Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale fabbricati, di ottomila lire il focatico (le due sole imposte, queste, che si possono far cadere sui ricchi); di 20.000 lire la tassa sul bestiame, pagata dai contadini; di 35.000 lire il dazio consumo, che tutti sanno da chi è pagato; ha alienato capitali municipali per 23.000 lire; ha acceso debiti nuovi per L. 100.000. È precisamente il rovescio del programma' minimo, a compilare il quale noi stiamo sudando tante camicie. III Come si spiega quest'assurdo di un'amministrazione socialista, che aumenta il dazio consumo e l'imposta sul bestiame? I socialisti imolesi si giustificano osservando che, mentre le spese mu– nicipali crescevano e per iJ determinarsi di nuovi bisogni derivanti dallo sviluppo della civiltà e per la politica del Governo che, specie negli ultimi anni, non ha fatto se non scaricare molti servizi pubblici sulle spalle dei Comuni senza fornirli delle rendite necessarie, l'amministrazione comu– nale, invece, si vedeva chiusa la via all'aumento della tassa di famiglia e della sovrimposta di terreni e fabbricati dalla ostilità continua della Giunta provinciale amministrativa, costituita, come tutti sanno, di elementi rea– zionari nominati e pagati dal Governo. Stretta, quindi, dalle difficoltà finanziarie, combattuta dall'autorità tutoria, l'amministrazione ha dovuto appigliarsi al solo partito che restava ed ha inasprito le imposte che ca– dono sui lavoratori .. A proposito, p"oi, dell'aumento del dazio consumo, che è certo lo scan– dalo maggiore, va notato che esso per quindici mila lire è un fenomeno automatico derivante dall'aumento della popolazione cittadina; l'inaspri– mento poi, di 20.000 lire introdotto nel bilancio del 1895 fu causato dalla legge Sonnino del 22 luglio 1894; la quale, mentre apparentemente aboliva il dazio consumo governativo sulle farine, in pratica si ridusse ad una bur– letta: perché il Governo, quando si trattò di fissare la quota governativa, la ridusse al minimo possibile e gettò tutto il resto sulle spalle dei Comu– ni. Imola da questa operazione perdé L. 9741 sul dazio consumo e L. 4500 sulla tassa di ricchezza mobile. Ad evitare il completo sconquassamento del bilancio, non restava che innalzare nel dazio consumo la quota co– munale; e cosf si giuocò al saliscendi; il Governo fece le viste di alleg– gerire da una parte, l'amministrazione comunale aggravò il peso dall'altra. Questo ragionamento non regge a una critica seria. Anzitutto, non è vero che tutte le maggiori spese del bilancio siano nate dai bisogni cre– scenti della civiltà e della politica governativa; alcune spese fortissime, specie nelle opere pubbliche, sono nate da un concetto sbagliato dell'azio– ne del partito socialista nei Consigli comunali; e questo lo vedremo meglio 1n seguito. È vero, poi, che l'amministrazione socialista di Imola, e in 30 BibliotecaGino Bianco

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