Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Suffrngio universale ( specialmente in rapporto al problema meridionale) politicamente spezzata in due, e la frattura politica corrisponde a un disli– vello economico e sociale. Abbiamo una minoranza di lavoratori, prevalen– temente industriali, concentrati al Nord, anzi piu specialmente nelle città del Nord; e una maggioranza di lavoratori prevalentemente agricoli, che formicolano nel Sud. I primi aggiungono alla forza delle migliori condi– zioni economiche e della piu antica e raffinata organizzazione di classe, il presidio del diritto elettorale ed una notevole influenza nella vita pubblica; i secondi - salvo alcuni gruppi, che approfittano delle eccezionali condi– zioni di floridità della zona padana, dove l'agricoltura tende ad industria– lizzarsi - devono portare, oltre al peso di una maggiore miseria e delle incapacità derivanti da una meno solida o addirittura inesistente organiz– zazione di classe, gl'inconvenienti della privazione quasi totale dei diritti politici. Coloro che avrebbero piu. bisogno del!'opera dello Stato non hanno mezzo per far sentire il peso dei loro bisogni nell'equilibrio dello Stato. In queste condizioni, finché gli uomini saranno uomini, cioè portati naturalmente a pensare prima e piu a sé che agli altri, esisterà sempre enorme, per un movimento che voglia essere socialista, il pericolo che nei gruppi proletari piu fortunati e piu potenti si determini uno stato d'animo egoistico e pernicioso: un senso di simpatia per quel Governo, che desse un indirizzo "democratico" all'azione degli organi locali amministrativi politici in quelle sole regioni in cui vivono essi gruppi piu fortunati, anche se la politica generale del Governo fosse pessima; una indifferenza fredda e sdegnosa per i mali che affliggono quei gruppi della moltitudine lavo– ratrice, che sono lontani e sconosciuti e non possono farsi avanti; una dispo– sizione a considerare come meno gravi o inguaribili o frutto di altrui pol– troneria o incapacità, le ingiustizie e le miserie da cui gli altri sono sof– focati. Non è il caso di dare qui l'aire a discussioni irritanti e discretamente inutili; perché dove si trovano a cozzare idee generali con interessi parti– colari, è impossibile che questi riconoscano la legittimità di quelle. Certo non dev'essere stata né la voluttà di calunniare il movimento operaio, né una generalizzazione arbitraria ed affrettata di fenomeni eccezionalissimi, la causa che ha spinto Turati nella Critica Sociale del 1° maggio passato (1910), ad avvertire il pericolo di aristocrazie proletarie, di egoismi proletari collettivi, qua e là emergenti e come cristallizzantisi, che i piu savi organizzatori del proletariato ci vanno segnalando, e li faceva, e ci faceva pensosi; che accusavano, nella stessa massa prole– taria italiana, crescenti dislivelli di -protetti e di dimenticati, di chiamati e di esclusi; il che può ben essere o illusione di progresso o progresso reale - ma non è il so– cialismo e forse lo minaccia. Queste parole devono richiamare il piu e il meglio della nostra atten– zione sul pericolo, che minaccia il movimento socialista italiano. Un par- 407 BibliotecaGino Bianco

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