"Sagra" del libro al Cairo1 Ne La Rassegna, pubblicata a Pisa, sett.-ott. 1953, A. E. Breccia ha richiamato l'attenzione (di chi voglia essere attento) su lo scempio che si fa del denaro italiano e della cultura italiana, nell'organizzare le mostre del libro italiano all'estero. Queste mostre vennero di moda nel famoso ventennio. E naturalmente sono sopravvissute in regime democratico-cristiano insieme coi parassiti, piu o meno dannunziani, che ci vivevano sopra. E . l" ,, " .. ,, " ,, eco, per esempio, a mostra, o espos1z1one, o sagra, con cm è stata letificata la città del Cairo, secondo una relazione ufficiale. Stampati, "cassoni come case," "sistemazione architettonica decorativa," serie complete di francobolli (chiamati "grafici contrassegni che amalgamano continenti"). Il catalogo dei libri esposti, fu dato non solo in italiano ma anche in francese, nonché in arabo. Giustissimo. In Egitto gli analfabeti sono il 90% della popolazione nel pubblico, e perciò si sapeva che molti non leggevano neanche l'italiano, e perciò non avrebbero comprato libri italiani: quindi era opportuno spiegare in arabo di che si trattava. Quanto al francese, non avrebbe fatto male a nessuno. S'intende che la traduzione francese formicolava di spropositi, nebulosità, oscurità, gonfiori. Che cosa sia a".venuto nella traduzione araba, il cielo solamente sa. Molti editori scottati dalle esperienze anteriori, non hanno partecipato alla "sagra." A questa perciò mancarono "numerose opere significative." Il Breccia fa notare che rimasero latitanti dalla "sagra" Pietro Bonfante, Vittoria Scialoja, Bernardino Varisco, Carlo Morandi, e mille. altri. Ma e'era nella "sagra" L'arte e il Duce; Canti armati, preceduti da un esordio sulla poesia eroica in Italia; La Phalange, numéro consacré à Rame; La bibliografia coloniale tedesca; i Fondamenti della politica razzista; una Storia romana in versi. Gli egiziani hanno appreso che la "traiettoria dell'arte narrativa italiana consegue diritta" "dalle amorose follie che accesero il Decamerone, al fervido delirio della Storia di una capinera di Giovanni Verga 11 ; e "custodisce autoctone armonie 11 ; "è una specie di saldo tremore che interroga il fato e ·vuol dominarlo: codesto saldo tremore è nostra caratteristica essenziale, talora prerogativa felice." "Meditazione e trascendenza immergono Guido Manacorda nell'alone d'una virile pazienza religiosa, come astro in un cielo seminato . di stelle." La Città del Cairo sorse "dal genio unicamente espansivo e dominatore d'Alessandro Magno. 11 L'Egitto è "santa contrada che è anche coesivo crocicchio di tradizioni ora antitetiche ora vagamente concordi." In que1 Pubblicato in "Il Ponte," febbraio 1954, firmato: G. s. [N.d.C.] 1054 BibliotecaGino Bianco
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