Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Programma Amministrativo dei partiti popolari di Molfetta A questo sconcio attuale si deve riparare con la rinnovazione dei costumi, che deve essere fatta dal paese stesso, e specialmente dagli operai. Gli ope– rai, che non sperano di essere impiegati, né hanno parenti da fare impie– gare, non dovrebbero dividersi, ma invece unirsi per seguire il partito che si presenti alla lotta elettorale con miglior programma, perché essi soli hanno la forza di rigenerare il paese. Per le nomine degli impiegati si deve fare il concorso, giudicato da una commissione tecnica composta di forestieri estranei ai partiti locali, ed il Consiglio potrà scegliere solo fra i primi tre, e n0n nominare sfacciatamente il 18° o il 20° classificato. Questo il popolo deve imporre, protestando contro tutte le ingiustizie; disinteressarsi vuol dire essere complice necessario della ingiustizia. Nello stesso modo si deve procedere per le punizioni, e perciò nel no– stro programma si parla del collegio dei probiviri. L'impiegato, punito con tali garanzie, non potrà dire di esserlo stato a torto, perché nel collegio dei probiviri vi sarà stato il suo rappresentante; e la giunta comunale potrà punire solo quando vi sarà colpa. Se poi passiamo a guardare l'ordinamento tributario del nostro Municipio, osserviamo che in questo campo vi sono ingiustizie addirittura sanguinose; si può far moltissimo a proposito, ma non si è mai pensato a far nulla, perché si trattava del bene dei poveri, e dei poveri a Molfetta nessuno s'è occupato sul serio. Il Municipio di Mol– fetta riscuote in dazi, tasse, diritti diversi L. 374 mila all'anno. Di tali L. 374.000, ne provengono 290.000 dal dazio consumo, cioè il 77%, e 62.000 dalla sovraimposta, cioè il 16%; dal commercio e dall'industria nul– la si ricava. Come si vede, tutta l'entrata è fondata sul dazio e sulla so– vrimposta. Le L. 290.000 del dazio consumo nella nostra città di 40 mila abitanti danno L. 7,00 per ogni abitante; e siccome la nostra famiglia si compone in media di sei persone, ogni famiglia paga per il dazio L. 42,00 all'anno. Un contadino, facendo i conti molto larghi, lavora al massimo 200 giorni l'anno, con un salario giornaliero di L. 1,25, e quindi lucra L. 250,00 l'anno; supponendo che il resto della sua famiglia lucri L. 150,00 annue, si ha che il reddito della famiglia del povero contadino arriva appena a L. 400,00. annue, sulle quali per dazio consumo se ne pagano 42,00, cioè circa il 10%, Se si considera poi che i poveri hanno piu figli dei ricchi, si vede che i poveri pagano anche piu del 10%, Invece una famiglia che abbia 30 vigne <li terra e la casa ha un reddito annuo di almeno di L. 3000, sulle quali paga L. 42 di dazio consumo e 150 circa di tasse comunali, in uno L. 192, cioè circa il 6½ %, Se la stessa famiglia abbia un'industria o un com– mercio che le frutti altre 3000 lire l'anno, il suo reddito sarà di L. 6000, sulle quali però pagherà sempre L. 192,00, cioè il 3%, Questa sproporzione è un'infamia da far piangere. La massima parte dei soldi è pagata dai poveri, e serve invece ai ricchi, che pagano poco o nulla. Queste si che sono quistioni degne di popoli civili! 251 BibliotecaGino Bianco

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