Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

I socialisti meridionali sione di poter conservare sott' olio le coscienze a furia di discorsi fino al gran giorno della lotta finale. Da questa concezione del buono, anzi dell'unico metodo serio di pro– paganda socialista, deriva il riformismo. Il quale, se è necessario al Nord, è mille volte piu necessario al Sud. Nel Sud non abbiamo grandi industrie accentrate, le quali suggerisca– no spontaneamente al proletariato l'idea della· lotta di classe e della socia– lizzazione dei mezzi di produzione e di scambio. Non abbiamo che un pro– letariato rurale, la cui ideazione è riluttante alle astrazioni teoriche, e che in una conferenza di cosiddetta "propaganda socialista" o non capisce nulla, o vede il diavolo, o capisce a rovescio. La coscienza di classe - scrisse Ettore Ciccotti alcuni anni fa in un bel lavoro sul socialismo meridionale, che dovrebb'essere letto da tutti 2 - la coscienza di classe nella massa proletaria, l'abitudine della partecipazione alla lotta politica, un certo consenso d'interessi, di vedute, si possono suscitare soltanto col cercare un primo punto di applicazione di cose d'interesse immediato, negli episodi della vita di ogni giorno, nei bisogni piu semplici, ma piu continuamente ricorrenti, in ciascuno dei membri di quella massa. È stato questo il metodo con cui Prampolini ha rivoluzionato le co– scienze dei contadini reggiani, e Bissolati quelle dei cremonesi: il metodo con cui gli organizzatori delle moltitudini rurali del Nord hanno creato in Europa il primo esempio di socialismo contadino. E dev'esser questo il me– todo dei socialisti meridionali, se vogliono conquistare sul serio i lavoratori della terra. A una conquista ben diversa può servire magnificamente la cosiddetta propaganda socialista pura: alla conquista degli studenti bocciati, dei com– mercianti che non possono pagar le cambiali, dei piccoli borghesi affamati cercatori d'impiego. Parlare a costoro di socialismo è come invitarli a nozze: non lo discutono, non si occupano di capirlo, lo inghiottono alla cieca: in– tuiscono che è una teoria rivoluzionaria, essi son rivoluzionari per fame, dunque son socialisti. È impossibile dire le forme mostruose che prende il socialismo in queste teste spostate, mal nutrite, storpiate dal latino e dal greco. Dovunque questa gente penetra, porta la disorganizzazione e la rovi– na. Finché si trovano all'università o al liceo, tumultuano, mascalzoneggiano, oggi in nome del socialismò, come ieri in nome della repubblica; ritornati al paese, fanno gli agitatori, urlano, sbraitano, finché non han trovato chi turi loro la bocca con un boccone qualsiasi; si gettano nelle pastette locali, discreditando se stessi e il nostro partito. Ed è questo il pericolo serio, che corre il nostro partito nei paesi meridionali, dove pur tante condizioni vi sarebbero favorevoli al suo sviluppo. 2 Cfr. "Rivista moderna di cultura," 31 marzo 1900. [N.d.C.] 315 BibliotecaGino Bianco

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