Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Tirando le somme La società socialista non nascerà dall'accumularsi delle riforme successive, ma dai quell'" atto risolutivo," che non potrà avvenire senza una cns1 n– voluzionaria. La polemica fra riformisti e rivoluzionari, pertanto, fu sempre fondata sull'antitesi fra gradualisti e massimalisti, fra legalitari e rivoluzionari, fra transigenti e intransigenti, fra collaborazionisti e anticollaborazionisti; non fu mai urto fra deviazione oligarchica e indirizzo solidarista del movimen– to proletario. Questo nella teoria. Nella pratica, i socialisti rivoluzionari - accettando di entrare nell'in– granaggio delle lotte elettorali a suffragio ristretto - erano costretti anche essi a secondare gli interessi dei gruppi meglio organizzati e piu influenti, se ci tenevano a non essere eternamente sconfitti nei congressi del partito e nelle lotte elettorali. Perciò accettavano, né piu né meno dei riformisti, lavori pubblici per i "poveri operai" e per le cooperative disoccup;te; domandava– no piu alti stipendi agli impiegati statali e locali; arrestavano gli scioperi delle industrie protette non appena gli industriali, ottenuta dal Governo una promessa di protezioni piu larghe, consentivano alle domande degli scioperanti, e cessava cosf a spese dei <;Ontribuenti, la ragione di lottare. In queste condizioni, una divisione netta, insuperabile, fra la frazione riformista e la frazione rivoluzionaria, non esisteva: · i rivoluzionari hanno avuto sempre una destra quasi riformista, e i riformisti una sinistra quasi rivoluzionaria. E data la scarsa differenza di forze, tutta la cura dell'una e dell'altra parte doveva consistere nel conservare la fedeltà degli elementi sicuri propri e conquistare l'adesione degli elementi malsicuri altrui. Cioè la politica dei deputati e del partito non poteva essere mai né schiettamen– te riformista, né schiettamente rivoluzionaria; era condizionata proprio da quei gruppi intermedi, che oscillavano fra l'una e l'altra mentalità. I riformi– sti, anche nei periodi in cui prevalevano essi nel 'partito, e piu ancora nei periodi in cui prevalevano i rivoluzionari, erano costretti a mettere un po' di sordina su quel ministerialismo, che procurava il favore governativo alle loro amministrazioni comunali e alle cooperative piu o meno disoccupate. E i rivoluzionari, specialmente quando riescivano a prevalere nei congressi e a impadronirsi dell'Avanti!, non potevano non tener conto del fatto che le organizzazioni piu forti esigevano una politica riformista, e che lo stesso Avanti! per non morire, aveva bisogno dei sussidi delle cooperative rifor– miste. Cosf rivoluzionari e riformisti non si distinguevano, in realtà, che per una maggiore o minore facilità a promuovere scioperi di categoria e scio– peri generali di solidarietà, per una maggiore o minore insistenza a impen– nacchiarsi con le formule della dottrina astratta. Unica era la preoccupazio– ne negli uni e negli altri: non perdere la fiducia dei gruppi meglio organiz– zati per l'azione economica e piu influenti sul terreno elettorale. Le pressio– ni dei rivoluzionari, sia che fossero minoranza, sia che conquistassero la 603 BibliotecaGino Bianco

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