Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale Se si accetta il principio autonomista, bisogna accettarlo con tutte le sue conseguenze. I Comuni debbono essere liberi da ogni influe~za prefettizia come sono in America, in Inghilterra, in Svizzera; le province debbono es– sere federazioni di Comuni amministrate da consigli provinciali senza bi– sogno di prefetti. Nell'accentramento amministrativo italiano, la frazione di un Comune non può costituirsi in Comune autonomo se una legge del Parlamento cen– trale non lo permette. Perché mai il deputato di Aosta debba metter becco in una faccenda che interessa solamente alcune centinaia di uomini e donne nella provincia di Chieti, è un mistero impenetrabile. Quando il progetto di legge per la erezione in Comune autonomo della frazione di Vattelapesca arrivava alla Camera, il progetto passava senza che nessuno se ne occupas– se in una di quelle antimeridiane sedute, in cui si varavano, senza discus– sione, centinaia di "leggine" cucinate o consentite dalla burocrazia centra– le irresponsabile e a cui non interveniva nessun deputato. Ma ci erano volu– ti anni, prima che una faccenduola come quella della frazione di Vattela– pesca arrivasse a maturazione: suppliche al prefetto; consigli comunaH~ le cui maggioranze dovevano dare parere favorevole; commissioni al deputato, a domandare la grazia e a promettergli i voti; viaggi a Roma, per andare insieme col deputato a scongiurare il ministro o almeno il segretario com– petente e il burocrate sedentario, che doveva preparare il progetto di legge, e spiegare il perché e il per come; eppoi aspettare una benedetta seduta anti– meridiana per varare la grande impresa. Mistero impenetrabile? Niente af– fatto! Quello era uno degli infiniti filamenti che tenevan~ incatenato l'eletto– re al deputato e il deputato al ministro. Se gli abitanti della frazione di Vat– telapesca non votavano per il deputato ministeriale, niente Comune autono– mo. E, se il deputato non votava per il Ministro, niente Comune autonomo. Perciò la faccenda era mandata per le lunghe piu che fosse possibile. La gratitudine della gente è di cosf corta durata! Con Mussolini i segretari federali presero il posto dei deputati. Fu peg– gio. Con i deputati una frazione non poteva diventare Comune autonomo, e un Comune autonomo non poteva essere aggregato ad un altro Comune se la faccenda non era discussa dagli interessati. Si poteva bestemmiare, se non altro. Col segretario federale non si discusse e non si bestemmiò piu. Un bel giorno gli interessati erano informati che Mussolini li aveva dichia– rati per decreto autonomi o aggregati a un altro Comune, e guai a chi non cantava immediatamente: "Giovinezza, giovinezza!" Vogliono gli Italiani ritornare alle pratiche schiaviste prefasciste è fasci– ste? Si decideranno mai ad affermare che nei loro affari, essi stessi debbono essere i padroni e non i padreterni, burocrati o parlamentari che sieno, di Roma? Una legge generale deve, senza dubbio, fissare la procedura che gli interessati debbon seguire nel deliberare su queste materie, affinché deci– dano a ragion veduta e non per capricciose improvvisazioni. Ma, entro i 622 BibliotecaGino Bianco

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