Problemi educativi e sociali vrebbe essere oggi. Quali scuole vorrebbe egli costruire per dare alle scolaresche il senso dell'identità del valore, dell'importanza liberatrice, ecc. ecc.? Fino a quando io non "vedrò" quelle scuole, non mi sarà possibile dire fino a che punto io sia o non sia d'accordo con Borghi. "L'accesso alla cultura e perciò alla pienezza umana," secondo Borghi, "dovrebbe essere assicurato a tutto il popolo." Sia. Ma quali istituzioni scolastiche propone egli in concreto per "garentire" quell'accesso permanente? Io non trovo in nessun luogo del suo libro una risposta a questa domanda. La stessa domanda io rivolgerei a Gramsci, se potessi richiamarlo in vita, quando leggo nei suoi Intellettuali e l'organizzazione della cultura (Torino, Einaudi, 1949, pp. 99-114) che una soluzione razionale del problema scolastico consisterebbe nel creare "una scuola unica iniziale di cultura generale umanistica e formatrice, che contemperi giustamente lo sviluppo alle capacità di lavorare manualmente (tecnicamente, industrialmente) e lo sviluppo della capacità del lavoro intellettuale. Da questo tipo di scuola unica, attraverso esperienze ripetute di orientamento professionale, si passerà a una delle scuole specializzate o al lavoro produttivo." A quale età avrebbe ammesso Gramsci i suoi alunni in quella scuola unica? Quanti anni sarebbe essa durata? Quali insegnamenti di cultura generale umanistica e formativa vi sarebbero stati impartiti? Con quali metodi sarebbero state contemperate la capacità di lavorare manualmente e quelle del lavoro intellettuale? Come vi sarebbero state organizzate quelle esperienze· che avrebbero consigliato il passaggio alle scuole specializzate o al lavoro produttivo? Lanciare formule generali senza mai delucidarle con esempi concreti, non è risolvere problemi: è veleggiare per il firmamento a cavallo di dischi volanti. Chi desidera una umanità di liberi ed eguali, è certo urtato a sentirsi dire che "a parità di anni e di ingegno" il figlio del bracciante e il figlio del proprietario, sulla cui terra lavora il bracciante, vanno a scuola con capitali culturali di impianto assai piu scarsi nel primo che nel secondo. Di tutte le ingiustizie sociali la piu iniqua è proprio quella che assegna posizioni iniziali intellettuali diverse ai bambini, secondo le condizioni economiche delle famiglie. Ma ritorniamo sempre allo stesso punto: può l'insegnante ignorare questa realtà e mettere nella stessa scuola ragazzi che si trovano a livelli intellettuali diversi, ritardando i piu ricchi per non trascurare i piu poveri, oppure trascurando i piu poveri per procedere spedito in compagnia dei piu ricchi? Può l'insegnante fabbricare lui nella scuola una struttura sociale nuova (quale?), oppure, accettando la struttura sociale esistente, deve cercare di ricavarne il massimo profitto educativo possibile e per i piu ricchi e per i piu poveri: cioè non spezzare le gambe ai primi, e mettere i secondi in condizione di camminare meglio? Invece che avere· ricchi che arrivano alle professioni superiori, pur essendo somari perfotti, sol per1068 BibliotecaGino Bianco
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