Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

Problemi di riforma scolastica Gli estremi si toccano Il curioso è che l'on. Giolitti, quando ha voluto lanciare su di noi una manata di fango, non ha dovuto far altro che raccattarla negli scritti di quella frazione del socialismo italiano, che si afferma la unica e autentica avversaria del presente Ministero e si crede depositaria dello spirito rivoluzionario puro. Ci han chiamati leccastipend1! Eh, già! In questo basso mondo, chiunque vive del proprio lavoro deve per necessità di cose contentarsi di leccare, non potendo, a somiglianza di chi vive del lavoro degli altri, divorare. Noi siamo leccastipend1 come gli operai sono leccasalad, e chi non appartiene alla classe dei lavoratori lecchini, appartiene alla classe degli oziosi succhioni. (Ilarità, applausi.) La. perequazione del lavoro Noi, dunque, a Firenze affermammo la necessità di migliorare le condizioni economiche degli insegnanti. Ma dove trovare i mezzi finanziad indispensabili ad attuare l'invocata riforma? Una parte del denaro occorrente si può trovare riducendo il personale, che è superiore ai bisogni reali dell'insegnamento, e le economie cosf ottenute possono andare a vantaggio della massa. Meno professori e meglio pagati. (Approvazioni.) Ma, su circa 7.500 insegnanti, non se ne possono abolire che un migliaio, e le economie cosf ottenute sarebbero insufficienti a risolvere il problema; anzi, nel primo periodo di applicazione della riforma, poiché non è lecito buttar a un tratto sul lastrico mille persone dopo molti anni di lavoro, si imporrebbero dei provvedimenti di indole transitoria, che annullerebbero quasi ogni economia. Non restavano pertanto che due vie: o aumentare le tasse scolastiche, o chiedere il contributo del bilancio generale dello Stato. Tasse scolastiche Il Congresso di Firenze respinse alla unanimità l'aumento dellè tasse scolastiche, perché convinto che in Italia esse abbiano raggiunto il limite massimo e che ogni ulteriore aumento riescirebbe fatale alle scuole pubbliche laiche e utile solo alle scuole private confessionali. (Applausi.) Non è vero poi che le tasse scolastiche sieno pagate dalla borghesia in generale, perché nel nostro paese l'alta e parte della media borghesia non mandano i loro figli alle pubbliche scuole: li m_andano alle scuole dei preti; i nostri alunni provengono quasi tutti dalla media e dalla piccola della Banca Romana. Lo scandalo scoppiò nella seduta della Camera del 23 novembre 1893, quando fu data lettura al Parlamento della relazione Mordini, presidente della Commissione dei Sette, sugli aspetti politici dello scandalo della Banca Romana. [N.d.C.] 204 BibliotecaGino Bianco

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