere una grave fonte di corruzione amministrativa e parlamentare, perché il beneplacito amministrativo consente al parlamentarismo d'inquinare l'amministrazione, all'amministrazione di deformare la funzione dell'istituto parlamentare. (Applausi.) No bili resistenze Nel discutere, pertanto, al Congresso di Firenze le basi di una legge sullo stato giuridico degli insegnanti, noi avevamo la consapevolezza della coincidenza degli interessi particolari della nostra classe con gli interessi generali del paese. E avevamo anche la consapevolezza che ognuno dei nostri voti sulla materia - e furono quasi tutti voti unanimi - era un atto di solenne protesta, una dichiarazione di guerra contro i sistemi del Ministro di allora, i quali del resto non erano se non l'esagerazione delittuosa dei metodi arbitrad seguiti sempre nel Ministero dell'Istruzione. Era una dichiarazione di guerra implicita, che nessuno di noi smaniava di esprimere in forma clamorosa, quando la proposta servile di inviare un omaggio al Ministro fece diventar aperto ciò che era rimasto fino allora latente; tutti insorgemmo, rifiutandoci a un saluto che contraddiceva alla nostra coscienza, al nostro senso morale. E fummo noi i primi, fummo noi per lungo tempo i soli, che osassimo levarci contro il dispotismo immorale di quell'uomo, mentre tanta parte del Parlamento e della stampa si prostituivano supinamente a lui. 207. · BibliotecaGinoBianco
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