Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Contributo alla riforma del programma minimo stati poi di tanto· in tanto aggiunti alcuni articoli nuovi; degli articoli vecchi, alcuni, come il referendum, erano stati criticati acerbamente senza trovar difensori; altri erano stati assaliti e difesi con calore, come la imposta progressiva. Ma fino al Congresso di Bologna noi non avevamo mai pen– sato a domandarci di proposito: che cosa è il programma minimo? quali caratteri debbono avere le riforme chiamate a farne parte? che funzione· deve esso compiere nella vita del partito? Questi argomenti noi non solo non li affrontavamo, ma non sentivamo nemmeno il bisogno di discuterli; il • concetto "programma minimo" ci pareva chiarissimo e tale da non ammet– tere contestazioni: programma minimo è l'insieme delle riforme immediate, compatibili con l'attuale ambiente economico e politico, che il proletariato domanda alle classi detentrici del potere. Quale definizione piu semplice di questa? Noi quindi discutevamo le singole riforme, ma non sentivamo la necessità di discutere la definizione fondamentale del programma minimo, dalla quale tutte le riforme particolari doyevano emanare quasi dedutti– vamente. La verità invece era· che sulle note fondamentali del concetto "program– ma minimo" noi non eravamo punto d'accordo; ognuno concepiva il pro– gramma minimo in modo diverso dagli altri, e quando, per iniziativa del Turati, si affrontò la questione della determinazione ·dei caratteri generali del programma, si vide che alcuni volevano un programma essenzialmente socialista; altri erano disposti ad accettare in esso anche riforme che non fossero strettamente socialiste; altri volevano u·n programma di pochi arti– coli riferentisi a questioni di attualità e quindi variabili con le stagioni e col vento. Si comprese perciò che, prima di mettersi a compilare un pro– gramma minimo nuovo, bisognava determinare con quali crited, con qual metodo questo lavoro dovesse farsi; e la dichiarazione del Turati venne a dare ciò che era necessario; ed è indubitato che essa deve servir di base al lavoro, che il partito farà per la riforma del suo programma minimo. Se non che la dichiarazione del Turati ha finora influito ben poco su que– sto lavoro di riforma. La commissione torinese per il programma minimo am– ministrativo non ne tenne alcun conto; e anch'io, quando scrissi sulla que– stione amministrativa di Torino l'articolo pubblicato sul n. 4 di quest'anno della Critica,3 non pensai neanche lontanamente alla dichiarazione di Bo– logna; ~ fui poi molto sorpreso e contento leggendo la Postilla fatta al mio articolo dal Turati, e accorgendomi che le mie idee coincidevano perfetta– mente con la dichiarazione approvata dal Congresso. La ragione di questa specie di dimenticanza, in cui è caduta la dichia– razione di Bologna quasi all'indomani del congresso, si deve forse ·ricer– care nel fatto che essa, raccogliendo e condensando in pochissime parole una stragrande quantità di idee, riesce piuttosto oscura; inoltre, essendo essa il resultato di una discussione fattasi H per H, quasi per caso, nel congresso, 3 Cfr. supra a pp. 45 sgg. [N.d.C.] 53 BibliotecaGino Bianco

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