Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

Problemi di riforma scolastica vanti tasse e spese di una istruzione superiore, ne concludo che costoro si sottoporrebbero, forse con pari spontaneità, certo con l'identica ragione di giustizia, al pagamento di una tassa per l'istruzione primaria, qualora esistesse. Ed allora, non essendo agevole stabilire a priori, in base a questo criterio, per quali dei fanciulli iscritti alla scuola elementare si debba richiedere il contributo scolastico e per quali no, propongo che si attenda il momento, in cui si opera spontaneamente la separazione degli alunni che appartengono a famiglie agiate, da quelli delle famiglie d'inferiore condizione sociale, per fare contribuire con la tassa i primi e lasciare esenti gli altri. Praticamente, il pagamento avverrebbe quando l'alunno si sottopone all'esame di maturità che dà soltanto adito alle scuole secondarie. Arrivato, però, a questo punto del suo discorso, il Ministro si avvede che c'è ancora un altro lato del problema da non trascurare. Accanto e contro le scuole pubbliche ci sono le scuole clericali, che lo Stato non ha certo il diritto di chiudere per forza, ma non deve neanche rafforzare nella loro concorrenza formidabile. Perché questa concorrenza riesca formidabile sarebbe troppo lungo spiegare in questo momento. Basti accennare alle ragioni fondamentali di essa, che sono: 1° il minor costo del lavoro dei maestri, appartenenti per lo piu a compagnie religiose, non costretti a mantener famiglie e contenti di scontare il lavoro di questa terra in altrettante ore di allegria nel paradiso; 2° le grandi spese che il clero non esita ad incontrare per raggiungere lo scopo d'impadronirsi dell'educazione nazionale; 3° le tasse scolastiche, le quali respingono gli alunni disagiati e permettono la formazione di scolaresche scelte ed omogenee, fra cui è naturale che le famiglie capaci di spendere preferiscano di far educare i loro figli, mentre le scuole pubbliche non possono ricercare questa selezione, ma devono sforzarsi di attrarre a sé il maggior numero possibile di alunni, non spaventando con tasse le famiglie e dando maggiori vantaggi che non dieno le scuole clericali. Ora se noi, con le scarsissime attrattive che offrono le nostre scuole, ci poniamo, pel gusto di pestare i piedi della infame borghesia, a metter su anche lo spauracchio delle tasse scolastiche, non faremo se non spingere un maggior numero di alunni alle scuole clericali: perché, pagare per pagare, ognuno preferirà di andare dove si sta meglio. Nel caso della tassa per il cos1 detto esame di maturità, tutti gli alunni preferirebbero d_i sfuggire la tassa rimanendo acerbi per tutta la vita; e invece di dare gli esami di maturità per entrare nel primo anno delle scuole secondarie, farebbero· in qualche scuola privata i primi anni delle secondarie, e chiederebbero poi con comodo di dar l'esame di ammissione a un corso superiore. Notato il pericolo, subito l'on. Orlando è corso al rimedio ed ha proposto che la tassa di lire 30 sia pagata anche dagli alunni, che non abbiano mai dato esami di maturità, appena si presentino ad un qualunque esame nelle scuole secondarie governative. Cos1 la tassa deve per necessità di cose mutar carattere: non serve piu a far pagare in blocco l'istruzione elementare precedentemente ricevuta, dal momento che deve pagarla anche chi non abbia mai frequentato le scuole pubbliche; ma è un pedaggio che 166 BibliotecaGino Bianco

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