Scuola e società ché possono rimanere per molti anni a scuola pagando le tasse, non bisognerebbe avere ricchi, che per arrivare a quelle professioni, debbano essere selezionati severamente attraverso una scuola, in cui abbiano imparato a prendere sul serio la vita e a ragionare colla propria testa? E invece di versare sterili lacrime sulla ingiustizia, che condanna il povero ad un piu basso livello di cultura, non è meglio scendere subito a quel livello, e aiutarlo a salire verso le professioni superiori non appena dimostri la intelligenza necessaria per quel salto? Un ragazzo, che mi sta innanzi, ricco o povero che sia, è un essere umano che si apre alla vita, e che io debbo aiutare ad acquistare tutta la luce intellettuale e morale che gli è possibile. Certamente sarò piu esigente col figlio del ricco che con quello del povero, perché il primo gode di una posizione iniziale privilegiata in confronto al secondo, e perciò ha doveri maggiori. Ma non ho il diritto né di spezzare le gambe al primo, né di costringere il secondo a sfiatarsi per mettersi .al passo col primo. D'altra parte, se un ragazzo, oltre alla disgrazia di essere nato povero, ha quella di avere poco sale in zucca, posso io mettergli nella zucca il sale che non ha? E se l'altro non solo è ricco abbastanza per rimanerè senza guadagnare fino a 24 o 26 anni, ma anche1 ha sale in zucca, debbo vuotargli la zucca del sale che ha, solo perché è ricco, e in confronto a lui non deve scomparire l'alunno povero? La giustizia scolastica (e sociale, per quanto una società costituita in classi può consentire giustizia sociale) non consiste, secondo me, nel consentire l'arrivo e la permanenza nelle scuole di alta cultura a chi, ricco o povero che sia, non abbia la intelligenza necessaria per approfittarne, ma nel riservarle a chi possieda quell'intelligenza, ricco o povero che sia. Mi sembra che Borghi, infervorato nel conferire agli insegnanti (alle "scuole" astratte) un compito di trasformazione sociale, che è estraneo alla loro competenza, non abbia dedicato una sufficiente attenzione a quel sistema di "passerelle'' che avrebbe dovuto, secondo Galletti e me, rendere possibili non, come egli dice, gli scambi fra le varie classi della società, ma l'ascesa degli alunni meglio dotati dalle scuole di cultura inferiore a quelle di cultura superiore, e la discesa degli alunni meno dotati verso le scuole di cultura piu modeste. Passaggi possibili senza difficoltà dalle scuole di alta cultura e di lunga durata, avviatrici per le università, a quelle di media cultura e di media durata, aventi fine in se stesse; passaggi possibili senza troppe difficoltà dalle scuole di modesta cultura e di breve durata alle scuole di media cultura aventi fine in se stesse; passaggi possibili in casi eccezionali dalle scuole di piu modesta cultura a quelle di alta cultura e alle scuole universitarie: ecco i princip1 su cui si fondava tutto l'ordinamento scolastico che noi proponevamo. In altre parole, dato un sistema di scuole multiple, le passerelle non dovrebbero presentare nessuna difficoltà a chi non avendo le forze intellettuali per arrivare alle professioni universitarie, debba scende1069 BibliotecaGino Bianco
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