Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Sempre polemiche meridionaH! là da venire - non dovrebbe fare altro che lasciar fare. E questa mia convinzione incrollabile nasce dalla conoscenza, che io ho, delle masse me– ridionali, le quali non sono né piu prone né piu servili né piu impulsive di qualunque massa proletaria di altri paesi: sono semplicemente assenti dalla vita politica, e nessuno si è mai finora sognato di chiamarvele, dal momento che non possono muoversi essendo prive del diritto di votare. La stessa tolleranza delle sopraffazioni governative, che dimostrano i corpi elettorali striminziti e ridotti a poche centinaia di cittadini, tolle– ranza, che per i nordici è sintomo di abbrutimento e di incapacità poli– tica, è conseguenza necessaria, invece, dello scarso numero di elettori che incoraggia il Governo alle pr<;potenze e rende impossibile ogni resistenza efficace. Quando in un paese gli elettori sono in tutto mille e il Governo vuol aiutare un partito, il quale non conta che quattrocento voti, gli è facile, con la corruzione e con la assoluta mancanza di scrupoli, spostare duecento voti e vincere. E il partito oppresso non può reagire con la pro– testa legale del voto, perché tutta la campagna è rivolta appunto ad oppri– merlo su questo terreno; e se resistesse colla forza, commetterebbe una paz– zia, perché avrebbe il danno e le bef:fe. Cosi il Governo ha sempre ra– gione lui. Ma, se gli elettori fossero 4000, il Governo non potrebbe in nes– sunissimo modo dominare tutti i 3600 cittadini o avversi per legami di partito o indipendenti; e questa massa, sfuggente per necessità di cose a ogni costrizione, renderebbe vana e scoraggerebbe o, nella peggiore delle ipotesi, andando tranquillamente a votare, annullerebbe tutte le prepotenze governa tive. Vuoi, caro Turati, la riprova di quanto affermo? Pensa allo spettacolo che dette Milano nella seconda metà del 1898: soppressi i giornali, i mo– derati sostenuti dal Governo, padroni di tutta la vita cittadina; quale orgia di violenze e di prepotenze e di calunnie e di servilità fu allora, caro mio! Giornalisti che facevano la spia, cinquemila lettere anonime accusatrici in un mese, incensi e glorificazioni e allori a Bava-Beccaris. Milano sem– brava diventata un borgo putrido meridionale. Supponi che nel quinto collegio gli elettori, invece di essere dieci o dodicimila, fossero· stati mille solamente. Nei giorni delle elezioni-protesta, sarebbe bastato che il prefetto spaventasse un centinaio di elettori pacifici con minacce individuali ed enormi misure di precauzione, mettesse al fresco un altro centinaio di elettori per misura di ordine pubblico, comprasse con mille lire un altro questa esperienza, sono diventato piu nemico che mai dell'intervento del Governo centrale negli affari amministrativi del Mezzodf. Infinitamente meglio esser combattuti, perseguitati, oppressi, che avere l'appoggio del Governo. Perché nel primo caso si rischia solo di essere sconfitti, ma si conserva intatto il programma e l'onore della democrazia, che o prima o poi troverà modo di prevalere. Nel secondo caso gli agenti governativi, incapaci di pensare ed usare metodi diversi da quelli prepotenti e corrotti che mez~o secolo di esperienza ha dimostrati infallibili, portano questi metodi al servizio della democrazia; e questa riesce bensi a vincere, ma perde via facendo, ogni idealità, ogni rispettabilità, ogni onore, se non respinge gli aiuti del Go– verno con maggiore energia che non combatta le forze dei nemici locali. 27S BibliotecaGino Bianco

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