Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

1 manutengoli del fascismo per giorno, per tre anni, Luigi Albertini - per quanti errori abbia potuto commettere durante la prima fase fascista - sbaglia il prete a dire la messa - onorò il nome italiano. Negli ultimi mesi del 1925, io seguivo da Londra la resistenza ine• guale opposta da quell'uomo disarmato a un bruto e agli scherani di quel bruto, che lo minacciavano, sicuri dell'impunità. Non essendo giornalista di mestiere, non ero mosso da nessuna solidarietà professionale. Ma se non ero giornalista, ero uomo - un uomo del secolo XIX, e non uno del secolo XX - e come uomo, fui allora fiero di appartenere allo stesso paese, a cui Luigi Albertini apparteneva. È questa la ragione per cui mi sento in dovere di ristabilire la verità sulla memoria di quell'uomo. Al quale non mi legò mai affinità di idee politic~e. Mi legò la ripugnanza comune contro la prepotenza e la volgarità. Mi legò il rispetto per certi valori morali, che debbono prevalere sui dissidi politici, se l'umanità deve consistere di esseri civili e non di selvaggi. Con questo io rivendico anche il passato di tutti coloro, che furono, come me, interventisti nel 1914-15, e poi si opposero alle adulterazioni che i nazionalisti perpetravano su quelle che avrebbero dovuto essere le ragioni dell'intervento, e poi cercarono di evitare che sorgesse e si consolidasse il mito della " vittoria mutilata, ,, e poi furono antifascisti. [Da "Il Ponte," 1952, n° 4.J 577 3& ,...,.,JtecaGino Bianco

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