Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

La questione meridionale lungo lavoro di istruzione e di educazione, che nell'Italia meridionale non è nemmeno iniziato. La classe dei piccoli fittaioli non differisce in nulla da quella dei pic– coli proprietari. Una ~lasse invece che è tuffata nella vita pubblica, e ci s'appassiona fortemente, e vive di essa, è la piccola borghesia cittadina .. Con questa denominazione intendiamo designare i piccoli esercenti, i padroni di ma– nifatture, che soddisfano i bisogni del consumo locale, i professionisti delle piccole città, gli impiegati, tutta quella numerosissima massa di persone, che è fornita di un piccolo capitale mobiliare o personale e vive in città facendolo fruttare personalmente. Parecchi di questi piccoli borghesi sono anche proprietari di ·qualche poderetto, che essi dànno in fitto oppure ten– gono in economia, facendolo lavorare sotto la sorveglianza di una persona di fiducia. Ma i loro interessi fondamentali sono in città;. il campicello ser– ve solo a dare - quando lo dà - un piccolo supplemento di reddito, e non assorbe se non una parte minima dell'attività dal proprietario. In tutta Italia la piccola borghesia non dorme su un letto di rose: da una parte le imposte eccessive, dall'altra il restringersi dei consumi per la miseria sempre crescente del proletariato, danneggiano enormemente que– sta classe e la rendono irrequieta, irritabile, frondista, poco devota al dogma del bene inseparabile. Ma nel Mezzogiorno vi sono ragioni speciali di peg– gioramento. Anzitutto, il malessere generale è molto maggiore che nel Settentrione per le ragioni alle quali abbiamo accennato, parlando delle malattie meri– dionali. Inoltre, nel Settentrione, i figli di una famiglia piccolo-borghese trovano da occuparsi come impiegati nelle aziende manufatturiere• e com– merciali, oppure con una mediocre istruzione tecnica si mettono in grado di compiere nelle industrie i lavori piu alti, e cosI riescono a conquistarsi una posizione, che talvolta è invidiata da parecchi professionisti. Nell'Italia meridionale la popolazione piccolo-borghese non può essere assorbita dalle industrie e dal commercio, che quasi non esistono; non può dedicarsi tutta alla piccola industria e al commercio locale, perché la famiglia non ha capi– tali bastanti per tutti i figli; non vuole scendere ai mestieri manuali, per– ché sarebbe grave disdoro pel "figlio di buona famiglia" fare il calzolaio o il bracciante; non resta allora che prendere la via degli studi per diven– tare professionista o impiegato. La disgraziata famiglia mena cosI una vita di privazioni e di stenti per mantenere uno, due, tre figli agli studi: vita di patimenti, di amarez– ze, di lotte perenni contro il bisogno e spesso contro la squallida miseria, che può essere intesa solo da chi c'è vissuto davvero dentro. E quando dopo anni e anni di fame, di lavoro, di angosce, il giovane è arrivato a conqui– stare una laurea o a mettersi in grado di poter avere un impiego, trova che mille altri giovani gli fanno la concorrenza nel campo professionale e mille altri aspirano all'impiego a cui aspira lui, perché mille altre famiglie 81 BibliotecaGino Bianco

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