Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale muni l'imposta fondiaria e la tassa sui fabbricati nelle diverse parti d'Italia che si trovano nelle condizioni del Mezzogiorno. Basta pensare a un fatto solo: in molte zone del Nord e del Centro d'Italia le case rurali sparse per la campagna, non pagano tasse sui fab– bricati; nel Sud dove la popolazione rurale è accentrata nelle grosse borgate che si chiamano città, tutte le case, anche quelle abitate da mezzadri, fitta– voli e giornalieri, pagano la tassa sui fabbricati. Non c'è altro modo per rendere giusta quella tassa che abbandonarla agli Enti locali insieme coi servizi (per esempio: scuole, strade, ecc.) a cui quelle entrate debbono ser– vire. Ma chi pensa a questa riforma cosI necessaria e cosI facile a intende– re? Tutti pensano solo a domandare al Governo centrale qualche ginnasio, qualche scuola tecnica, magari qualche università! Un altro esempio: la costruzione delle case distrutte dalla guerra. Ba– sterebbe esentare da ogni tassa le aree delle case distrutte per venticinque, magari per cinquant'anni (è un calcolo attuariale), istituire banche provin– ciali che farebbero prestiti con ipoteca sulle aree da rifabbricare a un inte– resse ragionevole, e poi lasciare che ognuno se la sbrighi da sé. Siccome la guerra è stata un disastro originato dalla politica nazionale, è giusto che il Governo centrale ne rimborsi i danni a spese di tutti i contribuenti, e che gli Enti locali sieno compensati con lo stesso metodo delle imposte che ver– rebbero a perdere per effetto delle esenzioni, ed è giusto che banche pro– vinciali sorgano per un atto legislativo del Governo centrale e con mezzi finanziari provveduti dal Governo centrale a spese dei contribuenti di tutta l'Italia. Ma il Governo centrale dovrebbe limitarsi a questo e niente altro. Le case italiane sono state costruite da chi ne av·eva bisogno e non dal Genio civile. Invece, tutti aspettano che il "Governo" le case le costruisca lui, e il "Governo," cioè la burocrazia, promette tutto a tutti ... dando cinque cente– simi a ciascuno; e manda gli ingegneri del Genio civile ovunque a misurare, periziare, decidere, e intanto paralizza tutte le iniziative private, che, "se non avessero speranza di manna proveniente dal cielo," farebbero da sé e se la caverebbero da sé. Questo metodo di domandare al Governo centrale quel che ciascuno può fare e deve fare da sé, non esclude l'intervento del Governo centrale negli affari locali dove l'interesse di tutto il paese o il dovere di tutto il paese lo richieda. L'esempio dell'intervento per coloro che hanno avuta la casa distrutta è un caso. Un altro caso è dove le forze locali si dimostrano insufficienti a far da sé. Per esempio sarebbe errore abbandonare la scuola elementare ai Comu– ni dove l'analfabetismo supera, putacaso, il trenta per cento. In questi Co– muni, in linea provvisoria, le scuole elementari dovrebbero essere ammini– strate da provveditori regionali o provinciali mandati dal Governo centrale, "ma a spese dei Comuni interessati." E dove i Comuni fossero cosI poveri da non poter sostenere la spesa, il Governo centrale a spese di tutti dovrebbe 620 BibliotecaGino Bianco

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