Problemi di riforma scolastica dormiamo e vestiamo panni, -e abbiamo figliuoli, sissignori, anche noi professori siam buoni ad aver figliuoli, e anche i figli nostri hanno la perversa abitudine di mangiare. (Ilarità.) Ora, prendete un uomo che, non essendo ministro della pubblica istruzione, è costretto a considerare come tutt'altro che meschine le questioni economiche; riempitegli il capo di preoccupazioni martirizzanti per il conto del fornaio che non si può pagare, per le scarpe rotte che non si possono rattoppare, per l'inverno che si avvicina minaccioso; costringetelo ad imbestialirsi e ad ammazzarsi in lezioni private per trovar quel ·denaro che il pubblico insegnamento non gli procura; toglietegli il tempo e la forza fisica per continuare a studiare e seguire il progresso della scienza; toglietegli ogni speranza di migliorar vita, scoraggiatelo, soffocatelo sotto le privazioni e gli stenti, e poi mettetelo in presenza di trenta ragazzi e ditegli: Eccovi trenta piccoli barbari, date ad essi un'anima, create in loro un pensiero, destate in loro una coscienza, educate la loro volontà (lunghe, frago1.. rose acclamazioni). Questo è il miracolo che gli uomini di Stato d'Italia han preteso per quarant'anni da noi. Oh! quando noi chiediamo un meno iniquo compenso al nostro lavoro, noi non rivendichiamo solamente i diritti nostri conculcati, i diritti dei figli nostri, che non ci è lecito abbandonare a una vita di miserie, ma noi rivendichiamo contro tutto e contro tutti anche i diritti della scuola, che troppi danni ha patito per la miseria dei suoi lavoratori. Senza risolvere il problema economico degli insegnanti è vana ogni riforma scolastica (vivissimi applausi); né d'altra parte è vergogna in noi chiedere maggiori stipend1, come per l'operaio non è vergogna esigere piu alti salart Vestali offese Siccome però a Firenze, nello stesso tempo che chiedemmo magg1on stipend1 affermammo la necessità dell'azione politica per la rivendicazione dei diritti della scuola, ne nacque che fin d'allora la caterva dei pennivendoli ufficiosi, cui Nunzio Nasi spronava l'estro coi sussid1 riservati all'istruzione agraria e ai maestri elementari, lanciò contro di noi l'accusa, che il Presidente del Consiglio riproduceva nella Relazione al Re, che cioè noi ci vediamo a quel partito, che ci assicura stipend1 maggiori. Costoro scambiano la contemporaneità materiale con un legame logico. Supponete, infatti, risoluto in maniera soddisfacente il problema economico dei professori; ne nascerà da questo che noi ci metteremo a dormire e che la Federazione finirà di esistere? Se i partiti conservatori hanno di siffatte illusioni, sono in grande inganno. (Vive approvazioni.) 202 BibliotecaGino Bianco
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