Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale trebbe da un altro punto di vista sostenere le stesse nostre riforme. Diven– teremmo noi con ciò militaristi? Nella questione militare vi sono dei campi anche piu ristretti, anche piu aridi, nei quali noi possiamo portare il grido della nostra critica e della nostra protesta. Per esempio: a proposito della questione dei bottoni e delle uniformi militari, di cui si occupò il Mocenni7 di lugubre e umo– ristica memoria, una commissione di tecnici ricercherebbe il modo di al– leggerire le uniformi per aumentare il numero delle cartuccie trasportabili dal soldato, o magari per facilitare la fuga in qualche altra gloriosa batta– glia africana. Un radicale piu o meno legalitario domanderebbe che gli ufficiali non potessero andare armati fuori servizio, per evitare alterchi fra cittadini e soldati e malumori fra la nazione e l'esercito nazionale ... non regio. 8 Un socialista, invece, potrebbe fare una bellissima conferenza di pro– paganda, dimostrando l'influenza che hanno, nel formare la psicologia anti– civile del militare di professione, la durlindana e i bottoni e i galloni e tutta l'altra chincaglieria, di cui l'uniforme militare è stracarica; dimost~erebbe come il ridurre il numero dei bottoni e dei galloni rilucenti, oltre a portare un'economia, sarebbe un ridurre le cause che dividono l'ufficiale dal cittadino; che concedere all'ufficiale di lasciare fuori servizio l'uniforme significherebbe metterlo a contatto colle cor-renti della vita moderna, avvicinarlo a tutte le idee piu audaci e meno conformiste, senza che né lui dovesse sentirsi obbli– gato a protestare, anche quando non ne avesse voglia, né gl'interlocutori dovessero tenersi in guardia nel buttar fuori le loro eresie. La riforma dei regolamenti sugli abiti militari avrebbe cos1 un grandissimo effetto nella psicologia militare, romperebbe una delle barriere che dividono questa casta ignorante, frivola, prepotente, dalla vita moderna, e faciliterebbe le future trasformazioni sociali, facendo s1 che l'esercito non fosse piu per la propa– ganda socialista il locus maioris resistentiae. 9 A questi esempi se ne possono aggiungere in.finiti altri; basterà ricordare fra tanti, i recenti discorsi veramente magnifici del Bissolati e del Nofri 10 sugl'infortuni del lavoro, e del Turati sulla vendita delle corazzate, coi quali 7 Stanislao Mocenni, generale e ministro della Guerra nel secondo ministero Crispi, deputato di Siena. [N.d.C.] 8 Come diavolo mai l'anno scorso venne in mente al Costa di appoggiare la proposta di Imbriani per chiamare l'esercito non regio ma na:i:ionale? Ma l'esercito è bene che si chiami regio, come il lotto, come gl'impiegati, come la questura, come tutto ciò che di sudicio c'è in Italia. Il Costa doveva invece proporre che fosse intitolato regio anche il debito pubblico. 9 Da questa esemplificazione non segue che noi dobbiamo mettere fra le nostre riforme anche la soppressione dei bottoni degli ufficiali. Bisogna distinguere fra riforme e riforme: alcune sono tanto piccine che interessano poca gente, e un partito non può prenderle come bandiera di combattimento; di esse debbono occuparsene i deputati nella discussione dei bilanci o delle leggi, i consiglieri comunali nelle amministrazioni, senza che sia necessario parlarne sempre, e farne argomento di propaganda. Vi sono invece altre riforme che interessano tutti; intorno alle quali si agita la discussione nel paese; e queste debbono essere propugnate, diciamo cosi, ufficialmente dal partito. Fra le prime e le seconde non v'è naturalmente nessun criterio assoluto per fare una distinzione; il criterio deve essere dato, al solito, dall'opportunità. 10 Quirino Nofri, socialista, impiegato delle Ferrovie ed organizzatore di ferrovieri, depu– tato\ per piu legislature. Fondò a Torino l'Alleanza cooperativa. Nel 1912 passò tra i rifor– misti. [N.d.C.] 62 BibliotecaGino Bianco

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