Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale intraprenditori in genere, e non dovrebbe essere difficile a capirsi che ad intuire imprese economiche, ed organizzarle, e dirigerle, non occorre minor intelligenza - per quanto, diciamo cosI, attitudini diverse - che a costruire la scienza od a comporre poemi e canzoni, od a dirigere una guerra. Ora è un poco allegro che si riconosca merito ed attitudini speciali al poeta, allo scienziato, al guerriero, magari al filosofo, e si creda viceversa che un genio del commercio o dell'industria sia un semplice succhione. Ne ho conosciuto qualcuno, di questi succhioni, e ne son preso ancora di meraviglia ... Ma il Salvemini forse, ml ferma a questo punto a bruciapelo: insomma che cosa vuoi dire? Voglio dire che chi accetta il capitalismo, in quanto forma economica di produ– zione - nessuno, spero, vorrà tornare ai clan dei cacciatori trogloditi - deve insieme riconoscere la funzione del capitalista, ché la grandiosa società nostra, l'hanno creara proprio essi, col loro ingegno, colle loro passioni, con sacrifici,' assiduità, previdenza, e tante e tante altre virtu che non tutti gli uomini hanno al loro servizio. Proprio come il mondo dell'arte e della scienza è figlio degli artisti e degli scienziati, i quali hanno sviluppate al massimo grado quelle attitudini che i piu dei mortali possiedono in forma rudimentale. Voglio dire, in fine, che le capacità del capitalista sono appunto quelle cui noi dobbiamo, in gran parte, l'attuale civiltà, e non si può volere il risultato senza accet– tarne le condizioni. · Le cose sono come le hanno attuate coloro che avevano la capacità di attuarle. Dov'è, dunque, lo sfruttamento? Tutti vivono del lavoro di tutti. Ma allora, si dirà, questo è il migliore dei mondi possibili. Vedremo che non è cosI, né, il nostro, è un pensiero cosI candido. Bisogna uscire dal socialismo Se poi ci volgiamo all'esperienza, al movimento operaio che si svolge sotto i nostri occhi, ahi quanto sarcasmo si addensa su questo presunto Prometeo della liberazione mondiale! Passate le audacie della giovinezza le nuove élites operaie, se hanno voluto vivere, hanno dovuto anch'esse imborghesire, diventar organismi economici come gli altri; peggio, come i peggiori degli altri. Piaghe su piaghe! Non è proprio il caso di ripetere sull'Unità questa dimostrazione e questa critica, poiché la battaglia contro -~ novissimi pretoriani è proprio tra le piu vive ed acute di questo giornale. E allora? Qui viene il bello: l'esperienza ha torto; le teorie hanno ragione. Questo in fine verrebbe ad essere il tuo punto di vista, amico canss1mo. Per il Salvemini, e per molti fra i migliori scrittori dell'Unità, l'organizzazione operaia, in gran parte, ha deviato, è vero; si è imborghesita, è diventata strumento di corruzione, di sfruttamento, di privilegio, è, insomma, la quintessenza di tutti i sette peccati mortali, appunto perché gli uomini, sciagurati, non hanno voluto camminare sulle rotaie del ~ocialismo! La dottrina era buona; l'applicazione è stata fallace. Se il caso fosse isolato, si trattasse soltanto di qualche organizzazione corrotta, o dell'organizzazione di qualche depravato paese, si potrebbe anche dubitare; ma quando l'esperienza concorde di tutti i paesi piu progrediti, dimostra che il cooperativismo - soprattutto il cooperativismo - ed il moto operaio in genere non è affatto il Pro– meteo liberatore, ma piuttosto strumento di conservazione e di privilegio, non è forse il caso di riaffrontare il problema da capo, e non ostinarsi a guardare con gli occhi degli allucinati, bensf con le fresche pupille di chi affisa la realtà? Sono, in fine, le organizzazioni operaie (al di là di un certo limite in cui la loro azione è legittima ed utile come difesa del salario) anziché leve che finiranno per scardinare il privilegio del vecchio mondo borghese, strumenti economici e politici, 553 BibliotecaGino Bianco

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