Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale sfruttati a rinnovare il mondo. Non basta volere, cioè, avere fede e desiderio di bene, per potere: è necessario anche sapere. La fede e l'entusiasmo del bene sono certo la sorgente di tutto il bene. Senza di essi, il sapere non è che strumento di egoismo e di male. E solo chi abbia fede ed entusiasmo può trovare in sé la forza per sottomettersi alla dura e penosa disciplina di studiare prima di operare, cioè di impadro– nirsi degli elementi della realtà prima di pretendere di agire sulla realtà. Ma la fede e l'entusiasmo, che pretendono tradursi nella realtà, saltando a piè pari la fase del sapere, non conducono che agli spropositi piu grossolani, e attraverso questi spropositi all'inaridimento appunto di ogni entusiasmo e alla fine di ogni fede. Il partito socialista è andato a poco a poco impaludandosi nel particola– rismo gretto e ripugnante, che pretende d'essere praticità ed è solo nega– zione di ogni idealità, non per una deficienza morale originaria, ma per la impreparazione tecnica e per la spaventevole ignoranza di coloro che dove– vano dirigere il movimento del proletariato. Nel 1901 e nel 1902 tutto il pro– letariato d'Italia si offriva al partito socialista; ma il partito socialista non conosceva l'Italia, non sapeva di dove afferrarla, si sperdette dietro alle coo– perative e a leggi sociali sbagliate da cima a fondo e disadatte all'Italia, cre– dette che poche decine di migliaia di operai meglio organizzati fossero il proletariato di tutta l'Italia, non vide i problemi urgenti di vero interesse ge– nerale. Aveva l'entusiasmo, ma non conosceva i punti precisi a cui era ne– cessario applicarlo. Voleva, ma non sapeva. E l'entusiasmo, male applicato, non fece che spingere piu vigorosamente il partito su le vie sbagliate, in cui per ignoranza si era ingolfato. E sono bastati dieci anni di volere senza sapere a condurre il partito al non potere e al non volere. È questa la crisi di azione e di fede, contro cui i rivoluzionari e i gio– vani socialisti cercano di reagire perché molti di essi hanno la fede e l'en– tusiasmo intatti. Ma essi sono ancora piu ignoranti dei riformisti. E anche la loro fede e il loro entusiasmo sono una leva, che essi non sanno applicare e applicano a casaccio. Se avessero una conoscenza un po' piu seria dei grandi problemi, che un partito socialista serio è costretto a risolvere oggi, in Italia, riescirebbero, per esempio, a fare un po' meglio il loro giornale quotidiano, il quale fa l'impressione di un rasoio nelle mani di un cieco o di un ubriaco; e si lasce– rebbero ménare meno facilmente per il naso dalle vecchie volpi scodate del riformismo di sinistra. Il Bordiga non ha del tutto torto, neanche quando afferma che il livello di coltura dei lavoratori non può non essere assai basso, e che i lavoratori non possono dare al movimento politico ed economico che la "solidarietà istintiva degli sfruttati." Ed ha mille ragioni da vendere, allorché attribuisce ai con- 538 BibliotecaGino Bianco·

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