Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale Il Nitti è un unitario fanatico. "Tutti i progressi," egli dice (p. 5), "che si sono compiuti non sono che l'effetto dell'unità; l'unità politica ci ha dato tutte le cose migliori che noi abbiamo; la supremazia del potere civile, il risveglio della coscienza individuale [ ?], il desiderio di espansione che ora comincia a essere in tutta la ,nazione e che sarà la nostra fortuna. L'Ita– lia, se qualche cosa deve essere nel mondo, non può essere che unitaria." E badate che il Nitti per "unità" intende non solo l'unità politica nazionale, senza la quale è in realtà inconcepibile la nostra esistenza, ma anche l'unità amministrativa burocratica. Il Nitti non sa concepire l'Italia se non con un unico Parlamento, un unico potere centrale, un'unica amministrazione in– terna; un'Italia, la quale abbia un Parlamento e un potere centrali, incari– cati di trattare solo degli affari generalissimi e di ·rappresentare di fronte agli stati l'unità nazionale, e, accanto al Parlamento e al potere centrale, abbia dei parlamenti e delle autorità regionali incaricati di amministrare gli affari regionali e del tutto autonomi in queste funzioni, e dei Consigli e autorità comunali del tutto autonomi per l'amministrazione comunale; un'Italia, in altre parole, federale, il Nitti non sa neanche · lontanamente concepirla. È bensf vero che, in un punto del suo libro (p. 23), egli am– mette che "nei paesi federali, come la Svizzera e la Germania, le spese si ripartiscono largamente"; e quest'affermazione in un libro il quale tratta a p– punto della ineguale e ingiusta ripartizione delle spese pubbliche tra le re– gioni italiane è per il lettore spregiudiçato molto suggestiva. Ma il Nitti si guarda bene dallo sviluppare quest'idea: è una verità che gli è sfuggita dalla penna e alla quale egli non intende dare nessunissima importanza. L'Italia soprattutto deve essere unitaria, non solo di unità politica, ma an– che di unità amministrativa e burocratica; io "non voglio .dire con ciò," egli ammette, "che la nostra desolante uniformità amministrativa sia sem– pre un bene; né voglio dire che la pesantezza del nostro meccanismo po– litico non possa essere eliminata" (p. 5). Ma anche questa è un'affermazio– ne buttata H per caso: appartiene al solito bagaglio di recriminazioni, che tutti gli scrittori e gli uomini politici unitari non mancano di lasciar cadere di tanto in tanto nei loro discorsi, guardandosi però bene dall'osservare e èlal far osservare che unità amministrativa e burocratica vuol dire necessa– riamente desolante uniformità e pesantezza, e che è assurdo, puerile e in alcuni ciarlatanesco dichiararsi seguaci fanatici del principio e rifiutare le conseguenze. . Data dunque l'assoluta fede unitaria del Nitti, si possono prevedere i rimedi da lui proposti ai mali lamentati. In avvenire, in qualunque progetto di riforma, qualunque margine abbia il bi– lancio, bisognerà pensare all'Italia meridionale, cui la natura non fece ricca e che per l'unità ha dato tutto. Se il bilancio non può tollerare nuove spese, nulla si chieda, purché ad altri piu_ ricchi e meno tormentati nulla sia dato. Ma se una riforrria finan– ziaria ·deve essere tentata, prima di pensare ad altro o ad altri bisognerà ricordarsi di tante province, dove le imposte fanno dieci volte piu male della grandine e dei morbi. 168 BibliotecaGino Bianco

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