Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

Gaetano Salvemini Scritti sulla scuola a cura di Lanzberto Borghi e Beniamino Finocchiaro Feltrinelli

Gaetano Salvemini Scritti sulla scuola a cura di Lamberto Borghi e Beniamino Finocchiaro Sono qui compresi tutti gli scritti sulla scuola di Salvemini, sia quelli ancora sparsi in giornali e riviste, sia quelli già da lui raccolti in volume; ed è anche ristampato il volume sulla Riforma della scuolamedia scritto in collaborazione con A. Galletti nel 1908. Risulterà quindi per la prima volta largamente documentato l'interesse di Salvemini per i molteplici problemi riguardanti la nostra scuola, dall'inizio del secolo fino ai nostri giorni, affrontati man mano che le condizioni sociali e politiche del paese li imponevano all'attenzione generale, con un'attività pubblicistica strettamente connessa con la sua eccezionale coscienza di insegnante: dall'organizzazione degli insegnanti, alla riforma della scuola elementare e della scuola media, dalle deficienze dell'ordinamento universitario a quelle dell'amministrazione scolastica, dai rapporti fra scuola pubblica e scuola privata, ai problemi educativi e sociali connessi con l'insegnamento. Sono cinquant'anni di storia della scuola italiana, che si ripercorrono attraverso questi scritti, che colpiranno il lettore, oltre che per il piglio polemico e la forza morale caratteristici di Salvemini, anche per l'attualità di non poche delle questioni da lui affrontate, allo scopo di svecchiare la cultura italiana e risanare attraverso la scuola la nostra vita politica e sociale. Biblioteca Gino Bianco

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BibliotecaGino Bianco Opere di Gaetano Salvemini

1. "Magnati e popolani," e altri scritti di storia medievale a cura di Ernesto Sestan 2. Scritti di storia moderna e contemporanea vol. I La Rivoluzione francese (1788-1792) a cura di Franco Venturi vol. II Scritti sul Risorgimento a cura di Piero Fieri e Carlo Pischedda vol. III Stato e Chiesa a cura di Elio Conti 3. Scritti di politica estera vol. I "Come siamo andati in Libia," e altri scritti dal 1900 al 1915 a cura di Augusto T arre vol. II Dalla guerra mondiale alla dittatura (1916-1925) a cura di Carlo Pischedda vol. III La politica estera italiana dal 1871 al 1914 a cura di Augusto Torre vol. IV "Mussolini diplomatico," e altri scritti sulla politica estera fascista a cura di Augusto Torre 4. Il Mezzogiorno e la democrazia italiana vol. I "II ministro della mala vita," e altri scritti •sull'Italia giolittiana a cura 'di Elio Apih vol. II Movimento socialista e questione meridionale a cura di Gaetano Arfé 5. Scritti sulla scuola a cura di Lamberto Borghi e Beniamino Finocchiaro 6. Scritti sul fascismo vol. I a cura di Roberto V ivarelli vol. II a cura di Roberto Vivarelli vol. III a cura di Nino Valeri e Alberto Merola 7. L'Italia vista dall'America voli. I e II a cura di Enzo Tagliacozzo 8. Saggi vari a cura di Ernesto Rossi 9. Epistolario a cura di Enzo Tagliacozzo 10. Biografia e bibliografia a cura di Enzo Tagliacozzo e Michele Cantarella BibliotecaGino Bianco

V Seri tti sulla scuola Bi-bli.otecaGino Bianco

BibliotecaGino Bianco Prima edizione: giugno 1966 Copyright by © Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano

2 3 4 BibliotecaGino Bianco I 1 Venezia, 1905. Da sm1stra Levi Moreno, Arturo Bersano, Gaetano Salvemini ed una quarta persona cli cui non si conosce il nome. Foto scattata dopo una conferenza, tenuta da Salvemini all'università popolare, sulla nave asilo Scilla, dove Levi Moreno aveva raccolto i bambini abbandonati: istituzione che era piaciuta molto a Salvemini. 2 Prof. Alfredo Galletti ( nato a Cremona nel 1872, morto nel 1962) che, insieme al Kirner, fu il principale collaboratore del Salvemini nella campagna della riforma della scuola media. 3 Prof. Gaetano Salvemini, nato a Molfetta nel 1873 e morto a Sorrento nel 1957. 4 Prof. Giuseppe Kirner, nato a Friendenweiler, Baden nel 1868 e morto a Bologna nel 1905.

5 Lette~a _au_tografa del 5 novembre 1925 con la 1 s 1 · · · le sue d1m1ss10ni dall'Unive rsità di Firenze. qua e a vem1m comunica al Rettore BibliotecaGino Bianco

Gaetano Salvemini Scritti sulla scuola a cura di Lamberto Borghi e Beniamino Finocchiaro Feltrinelli Editore Milano BibliotecaGino Bianco

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Prefazione L'opportunità per la prima volta oggi offerta agli studi.osi del pensfero salvemi·m·ano di venire a contatto coll'i·nsieme degli scritti· da lui dedi·cati, in libri, rivùte e giornali, ai problemi della scuola e dell'educazione per oltre mezzo secolo rappresenta un contri"buto di grande rilt'evo a una mi'glt'ore comprensione della vastità, della complessità e dell'i"ntreccio dei suoi interessi, mentre al tempo stesso i·llumi·na di vivi.da luce alcuni momenti centrali dello sviluppo delle nostre istituzioni scolasti.che e della formazione della coscienza educati.va dell'ltalt'a contemporanea. È ben noto che Salvemim· non fu un pedagogista di professione e che la sua appassionata rifiessi·one sulle questi·oni scolasti.che fu in lui motivata da un prevalente interesse di carattere sociale e politico. Ma ciò che apparentemente potrebbe indurre a considerare il suo apporto scientifico alla pedagogia inficiato dalla costante infiuenza di interessi estranei· si rivela a noi come piu ri·cco di suggestt·oni e come aperto alle piu attuali esigenze nel campo della stessa ricerca pedagogica. Un' esplorazi·one dei problemi dell'educazione avulsa dalla piu lar.ga tematica sociologica, politica, economica e filosofica apparve a Salvemini irrilevante. L'odi·erna ri"chiestadi un allargamento dell'orizzonte pedagogico urgentemente presentata ai cultori di studi· educati.vi ai fini di un'adeguata intelligenza dei processi dello sviluppo personale tenendo conto delle mott·- vazioni sociali che ad esso sottostanno e delle prospetti.ve che lo indi'rizzano trova gi·à in Salvemi·ni un fermo assertore. In questa visi·one articolata, multiforme, strettamente congiunta con la considerazione dei fenomeni della vita sociale sono da scorgere la vitalt'tà e la contemporaneità della rifiessione educatt·va di Salvemini. Il lettore degli scritti salveminiani sulla scuola non ha bisogno di una particolare chiave interpretatt·va per rendersi conto che questo fu i·l leit-motif dell'impegno educativo del Molfettano. Egli si accorge facilmente che ogni IX BibliotecaGino Bianco

Prefazione loro pagina ne è intrisa. Fin dal primo congresso della Federazione Nazi·onale degli' Insegnanti delle Scuole Medi'e tenuto a Firenze nel settembre 1902 Salvemi·ni, che della Federazi"one fu uno degli "esponenti piu attivi nell'ispirarne e concretarne l'idea, 111 dichi'arava le questioni scolastiche "strettamente avviluppate con tutta la vita della società, 112 e in un suo discorso pronunciato al secondo congresso della stessa Federazi'one, nel settembre 1903, a Cremona, affermava che "ogni questione scolastica è questione politica. 113 Ma anche se dò risulta assai·chiaro da una lettura, sia pure superficiale, degli scritti dedi'cati da Sa/vernini alla scuola e all'educazione, occorre ricordarlo affinché non si smarrisca i'/ senso della continuità che intercede tra le diverse fasi· ift cui· si scandisce la sua atti'vità nel campo largamente pedagogico, che si caratterizzano, in relazi'one col problema di volta i'n volta piu urgente da risolvere, in quelle dell'organizzazione degl'insegnanti, dell'elaborazione di un programma di riforma della scuola medi·a, dell'approfondimento del problema della lai'cità dell'insegnamento, della rilJ.essionesul rapporto tra la scuola e la società. Nessuna di queste fasi· è separata dalle altre, e nessuna di esse risulterebbe comprensi'bile ove la si· considerasse isolatamente. Le linee maestre del programma di riforma scolastica vengono tracciate da Salvemi·m· nello stesso periodo nel quale il suo sforzo maggiore è dedi'cato ali'organizzazione degl'insegnanti, alla lotta per la conquista di miglioramenti economi·- ci e di uno stato giuridico. Nello stesso periodo egli enuncia i principi centrali della sua visione laica. Il suo pensiero è unitario, anche se i momenti di enucleazione ed esplicitazione dei temi diversi i'n cui si dispi'ega non sono coevi. Ma il filo rosso che tutti li attraversa e collega è l'interesse sociale e politico. · Difficilmente, pertanto, è possibile rendersi piena ragione della portata e del significato delle posizioni· assunte da Sa/vernini di fronte ai problemi educati'vi se non si tiene presente l'evoluzione del suo atteggiamento e del suo pensiero politico e sociale. Non è privo di valore il ri'lievo che gli scritti storici e politi'ct' di' Sa/vernini illuminano e chiariscono quelli pedagogièi. Leggendo i primi scritti di Salvemim·, appare assai evidente i'l legame che intercede tra la qualità del suo interesse per le questioni scolastiche e il suo orientamento politi'co. La posizione di socialista intransigente e rivoluzionario, assunta da Sa/vernini prima del 1899, la sua insistenza sul principio della lotta di classe e sulla necessità di evitare collusioni colle forze del radicalismo borghese per dedicare ogni cura all'organizzazi'one del proleta1 L. AMBROSOLI, Gaetano Salvemini e la Federazione Nazionale Insegnanti Scuole Medie, Estratto da "Critica storica," 30-9-1964, p. 605. 2 G. SALVEMINI, Scritti sulla scuola, (presente volume), p. 64. 3 Ivi, p. 105. , X BibliotecaGino Bianco

Prefazione riato industriale e agricolo, si rifiettono nel concentrarsi del suo pensiero sut problemi della scuola elementare e dell'educazione popolare. Nel suo saggio Un comune dell'Italia meridionale: Molfetta, apparso sulla "Critica Sociale" nel marzo-aprile 1897, Salvemini denunci"ava "il pericolo serio che corre il nostro partito nei paesi meridionali" a causa delle condizioni precarie nelle quali versava la piccola borghesia, rovinata economicamente, pronta a servire chiunque le consentisse di' sopravvivere e di esercitare una sia pur piccola parte di potere, disponibile per la classe dei lati/ondisti come per quella operai·a. Nella sua descrizione delle condizioni e della psicologia di questa classe faceva tesoro delle classiche analisi dei "piccoli borghesi di Parigi" e degli "spostati" dei medi ceti che dominavano nelle sezioni socialiste di Napoli, fatte da Marx e da Bakunin. "È impossibile dire le forme mostruose," scriveva Salvemini, "che prende il socialismo in queste teste spostate, mal nutrite, storpiate dal latino e dal greco. Dovunque questa gente penetra, porta la disorganizzazione e la rovina." Occorreva che i socialisti si rendessero conto del fatto che di questa classe sociale il partito aveva "piu da temere," che si doveva abbandonare "al suo destino" il piccolo proprietario, dedicando ogni sforzo all'organizzazione dei "proletari effettivi," "i braccianti e i massai." Per guadagnarli all'idea socialista, occorreva evitare di rivolgersi a loro in termini astratti, di dottrinarismo generico, o prospettando loro problemi economici, sociali e politici di larga portata nazionale e internazionale. Si doveva, invece, far leva sui loro interessi immediati, sostenere le loro rivendicazioni di concreti miglioramenti nelle condizioni e nel diritto del lavoro. "Educati alla lotta economica, i contadini intenderanno z·n un fiat, quando gliela spiegherete, la lotta politica e tutti gli altri elementi del nostro pro- . . . ,, gramma massimo e minimo. Le vicende dell'amministrazione comunale di Molfetta dell'ultimo ventennio avevano mostrato come tutte le speranze degli operai erano andate deluse sotto il dominio dei liberali progressisti e dei radicali°. Si ebbe un avvicendamento degli impiegati, un aumento degli studenti universitari. Il Municipio radicale si alleò col Seminario vescovile, "una fusione dell'elemento laico con l'ecclesiastico," per ottenere il pareggiamento del Seminario vescovile sussidiato dal comune. E da ultimo i radicali cercavano di otten·ere la creazione di "un liceo-ginnasio tutto laico." È in tale questione, espressiva dell'intera situazione di confusione e di corruzione in cui versavano le amministrazioni locali non solo a Molfetta, che i socialisti avrebbero potuto "portare una vera rivoluzione." "Noi socialisti," scriveva Salvemini, "abbiamo un'idea chiara e semplice da far prevalere: ogni liceo-ginnasio vescovile o non vescovile oggi è una fabbrica di spostati e non soddisfa nessuno degli interessi e dei bisogni dei lavoratori; al diavolo i preti e i laici; con il sussiXl BibliotecaGino Bianco

Prefazione dio che si passa al Seminario e con cui si vorrebbe fondare un li'ceo laico, f andiamo una scuola pratica gratuita d'arti e mestieri. "4 A considerazioni non dissimili si apriva Salvemini nel saggio pubblicato nella "Critica Sociale" nell'agosto-settembre dello stesso 1897 sul "partito socialista di Imola." La minacci"adi Molfetta era a Imola già diventata realtà. Le sezioni del partito socialista erano costituite da "due elementi eterogenei: proletariato e piccola borghesia cittadina; dei quali il secondo tende a sopraffare il primo, facendo servire il movimento socialista a interessi che non sono quelli del .proletariato." Occorreva dedicarsi a un serio lavoro "di riforma e di epurazione" i'n seno al partito, aprendo i suoi elementi operai alla coscienza della lotta di' classe, e "perché quest'urto avvenga nella forma piu acuta che sia possibile," si doveva portare la battaglia su questioni minute, di immediata evidenza, per i'dentifi,care le moti·vazioni del comportamento sociali'sta e della crescita personale nel pensare e nell'agire. "Se voi· concretizzate le questioni·, se le localizzate, se le personificate, ... educherete la coscienza di classe mille volte meglio che facendo mille discorsi elettorali'." L'indebolimento della coscienza socialista da parte dell'ammi.nistrazione imolese Salvemini vedeva esemplarmente espresso in un fatto di politica scolastica. Di fronte al veto prefettizio allo stanziamento di· duemila lire annue nel bilancio del 1898 per la refezione degli alunni delle scuole elementari·, l'amministrazione sodalista "si· fa piccina piccina, entra in trattative col prefetto" e accetta di devolvere la somma a favare di un costituendo comitato cittadino per provvedere alla colazione degli scolari poveri." "È il concetto borghese della beneficenza," commenta sdegnato Salvemi·ni, "che col beneplacito dei socialisti cacda di m·do il concetto socialista della refezione scolastica." E_si fa ciò, mentre si continua a stanziare una somma maggiore -, anzi portata da 3750 li"re (1888) a 5000 lire (1897) - per sussidi agli studenti secondari e universitari. Scri·veva Salvemim· al riguardo: "giacché 5000 lire si vogliono spendere, non sarebbe piu logico che i socialisti le spendessero piuttosto nella refezione gratuita? Essi sono i rappresentanti degli operai, che figli al liceo non ne mandano, e non della classe che dà i medi"ci e gli avvocati." Di qui il monito di Salvemini ai socialisti imolesi, nell'imminenza delle elezioni amministrative del giugno 1898, di "affermarsi su un programma, nel quale la lotta di classe non sia fatta solo a parole: sopprimere le 5.000 lire di· sussidi agli studenti secondari e universitari ...; iniziare trattative col Governo per sopprimere il ginnasio locale, al cui mantem·mento il Comune concorre per piu di 16.000 lire l'anno: i figli della povera gente non vanno a studiar latino, e i figli di quegli altri, se vogliono addottorarsi, 4 Cfr., in questa stessa collana, G. S., Movimento socialista e questione meridionale, pp. 16-23. XII BibliotecaGino Bianco

Prefazione la dottrina vadano ad acquistarsela nei paesi vicini e se la paghi'no; dedicare le precedenti 5.000 lire e quest'altra possibile economia di 16.000 lire e le 2.000 lire già stanziate, a organizzare la refezi'one gratuita ... "51 Nelle questioni· scolastiche prima della fine del secolo, alle quali egli attribuisce un peso e un'importanza primari, Salvemini riversa la sua passione politica, la sua visi'one partigiana. A lui socialista mi'litante, fautore di una linea politica rivoluzionaria e intransigentemente classista, interessa che si provveda all'istruzione e all'educazione del popolo. Chi'ede i'l potenziamento delle scuole elementari, provvidenze che facciano meglio beneficiare dell'istruzione primaria i figli del popolo, e manifesta· il suo disinteresse per le sorti' dell'istruzione secondaria e superiore, giungendo fino a proporre l'abolizione del ginnasio i'molese. Questa posizione, che Salvemini abbandonò nel giro di' pochi anni, rimase ancora per lungo tempo rappresentativa dell'orientamento del partito socialt'sta, che limitava il suo interesse nelle questioni scolastiche all'istruzi'one elementare, ritenendo che il miglioramento delle condizi'oni di questa e anche il suo prolungamento con l'aggiunta di un corso popolare superiore o, come poi si è detto e fatto, di un "terzo ciclo," fosse quanto interessava per il proletariato in "quella che dovrebbe essere la sua scuola. 116 L'i'nteresse di Salvemini per i problemi dell'istruzi'one elementare e di quella popolare non venne mai· meno. Esso restò vivo anche nel primo decennio di questo secolo, durante il quale egli svolse un'azione di grande importanza per la corretta i'mpostazione e per la soluzione. dei problemi dell'istruzione secondaria. È bens[ vero che il suo mutato orientamento politico, già delineatosi verso la fine dell'Ottocento, i'mped[ la maturazi'one degli elementi' teorici impliciti' nella posizi'one politica da lui assunta nel periodo 1895-98. Sotto l'incalzare della reazi'one di fine secolo, egli si convi'nse della necessità di concentrare tutti gli sforzi dei partiti di sinistra nella conquista e nel consolidamento delle libertà e degli istituti democratid. Commentando le dichiarazioni di Turati e della Kuliscioff pubblicate sulla "Cri·- tica Sociale" il 1° gennai·o 1900, Salvemini scriveva nel numero successivo: "In Italia oggi non si tratta di creare uno Stato socialista, ma uno Stato meno bestia dell'attuale, perché i'l partito soàalùta manca di uomini, e per un'infinità di altre ragioni ... L'alleanza coi partiti affini ... deve avere un programma positivo di' riforme liberali e democratiche, alle quali i so~ialùti devono dare il loro appoggio; solo dopo la costituzione di uno Stato veramente 5 Cfr., in questa stessa collana, G. S., Movimento socialista e questione meridionale, pp. 31-42. 6 Ho già illustrato il significato di queste parole contenute nell'articolo Lotta di classe e scuole elementari, pubblicato nell'" Avanti!" del 1° dicembre 1907 (citato da Galletti e Salvemini nel volume La riforma della scuola media; in questo libro di Scritti sulla scuola, p. 329, n. 13), nel mio Educazione e autorità nell'Italia moderna, Firenze, 1951, p. 99. XIII BibliotecaGino Bianco

Prefazione democratico il partito socialista potrà riprendere la sua libertà di· azione; e siccome questa condizione è tutt'altro che vicina ... cosi l'alleanza dei partiti democratici dev'essere solida e costante. 111 Assecondando l'evoluzione democratica e il programma riformista del Partito socialista italiano, abbandonando le posizioni, rivoluzi·onarie degli anni '90, Salvemini tenne ferme, peraltro, alcune istanze centrali da lui affermate in questo periodo. Il principio dell'autogoverno della classe contadina e del controllo da esercitare sull'amministrazione comunale, la fiducia nell'azione dal basso, il timore e l'avversione per il centralismo e l'involuzione burocratica rimasero temi di· fondo del pensiero salveminiano. Sotto l'infiuenza del Cattaneo, la cui scoperta fu da lui compiuta nell'anno del suo insegnamento al liceo di' Lodi, Salvemi"ni confermò e spinse avanti i motivi proudhoniani del suo socialismo.8 La libertà politica gli apparve la base necessarz·adi ogni conquista sociale. 9 L'organz·zzazione federalistica dello Stato e i·l suffragio universale furono da lui considerati gli strumenti atti ad assicurare lo sviluppo politico e sociale dell'Italia, e ad avviare alla sua soluzione la questione meridi"onale che sopra ogni· altra premeva al suo spirito. "Appunto perché bado alle necessità dell'Italia meridionale," egli scriveva rivolgendosi al Turati, "sono federalista. 1110 Il cittadino che i·n un ordinamento federalistico poggia le sl!-emani fermamente sulla cosa pubblica, come già aveva sostenuto Cattaneo, sembrava a Salvemini in possesso del mezzo piu efficace per la sua educazione. "Nel sistema federativo," egli scriveva alla fine del 1900 nel suo saggio sulla Questione di Napoli, "il ~ittadino si educa alla vita pubblica, è lui che amministra se stesso..., i'l sentimento dell'autonomia individuale si feconderà in lui col sentimento della solidarietà sociale. "11 Ma la mancanza di· cultura, le condizioni di arretratezza nel campo dell'istruzione aggravanti quelle di· estremo disagio economico impedivano ai contadini, specialmente nel Mezzogiorno, di dedicarsi direttamente all'esercizio delle funzioni amministrative, togliendo loro anche la speranza di una prossima conquista di tale capacità. In queste circostanze il suffragio universale appariva a Salvemini l'indispensabi'le sostegno di una politica orien-- 7 Un Travet. Commenti forse inutili alle "Dichiarazioni necessarie," "Critica Sociale," 15 gennaio 1900. s Si vedano al riguardo le Lettere di Gaetano Salvemini a Arcangelo Ghisleri (18981900), a cura di Pier Carlo Masini (Estratto dagh "Annali dell'Istituto Giangiacomo Feltrinelli," Anno Terzo, 1960); e le lucide pagine dedicate all'" azione politica" di Salvemini da Massimo L. Salvadori nel suo libro Gaetano Salvemini (Einaudi, Torino, 1963). 9 Cosi Salvemini stesso nel suo art. sull'" Avanti!" del 4 febbraio 1899 (citato in Salvadori, p. 49), e successivamente nei suoi articoli sull"'Unità" del 14 e 21 marzo 1913 dal titolo Alla ricerca di una formula, in cui si definiva "riformista del periodo 1899-1901." 10 RERUMSCRIPTOR, Riforma elettorale, I., "Critica Sociale," 16 gennaio 1903. li Cfr. in questa stessa collana, G. S., Movimento socialista e questione meridionale, p. 217. XIV BibliotecaGino Bianco

Prefazione tata in direzione federalistica. Questo aspetto del suo pensiero politico rivela implicazioni degne di rilievo sotto il rispetto educativo. Il suffragio universale era considerato da Salvemini la condizione imprescindi"biledel progresso del Mezzogiorno come del resto del Paese. " ... non appena questa massa sia diventata una forza, i deputati cominceranno a preoccuparsene per non averla ostile nelle elezioni; dovranno studiarne i bisogni e sforzarsi via via di soddisfarli ... 1112 La teoria salveminiana dei bisogni·, in parte mutuata dal Cattaneo, aveva un'applicazione interessante nel campo dell'istruzione. Salvemini considerava interessi· e bisogni come "forze animatrici del moto sociale e politico. 11 Le idee, le dottrine, non ·rappresentano per lui fattori primari, bensf strumenti per il soddisfacimento dei bisogni. Ciò che è vero degli individui, vale anche per la · società. Le masse prive di cultura non sono in possesso dei mezzi atti a controllare il governo centrale e locale in modo da attuare il proprio avanzamento. Per una "divisione del lavoro 11 caratteristica del processo storico tali mezzi sono in possesso di un'altra classe, la quale non li impiegherebbe a favore del popolo se non fosse costretta a rendere ad esso ragione dell'uso del potere in virtu del legame di dipendenza creato dal suffragio universale. La classe dirigente non creerà mai scuole per il popolo, se questo non avrà la forza di imporgliele attraverso il voto. Perciò Salvemini considerava "il suffragio universale ... oggi in Italia una delle condizioni indispensabili alla scomparsa dell'analfabetismo. 1113 La responsabilità sociale della cultura sarebbe stata avvertita dai suoi detentori soltanto in un'organizzazione democratica della vita politica. Solo allora "le moltitudini, 11 che "si muovono spinte non dalle idee, che per esse non esistono, ma dai bisogni," avrebbero potuto sceglt"ere nel seno della classe colta "coloro a cui tocca l'altra parte del lavoro, cioè la soluzione tecnica dei problemi. 1114 In questa concezione salveminiana si avvertono motivi difficilmente conciliabili. Per un verso Salvemini ammoniva che l'alfabett'zzazione delle masse contadine e popolari non poteva essere considerata come un illumini'stico progetto di riforma elaborato ed attuato dalle classi dirigenti. La vittoria sull'ignoranza doveva risultare dall'affermazione politica del popolo, dal rinsaldarsi degli istituti democratici. Non si poteva pensare peraltro che tale evoluzione democratica, in un sistema politico federativo, avrebbe raggiunto 12 G. S., Suffragio universale, questione meridionale e riformismo, in Scritti sulla questione meridionale, Torino, Einaudi, 1955, p. 239. 13 RERUM SCRIPTOR, Per il suffragio universale. Il nocciolo della questione, "Critica Sociale," 16 dicembre 1905. Per le analogie tra la posizione del Salvemini e quella del Cattaneo sull'azione propulsiva dei bisogni nella vita sociale e in quella intellettuale si veda Pagine inedite di C. Cattaneo sull'educazione, a cura di Carlo G. Lacaita, Estratto dalla "Rivista critica di storia della filosofia," anno 1966, fase. 1, Firenze, 1966. 14 R. S. (G. S.), Per il suffragio universale. Il nocciolo della questione. xv BibliotecaGino Bianco

Prefazione uno stadio soddùfacente di sviluppo fintanto che il grado d'istruzione delle masse non avesse superato la fase dell'ùtruzione primaria per rendere loro possibile, coll'accesso ai piu alti gradi dell'istruzione e della cultura, di provvedere da sé alla soluzione dei loro problemi. Ma se Salvemini non poteva mancare di considerare in questi termini il problema educativo della democrazia, favorendo la cancellazione di ogni differenza nel campo della scuola e dell'istruzione tra tutti i ceti sociali, egli per l'altro verso scorgeva nelle condizioni della vita italiana degl'inizi del secolo la persistenza di profondi solchi divisivi della compagine sociale, che non riteneva potessero essere colmati in un breve arco di tempo. Per quanto si riferisce alla scuola per il popolo Salvemini spiegò un'attività senza stanchezza affinché venissero promulgate leggi atte a promuovere lo sviluppo dell'edilizia scolastica, particolarmente nel Mezzo giorno; affine hé f assero migliorate le condizi'om· economiche dei maestri; affi'nché venissero create le condizioni per l'istùuzione del corso elementare superiore una volta reso capillarmente funzionante quello inferi'ore; perché s'istituissero e moltiplicassero gli asili d'infanzia, le scuole serali e festive, s'incoraggiasse l'inizi'ativa privata, si provvedesse all'insuffiàenza numerica dei maestri. I suoi scrùti sulla scuola elementare, la sua partecipazione all'inchi'esta sulla scuola popolare in provincia di Reggio Calabria e l'opera da lui svolta nel seno della Società per l'incremento dell'istruzione nel Mezzogiorno testimoniano ampiamente di questo suo appassionato interesse alle sorti dell'istruzione popolare. Ma se questo è fuori causa, desta pur sempre perplessità e meravi'glia il fatto che Salvemini, pur sollecùo della sorte delle classi contadi.ne e operaie e mosso dalle sue convinzioni socialùte e democratiche a rivendicare ?a loro autonomia e a lottare per il loro autogoverno in un ordinamento federativo, non ritenne che dovesse essere considerata loro propria altra scuola che quella elementare e che, oltre questa, si dovesse aprire loro uno sbocco verso un'istruzione professionale di' carattere immediatamente pratt·co e utilitario e fine a se stessa. È possibile, come ho tentato di fare nelle pagine precedenti, motivare in. sede teorica tale li'mùazione del programma educativo della classe operai·a, ri'cordando l'evoluzione politi'ca di· Salvemini' da una posizione sociaHsta rivoluzionaria a una posizione di radi'calismo democratico. Soccorre altresi il suo pessi'mismo circa la possibilità di una rapida trasformazi·one delle condizi'om· della società italiana e del rapporto tra le classi. Ma non si può prendere alla lettera lo spunto teorico salvemi'niano sopra menzionato drca l'esistenza nel processo storico di una divisione del lavoro, tra le masse che si muovono spinte um·camente dai bisogni, non dalle idee "che per esse non esistono," e i gruppi di cultura che esse scelgono di volta in volta per XVI BibliotecaGino Bianco

Prefazione "la soluzione tecnica dei problemi." T aie teoria spezzerebbe definitivamente la società in due e giustificherebbe una fiducia puramente verbale nel 'autogoverno popolare. La mancata traduzione degli interessi e dei bisogni in capacità intellettuali ai fini della loro ragionevole comprensione e del 'attuazione di forme di vita organizzativa atte al loro soddisfacimento, sanzionerebbe uno stato di perpetua subordinazione per i· cetf operai. Salvemini proponeva come suo programma che la pfrcola e la media borghesia, attraverso la pressione politi.ca delle masse organizzate e armate del suffragio universale, considerassero i bisogni di queste e si adoperassero al loro soddisfacimento. 15 Ma non si poteva non considerare precari·o un assetto sociale alle cui basi· stava la divisione i·n "due popoli," l'uno dei quali dotato di capacità intellettuali, l'altro di mera sensibilità e immagi·nazi·one. Era stata questa la teoria dei liberali conservatori di marca hegeliana, che Salvemini fortemente avversava. E tuttavia non si ritrova nelle posizioni salveminiane una chiara determinazione degli' strumenti educativi che dovrebbero accompagnare l'attività di· unificazi·one sociale e di reaHzzazi·one di una società comunicante. Egli' afferma l'esigenza, che resta fondamentale nel suo pensi·ero, che il controllo sociale è la condizi·one indecampabile dello sviluppo culturale. È questo il pri·ncipio che collega la sua azi·one nei confronti delle classi contadine e operaie, anche con ri·guardo alla loro emancipazione culturale e al miglioramento delle loro condizi·oni educative, all'azione da lui spiegata nel campo dell'istruzi·one secondaria a favore degli insegnanti e dei ceti medi che erano i soli utenti delle scuole che avvi·avano agli· studi superiori. Il legame tra responsabilità della cultura ·e dell'educazi'one e organizzazione democratica della vùa della scuola costùuisce l'elemento centrale del . programma salvemi·m·ano nel settore della scuola secondaria. Se è didascalicamente opportuno distinguere l'atti'vùà da lui ri·volta al miglioramento delle condizioni' economi.che degli· insegnanti· medi e la sistemazi'one del loro stato gi'uridi·co, è necessarfo tuttavia a una corretta comprensione del pensiero salvemi'ni'ano tenere presente che l'i'ndipendenza economi'ca e gi'uri.di'ca degl'insegnanti era da Salvemini rivendicata essenzialmente come condi.zione necessaria del 'attuazione dell'i·nvocata riforma scolastt·cae altresf come momento intrinseco del progresso dvi/e dell'intero paese. "Oggi gl'i·nsegnanti chiedono di essere sciolti dai· vincoli i·mmondi del bisogno e dell'ingiustizia,'~ egli affermava nel suo discorso al Congresso della Federazi·one a Fi'renze 1s Nel suo articolo sull'" Avanti!" del 10 febbraio 1910 Contro l'avocazione della scuola elementare (Scritti sulla scuola, pp. 186 sgg.) Salvemini scriveva: "La democrazia ... deve consistere nel chiamare la maggiore quantità di cittadini alla gestione diretta dei pubblici poteri - fra i quali, primissimo, la scuola - ·abilitandoli con l'esercizio giornaliero a procurare da sé il soddisfacimento dei loro bisogni." XVII BibliotecaGino Bianco

Prefazione nel 1902, "per poter dedicare tutta l'anima loro all'accurato adempimento del loro dovere e si sentono rispondere candidamente dai mille amici della scuola che farebbero bene a dare alla loro federazione una mano di vernz·ce pedagogica ed ideale." Se i·l consegui·mento di uno stipendio atto a consentire all'insegnante di' dedicarsi· senza preoccupazioni assi'llanti per sé e per la fami'glia al lavoro scolastico rappresentava un beneficio diretto per gli' alunni' e per la scuola, il conseguimento dello stato giuri.dico era necessario per sottrarre la scuola alle ingerenze ministeriali e parlamentari, che la riempivano di elementi' immeritevoli' e abbassavano il generale li'vello dell'insegnamento. Ma piu ancora, affermava Salvemini, "chi'edere una legge sullo stato giuridico degl'insegnanti e in generale di tutti gl'i'mpi'egati·, significava non solo agitare un problema particolare di' classe, ma anche tutelare l't'nteresse generale del paese, ri·velando e combattendo una potente causa di corruzione amministrativa e parlamentare. 1116 L'azi·one di Salvemi'ni e del gruppo dei fondatori della Federazi·one fu in effetti un momento di grande rilievo nella lotta condotta agli inz.zi del secolo i'n Italia per innalzare i'l costume politico e per democratizzare la vita pubblica e in primo luogo l'amministrazione e i partiti politici'. Si trattò di un'atti'vità di grande impegno civile la cui portata supera notevolmente l'ambito ristretto della rivendi'cazione di categoria dalla quale trasse origine. E infatti la sua eco si· avvertf in tutto i"lpaese e coinvolse i partiti politici, i'l governo, la cittadi'nanza e l'intero corpo insegnante i"n un dibattito di' voci assai diverse e spesso contrastanti che chi'amò in causa e corroborò l'opinione pubbli'ca. Salvemini fu la personalità piu spiccata che emerse nel grande dibattito . .Nei discorsi da lui tenuti nei congressi· della Federazione dal 1902 al 1909 egli' contribui in primo piano a dare un orientamento e una fisi'onomia di gruppo agl'i'nsegnanti secondari e a trarre le loro aspirazioni dal segreto dei cuori e dal mormorio dei privati colloqui al confronto cogl'i'nteressi generali e all'attenzi'one di tutti'. In essi egli rivelò alte qualità politiche, puntuali competenze in materia scolastica, consumata eloquenza. Alla causa della scuola egli dette le sue migliori energie. Entrò nella battaglia per i'l rinnovamento della scuola non ancora trentenne e ne usci uomo provetto. Salvemim' comprendeva bene come la scarsa considerazi·one di cui godevano gl'insegnanti, della quale erano chiaro documento i miseri stipendi e la pri'vazi'one di uno stato giuridico, le continue i'ngerenze dei· politicanti nelle nomine e nei· trasferimentt' degli i'nsegnanti, gli arbitri dei ministri e 16 G. S., Prefazione ai "Discorsi e scritti di Giuseppe Kirner" (Padova, 1906); Scritti sulla scuola, p. 132. XVIII BibliotecaGino Bianco

Prefazione degli alti funzionari dell'amministrazione centrale e locale, il fatto che tanti soprusi che testimoniavano una diffusa corruzione si svolgevano senza aperte proteste, "a Minerva oscura," come prassi normale e incontrastata, non erano soltanto manifestazione del radicato clientelismo, dell'" ethos burocratico" in espansione, quanto l'effetto del perdurare e del rafforzarsi, dietro la facciata di progresso democrati·co, di un costume autoritario che sanzionava rapporti di preminenza e di· dipendenza tra i diversi gruppi della popolazi·one. Sotto questo profilo l'azi·one di Salvemini a favore degl'i'nsegnanti e della scuola assume un rilievo essenzialmente politico. Essa fu diretta a legare la sorte degli i"nsegnanti a quella delle altre categorie di· cittadini ancora privi· di· diritti di associazi"onee pertanto esposti a sfruttamento e vessazioni; mirò a promuovere negl'insegnanti lo sviluppo del sentimento dei vincoli sociali e ciò anzitutto nel gruppo degl'insegnanu· secondari, poi tra essi, i maestri· elementari e i· professori universitari·, infine tra gl'i"nsegnanti e le classi lavoratrici. Fu questa opera di notevole rili"evo educau·vo. Imparando ad associarsi·,a sentire i·nsi·eme e a discutere i"nsieme i· loro problemi, a legarne l'aspetto economico-giuridico a quello largamente culturale, ad avverti"re la portata sociale della loro attivùà, gl'insegnanti medi crebbero, si formarono come educatori moderni. Nella storia dell'educazione ùaliana durante i'/ primo decennio del secolo l'azione salveminiana nel seno della Federazi·one e l'opera spiegata dalla Federazione stessa meritano un posto forse pia rilevante di quello che è stato loro ri·conosciuto finora. Nacque un insegnante nuovo, affi"atato coi problemi· generali del paese, aperto verso le altre categorie insegnanti, consapevole delle i"mpli"cazionipolitiche della scuola, socialmente piu maturo e nel contempo avvertito della portata .<ocialedell'indirizzo degli studi. Non fu poco merito indurre gl'insegnanti secondari a considerare i"lfatto che lo stesso problema dell'aumento dei loro stipendi comportava delle scelte politiche di fondo. L'aumento delle tasse, voluto dall'Ammi"nùtrazi"one, avrebbe ostacolato l'accesso alla scuola media dei"ragazzi dei ceti medi, particolarmente di quelli della piccola borghesi·a e del proletariato superiore. L'alternativa della diversa distribuzi'one degli" stanzi.amenti· di bi.lancio, particolarmente tra i mi"nùteri militari e quello dell'istruzi"one, coi·nvolgeva profondi mou·vi· politici. Il legame colla politica s'imponeva altresi per rendere la scuola atta ad esercitare la sua funzi·one educativa i·n piena autonomia dall'amministrazione e dai partiti·. Gl'insegnanti, nel pensiero di Salvemini, dovevano sentire la loro responsabilità verso la totalità del corpo sociale e nel contempo verso le sorti della scuola. Perciò gli organi· di· controllo della scuola, per quanto attiene alla disciplina e ali'ordinamento degli studi, dovevano essere rapXIX BibliotecaGino Bianco

Prefazione presentativi della loro categoria nel seno di una speciale sezione del Consiglio Superiore. Nel discorso al Congresso della Federazione tenuto a Milano nel 1905, nel quale prospettò i'l suo primitivo progetto di riforma dell'istruzione secondaria, Salvemini chiese come condizione primaria ai fini della serietà dell'attuaz·ione della riforma che essa non venisse "affidata ai decreti ministeriali e reali, e alle circolari e alle istruzioni e ai telegrammi" e che "la interpretazione e il graduale sviluppo II delle leggi di riforma, sottratti all'arbitrio dell'amministrazione, fossero resi "di competenza di un corpo elettivo permanente, senza il cui parere il Ministro non debba assumere nessuna iniziativa, e che potrebb'essere il Consiglio Superiore rinnovato con l'introduzione dei rappresentanti delle scuole secondarie. 1111 Qui si toccava un punto estremamente delicato della politica scolastica, legato ai problemi politici generali, quello del rapporto tra la scuola e l'amministrazione, che involgeva il problema dei poteri dell'amministrazione nel suo insieme. Salvemini impostò il problema partendo dalla sua esigenza federalistica, di responsabilità di ogni potere verso il basso e piu ancora di esercizio diretto del potere da parte degli organi locali e dei diversi gruppi d'interessi. L'accrescimento dei poteri dello Stato lo trovò fortemente avverso. Fu in questo spirito che egli svolse la sua azione nel seno della Federazione degli Insegnanti" Medi e che si pronunciò, come si è già detto, contro l'avocazione allo Stato delle scuole elementari. Questa, a suo avviso, "corrisponde a una tendenza pseudo-democratica, che qualora riuscisse ad ottenere il consenso delle classi lavoratrici, le porterebbe al risultato mistificatore di vedere sostituita alle oligarchie atl . l d . l b . 1118 tua z, non a emocrazta, ma a urocrazia. Il carattere politico dell'azione degl'insegnanti era suggerito a Salvemini anche da una considerazione intrinseca alla natura della personalità dell'insegnante secondario concepita come rivolta essenzialmente all'indagine scientifica e alla formazione dei giovani nella rifiessione critica e nell' esercizio della razionalità. In due discorsi del 1903 e del 1904 Salvemini sviluppò questo argomento. A Cremona ~ nel 1903 - egli affermò che di fronte alle due tendenze che si ritrovano nella crisi della società moderna, "volte l'una a perpetuare il passato, l'altra a suscitar l'avvenire" e polarizzantisi nei due estremi del clericalismo e del socialismo, gl'insegnanti avevano il loro posto "evidentemente segnato." Tra conservazione e rinnovamento, Salvemini affermava, "noi· dobbiamo intervenire nella crisi riordinando il 17 Il discorso tenuto da Salvemini nella seduta antimeridiana del 27 settembre 1905 al Congresso di Milano trovasi in "Atti del Quarto Congresso Nazionale degli Insegnanti delle Scuole Medie," Pistoia, 1905, pp. 264-274. (Scritti sulla scuola, l?P· 225-237.) 18 Scritti sulla scuola, p. 190. xx BibliotecaGino Bianco

Prefazione nostro lavoro a quello delle forze che preparano l'avvenire. 111 ~ Nel discorso pronunciato l'anno successivo a Milano sotto gli auspici dell'" Alleanza scolastica, 11 Salvemini elaborava questo motivo del rapporto dialettico tra conservazione e progresso, sostenendo che l'abito scientifico degl'insegnanti li sottraeva radicalmente alla "fede nell'immobilità conservatrice delle cose. 11 La scienza, egli argomentava, "ci comunica l'i'rresistibile consuetudine della logica e la logica applicata alle questioni sociali è libertà, è uguaglianza, è giustizia, è insomma democrazia. 1120 L'alleanza coi partiti dell'Estrema, coi repubblicani, coi radicali, coi socialisti, era motivata non solo dal fatto che gl'insegnanti derivavano dal movimento operaio l'esempio della pratica associativa, accettando e propugnando il principio dell'organizzazione. La sua ragione era anche piu profonda. Essa aveva le sue radi'ci, come affermava Kirner, nel fatto che la soàetà andava verso "un'era di lavoro fecondo che nella scuola trova il suo primo impulso e che al popolo procaccia non la potenza effimera fondata sulla violenza, ma quella ben piu glori'osa che deri·va dalle arti civili' della pace. 1121 Mentre il lt'beralismo borghese si stringeva in alleanza colla reazione clericale e l'esponente pi·u in vi'sta del liberalismo, Giolitti, definiva dal governo l'azione politica della Federazione una "i'nconsiderata leggerezza di alcuni che si offersero di' seguire il partito che loro prometteva maggiore stipendio, 11 Kirner - e Salvemini non dissentiva da lui - sottolineava "l'i'ntima connessione dei problemi concernenti la nostra classe col movimento generale del proletariato e coli'azione socialista. 1122 Se l'opera svolta da Salvemini a favore dell'organizzazione degl'insegnanti secondari e dell'elevamento della loro coscienza educativa è strettamente legata all'i'mpegno che egli mise nella riforma della scuola in modo che essa risultasse rinnovata dalla presa di contatto coi problemi vivi della società italiana i'n relazi'one coli'evoluzi'one democratica del paese e colle necessità di sviluppo della classe operaia, il giudi'zi'o che si deve formulare del suo esito finale va tratto dal programma di quell'azione riformatrice e dalla sua effettiva attuazione. I documenti' principali del programma salveminiano di' riforma della scuola secondari·a sono costituiti dalla sua relazi·one al secondo congresso nazionale della Federazione, a Cremona, nel 1903, dal suo di'scorso al quarto congresso della Federazione, a Milano, nel 1905, dalla relazione tenuta, insieme con Alfredo Galletti, al settimo congresso della Federazione a Firenze, 19 G. S., Scritti sulla scuola, pp. 110-111. 2 0 G. S., Scritti sulla scuola, pp. 205-206. 21 G. S., Prefazione ai "Discorsi e scritti di Giuseppe Kirner," in Scritti sulla scuola, pp. 133-134. 22 G. S., Prefazione ai "Discorsi e scritti di G. Kirner," in Scritti sulla scuola, p. 151. XXI BibliotecaGino Bianco

Prefazione nel 1909, nonché dagli interventi che Salvemini effettuò durante il dibattito di questo congresso, e specialmente dal volume sulla Riforma della scuola media, scritto in collaborazione collo stesso Galletti e pubblicato nel 1908. Una valutazione generale della posizione assunta da Salvemini nei congressi e nel libro richiederebbe un'analisi dello svolgimento di tutti questi congressi, un confronto delle tesi diverse, un apprezzamento del mutare dei punti di vista rùpettivi nel corso del pluri·ennale dibattito, tenendo altresz conto della situazione effettiva della scuola media in Italia nel primo decennio di questo secolo e del progetto di riforma elaborato dalla "Commissione reale per la riforma della scuola media" pubblicato nel 1910, al quale Salvemini dedicò un lungo e importante articolo di critica nei "Nuovi Doveri" nel febbraio 1911. 1123 Un tale lavoro non può essere qui effettuato. Esso del resto è stato già egregiamente compiuto da Dina Bertoni fovi·ne, anche se molto resterebbe ancora da scavare, confrontare, illuminare in prospettiva storica nei volumi degli Atti dei congressi e nelle principali riviste e pubblicazioni dell'epoca.24 Ciò devo dire anche nei· riguardi dell'esame che io stesso ho compi·uto del pensiero educati·vo di Salvemim· sulla scorta dei suoi scritti sulla scuola or sono circa venti anni.25 Da quanto emerge dallo stato attuale della ri·cerca, che certamente occorre ancora approfondire, il programa di ri"forma elaborato e discusso da Salvemini verso la fine del primo decenm·o del secolo - per quanto ricco di fermenti vitali, di proposte suggestive, di spunti innovativi - ha a suo fondamento un pri"nàpio che contrasta con l'esigenza da lui costantemente affermata che la scuola doveva rappresentare un organo principale di rinnovamento sociale, accogliendo e soddisfacendo i bisogni di affermazione delle nuove classi che si venivano affermando nel processo di formazione del mondo moderno, e facendo leva sulle naturali, insopprimibili tendenze degl'insegnanti verso una perenne opera di ricostruzione critica della cultura presente volta "a suscùare l'avveni"re." Il programma di· riforma della scuola proposto da Salvemini· pone, invece, a suo centro e filo conduttore il concetto che la scuola deve "adattarsi· ai bisogni delle singole classi sociali"," deve "accettare la soàetà qual è oggi costituita" e deve, pertanto, indi·pendentemente dalle capacità, dalle tendenze, dalle attitudini·, dai bisogni· di sviluppo, dalle esi·genze di umana formazi·one degl'indi"vidui, offrire corsi· di studio, programmi e sbocchi differenti agli alunni appartenenti ai diversi ceti. An23 G. S., La riforma della scuola media nelle proposte della Commissione reale, in Scritti sulla scuola, pp. 702-718. 24 D. BERTONI JovrNE, La scuola italiana dal 1870 ai giorni nostri, Editori Riuniti, 1958, specialmente alle pp. 139-170. 25 Educazione e autorità nell'Italia moderna, Firenze, 1951, cap. XI. XXII BibliotecaGino Bianco

Prefazione che a Salvemini appariva chiaro che tale criterio di selezione della scolaresca per le varie scuole aveva bisogno di applicazioni discrete, avvedute, umane, che ne temperassero la crudezza e evitassero di trasformarlo in uno strumento di irrigidimento della società italiana in un sistema di' caste. Salvemini osservò z'nfatti che sebbene, da uno stretto punto di vista pedagogico, gli alunni dovessero essere indotti a frequentare scuole diverse fin dall'età dell'istruzione elementare, come era avvenuto z'n Francia e in Germania, tuttavz·a "non di rado nella realtà concreta un z'nconveniente teorico è compensato da un notevole vantaggio pratz'co." Aggiungeva Salvemini che "z· vantaggi sociali della promiscuità scolastt'ca rz'marranno sempre maggiori di qualche pur notevole inconveniente pedagogico; e i ri'cchi non avranno troppo diritto di lamentarsi, se nell'interesse generale della sodetà saranno costretti nei prz'mi anni a qualehe sforzo di adattamento nella loro convivenza coi compagni delle classi sociali meno elevate. 1126 Ma ciò che ragioni di "solidarietà umana" suggerivano di fare nelle scuole primarie, violando le esigenze pedagogiche, non era lecito contz'nuare a praticare nelle scuole del grado successivo. La riorganizzazione della scuola secondaria aveva come condizione basilare la sua liberazione dagli alunni delle classi popolari che avrebbero potuto, a causa delle loro condizioni economiche, frequentare la scuola tutt'al piu fino al quattordz'cesimo anno di età. I fanciulli dei ceti operai, a mano a mano che riuscivano a completare il corso regolare quadriennale, dovevano essere z'ndirizzati verso scuole complementari e professz·onalz',create sulla base del corso biennale, costituito dalla V e VI classe elementare, istituito dalla Legge Orlando del 1904, e reso capillare in tutto il paese, e della nuova scuola tecnica, o corso popolare superiore, resa quadriennale. Su questo punto il pensiero di Salvemini non subi mutamenti, anche se le sue idee intorno alla scuola media cambiarono. Sotto la crescente influenza dei classicisti, e specialmente del gruppo degli idealisti, egli venne abbandonando l'esigenza dapprima fatta propria di una scuola unica per tutti gli alunni che si avviavano agli studi della scuola media superiore. Egli stesso ci ha lasciato la storia di questa sua evoluzione, affermando che aveva dapprima ritenuto utile una riforma dell'istruzione media di primo grado unificandone l'insegnamento in una scuola che aprisse l'accesso al liceo classi'co, alla sezione fisico-matematica dell'istituto tecnico - cioè ai due istituti che allora soli davano accesso ali' università - e altresi alle sezioni professionali dell'istituto tecnico stesso e alla scuola normale, che non avevano sbocchi universitari. La consuetudi'ne col classicista Vitelli nel seno della Commissi·one reale per la riforma della 26 A. GALLETTI e G. SALVEMINI, La riforma della scuola media, in Scritti sulla scuola, pp. 319-322. XXIII BibliotecaGino Bianco

Prefazione scuola media fece cadere nel suo spirito, "sotto le critiche serrate, logiche, precise" del maestro, "ogni fede nella bontà di una scuola unica preparatoria per tutti i rami della scuola media dz' secondo grado 11 ; mentre rimase in lui, "sebbene assai indebolita per opera del Galletti, la opinione che una scuola unica senza latino per le sole scuole classiche e moderne avviatrici per l'università non sarebbe forse un errore, forse potrebbe rappresentare . d bb d 1 · 1121 un progresso, e sz ovre e con gran e caute a sperimentare. Ma all'istituzione di una scuola unica preparatoria e complementare egli era stato avverso fin dal Congresso di Cremona del 1903, quando aveva sostenuto l'opportunità di rinviare ogni progetto di riforma della scuola media inferiore sulla base del principio dell'unicità, "finché non fosse pronto lo sfogatoio delle scuole pratiche" e non fossero create "scuole complementari e professionali" atte a andare incontro alla "smania divorante d'istruzione e di luce, che affatica oggi le classi popolari. 1128 Risolto il problema della scuola per i fanciulli appartenenti al proletariato superiore e alla piccola borghesia che continuavano gli studi dopo il quadriennio elementare, creando per essi una "nuova scuola tecnica" sotto la forma di un "corso popolare superiore" atto ad impartire loro "una cultura pratica, 11 mediante cui l'alunno potesse essere messo in grado, con "conoscenze scientifiche organizzate, 11 di ottenere "un'utile guida attraverso le future necessità pratiche della vita, 1129 Salvemini non escludeva, anzi chiedeva, che si provvedesse affinché "ai migliori alunni delle nuove scuole tecniche fosse reso possibile, mediante corsi speciali gratuiti, esami d'integrazione, borse di studio, ecc. il passaggio alle scuole medie di secondo grado. 1130 Concentrando la sua attenzione sul problema della riorganizzazione dell'istruzione media di secondo grado, Salvemini proponeva nel 1905 al Congresso di Milano e tornava a proporre al Congresso del 1909, a Firenze, l'attuazione di un esperimento in alcune delle maggiori città italiane consistente nell'istituzione di una "scuola non classica, 11 "a tipo moderno," avente per centro lo studio delle scienze e delle letterature moderne, che al. pari del ginnasio-liceo, che pur doveva rimanere in vita, conducesse all'università. "Siamo liberali nel senso vero della parola," insisteva Salvemini durante il Congresso di Milano. "Lasciamo che le vigorose e sempre fresche correnti della vita si aprano da sé la loro strada. E intanto rompiamo il monopolio classico, affinché la società possa crearsi la sua scuola fuori delle costruzioni 27 G. S., Il mio revirement sulla scuola unica, pubblicato in "Nuovi Doveri," 15 ottobre 1909, in Scritti sulla scuola, pp. 697 sgg. 28 Secondo congresso nazionale degli insegnanti delle scuole medie, Prato, 1904, pp. 19-21. 29 A. G. e G. S., La riforma della settala, media, in Scritti sulla scuola, p. 337. 30 A. G. e G. S., Relazione al Congresso di Firenze, in La riforma della scuola media, Firenze, 1910, p. 45. XXIV BibliotecaGino Bianco

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