Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

La questione meridionale mai nulla. Continuare a dare dei consigli allo Stato è fatica sprecata, perché lo Stato non può ascoltarli. Questa affermazione non può essere da noi di– mostrata, perché la dimostrazione ci procurerebbe un sequestro; ma è inutile darla: o i lettori sanno quel che vorremmo dire, e allora è inutile dirlo; o i lettòri, dopo l'esperienza del passato, credono ancora possibile che lo Stato faccia qualcosa, e in questo caso noi non abbiamo tanta presunzione da spe– rare che le nostre parole possano avere piu forza di quarant'anni di storia per convincerli che hanno torto a sperare; quand'anche altri quarant'anni passassero simili a quelli che sono già entra'ti nel dominio della storia, è cer– to che questa buona gente continuerà sempre a sperare e parlare di Stato etico, di doveri dello Stato, di democrazia e di altre simili cose allegre; la– sciamola sperare e... parlare. Eliminata la possibilità che lo Stato) com'è oggi costituito, si occupi del problema meridionale con l'intenzione di risolverlo, non resta che o dichia– rare insolubile iÌ problema, oppure invocare la formazione di uno Stato nuo– vo, che faccia quello che l'attuale non può fare. O riforme o rivoluzione, ha detto il manifesto del gruppo parlamentare repubblicano. Bene! Ma la rivo– luzione chi la farà? L'antitesi, di cui tanto si dilettano i piu dei repubblica– ni, fra riforme e rivoluzione non ha senso comune. È come l'antitesi, di cui si dilettano molti socialisti, fra evoluzione e rivoluzione. La rivoluzione non è che uno dei casi della evoluzione, e non sa quel che si dice chi si dichiara evoluzionista rinunziando all'ipotesi di far uso di mezzi rivoluzionari. Allo stesso modo la rivoluzione sta nelle riforme come la specie sta al genere; essa non è che una riforma accompagnata per neces– sità di cose dalla violenza, che distrugge uno Stato incapace a dar le riforme necessarie e ne crea un altro incaricato appunto di questa missione. Ciò posto, è evidente che la questione non istà nel decidere se le riforme le farà lo Stato presente, oppure se le farà un altro Stato sostituitosi al presente dopo un moto rivoluzionario piu o meno violento. Sta piuttosto nel sapere se esi– sta nell'Italia meridionale una forza capace di attuare - con o senza vio– lenza, poco importa - le riforme da tutti ritenute necessarie. Datemi un punto d'appoggio, diceva Archimede, e vi solleverò il mondo; ma il punto d'appoggio non lo trovò mai e il mondo se ne rimase tranquillo al suo posto. C'è nell'Italia meridionale un punto d'appoggio, su cui si possa far leva ·per sollevare il mondo sociale? O, in altre parole, c'è nell'Italia meridionale un partito riformista? e se non c'è, è possibile che sorga? e quali sono le persone che lo comporranno? Ecco il problema che a noi sembra fondamentale per l'avvenire del Mez– zogiorno d'Italia; tutte le altre questioni sono, di fronte a questa, secondarie. Si possono scrivere milioni di volumi geniali sul problema meridionale, si possono escogitare i piu efficaci e sicuri rimedi ai mali del Napoletano e del– la Sicilia; tutto questo lavoro non caverà un ragno dal buco, finché nel Mezzogiorno stesso non si determinerà un movimento energico, costante, or– ganico, che abbia lo scopo di attuare tutte quelle riforme, che per ora non 75 BibliotecaGino Bianco

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