Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale Tt·e Stelle nota una deviazione del lavoro del partito, un riassorbimento in se stesso, che inutilizzò parecchi elementi o li rese disoccupati. L'osservazione è esattissima. Noi stessi l'accenniamo, postillando piu avanti l'articolo di Ettore Marchioli. 6 Il lavoro ne– cessario di analisi, di specializzazione, locale e corporativa, annullò, per un tempo, il lavoro piu evidente di sintesi, non bastando le forze e le attitudini del partito a spingerli innanzi di conserva. Di qui un rinculo apparente. Ma la crisi, se non è di crescenza, è almeno, ce lo si conceda, di preparazione. Il proletariato militante bri– tannico - si parva licet... - rimase quasi per un secolo in cotesto stadio, e non ne usd che alle ultime elezioni politiche. È un male? è un bene? È! Non poté, certo, non essere. E ciò dovrebbe bastare. Ma ci sembra un po' metafisico l'allarme che il nostro amico tende a sollevare circa i pericoli e i danni che verrebbero dal temporaneo prevalere di singoli gruppi. Forse che in Inghilterra, in Germania, dovunque è lotta di classi vasta e consapevole, forse non avviene il medesimo? Dove mai il proletariato procede allineato su una sola fronte? Per supporlo, conviene figurarsi un mondo ideale, senza accidenti di terreno, senza differenze di energie, di capacità, di armi, di congiunture. Tre Stelle, che è maestro di storia, ci ammetterà che le cose non sono mai cosf liscie. Anche qui la sintesi dovrà seguire l'analisi: l'uguaglianza derivare dalle differenze, provvide e necessarie. A ciò dovrà aiutare, appunto, il partito. Del quale cosi si dimo– stra la necessità, mentre appunto se ne constata la contumacia. Guardi dunque Tt·e Stelle - che è specialista in materia - il problema ponderosissimo, degli impiegati dello Stato. Crede forse che sarebbe possibile riescire a organizzare questa forza so– ciale, a foggiarla pei nuovi bisogni e a migliorarne le sorti, se - analiticamente - dapprima non si avesse sudato a organizzare, con intenti precisi di metodo e di fina– lità, le schiere naturalmente meglio ·disposte, i professori secondarii, i maestri, i postali, i ferrovieri, ecc. ecc.? Non son questi i nuclei d'avanguardia, la punta della falange macedone, che deve aprir la breccia, dentro cui gli altri varcheranno? Come imporre il problema generale e come risolverlo, se prima non si fossero imposti e risolti questi problemi speciali? Né il proletariato delle industrie e dei campi potrà giungere a piaggia per altra via. Certo, esso è tecnicamente impreparatissimo. Di qui l'impronta semplicistica, re– torica, ripugnante persino, che assumono cosi spesso le nostre agitazioni inconcludenti ed effimere. Quanto scrive Tre Stelle dell'anticlericalismo è tipico a questo riguardo. I lettori della Critica ci sono testimoni, se noi consentiamo con lui. Ma cotesta impressione - riflessa nel partito - non si elimina davvero sosti– tuendo ai circoletti generici altri circoletti specifici e specializzati. Qui Tre Stelle (ci perdoni) rivela, suo malgrado, la toga del professore. Non è un'incubazione artificiale che, dove regna ancora l'indistinto, crea formazioni di partito specializzate. Né, dove le forze e le capacità sono pronte, manca modo ai circoli di specializzarsi e dividersi il lavoro, or su questa, or su quella questione. L'essenziale è che le forze vi siano: che tutti, per quant'è da noi, lavoriamo a crearle; che, almeno, non lavoriamo - come da troppo tempo si fa - ad incepparle e a distruggerle. Quanto al Gruppo parlamentare, esso (l'osservazione non è nuova in queste colonne) riflette certamente, nella ~ua momentanea impotenza ed accidia, il marasma politico di tutto il partito. Ma esso, nel partito, non è soltanto un effetto, una pro– paggine passiva ed inerte. Può esserne una forza direttiva, o almeno un coefficiente de– cisivo di azione. Perciò l'indennità ai deputati - senza vedervi un toccasana prodi– gioso - spingendolo a fare un minimum di ciò che è possibile e che è doveroso per esso, può avere un'influenza notevole. Il proletariato lo intende? Il partito lo vuole? L'essere buoni a nulla non è un'abitudine, come sembra a Tre Stelle. È vero che può diventarlo ... NOI 6 Cfr. E. M., Dalle elezioni tedesche ai socialisti italiani, in "Critica Sociale, 11 1 marzo 1907, con postilla a firma "La Critica. 11 [N.d.C.] 330 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=