Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale mare; allora sorsero e si svilupparono, in una città di 30.000 abitanti circa, venti stabilimenti industriali, per la produzione di farine, paste alimen– tari, sapone, oli, alcool. La città ebbe anch'essa il suo sviluppo edilizio e in pochi anni crebbe di un quinto. I capitali abbondavano; il credito éra facilissimo; si videro persone contr~rre debiti per milioni .senza dare alcuna garanzia o dando garanzie ridicole. Anche i proprietari contadini furono travolti dalla -follia collettiva. Non contenti delle loro terre, presero in affitto nel territorio quanti piu fondi poterono e gli affitti salirono a prezzi altis– simi. Non bastando il territorio del comune alle loro iniziative, invasero i territori vicini. La Francia, rovinata dalla fillossera, faceva grandi richie– ste di vino; si rr{isero allora a vigneti vaste estensioni di terre, che prima erano a grano o a olivo o a bosco; e tutti si gettarono su queste terre nuove con furia mai vista. Per· il principio tante imprese arditissime venivano compensate a usura; i vini si vendevano a prezzi esagerati; se mancava l'olio, suppliva il vino e viceversa. E si andò avanti all'impazzata,, gettandosi sempre in nuove imprese, sfoggiando un lusso fino allora ignoto. Ma vennero presto i giorni di magro. Nel 1884 una magnifica raccolta d'olive venne in pochi giorni distrutta dalla mosca olearia,· e per sei anni di seguito gli oliveti non re– sero assolutamente nulla. Meno male che c'erano i vini, col cui guadagno si compensava in parte la perdita degli olivi. Ma nel 1887 gli interessi dinastici, combinati al bisogno di protezione delle industrie settentrionali, produssero la rottura delle relazioni commerciali colla Francia 6 e i vini scesero da quaranta lire a due lire l'ettolitro. Fu un cataclisma universale. I fitti non si poterono piu pagare; i fal– limenti dei coltivatori si succedettero a decine per mese; dopo i piccoli caddero i grandi; due case, che avevano milioni di debito con le banche e coi privati, fallirono e trascinarono con sé tutti i loro creditori; fallirono la Cassa di Riparmio e la Banca Popolare; fallirono i due terzi degli sta– bilimenti industriali. Dall'84 in poi si può dire che non passi giorno senza che una espropriazione non si faccia; il credito è scomparso; l'interesse onesto del danaro è del 9 e del 12%; all'interesse disonesto poi, è meglio non pensarci: dà i giramenti di testa. La conseguenza di tutto questo finimondo è stata che pochissime fa– miglie, per non essersi abbandonate troppo alla corrente delle speculazioni, 6 Chi vorrà fare la storia delle lotte economiche fra alta e bassa Italia nel seno del– l'Italia µna dal 1860 in poi, avrà molte cose nuove e interessanti da osservare e òa dire. Lo sviluppo delle linee ferroviarie, i carrozzoni delle ferrovie meridionali e dei tabacchi av– venuti al tempo dell'antica e ora - ahimè - tanto onesta destra, l'azione cbrruttrice del partito agrario, la questione del catasto, sono tanti episodi di questa lotta, che si combatte tutti i giorni. A proposito della rottura con la Francia, si suole osservare che questo mercato, appena ricostituiti i suoi vigneti, si sarebbe chiuso lo stesso ai vini meridionali. A questo si può rispondere: 1) che la Francia anche dopo la ricostituzione importa vini dalla Spagna; 2) che il restringimento del mercato sarebbe avvenuto alcuni anni dopo e i guadagni frattanto realizzati avrebbero almeno in parte compensati gli enormi sacrifizi fatti; 3) che il restringi– mento sarebbe avvenuto gradatamente, e avremmo avuto il tempo di adattarvici e di trasfor– mare ,coi capitali guadagnati le nostre produzioni. 14 BibliotecaGino Bianco ..

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