1 manutengoli del fascismo Il punto di vista di Albertini ci si rivela chiaro non appena il 27 ottobre è proclamata la cosI detta mobilitazione fascista. Nel numero stampato durante la notte fra il 27 e il 28 ottobre, il Corriere la condannò nettamente. Era sempre la stessa idea; repressione legale del movimento "sovversivo" Sij repressione illegale, no. Ne conseguI che il cosI detto alto comando militare fascista vietò la pubblicazione del Corriere, come dell'Avanti!, socialista massimalista, e della Gi'ustizi·a, socialista riformista. Mussolini, che soleva tener piu. ferri sul fuoco, domandò per telefono ad ,Albertini che cosa intendesse fare. Albertini rispose che non avrebbe ripreso la pubblicazione, se non gli fosse garantita libertà nel commentare gli avvenimenti; quello che avrebbe scritto sarebbe dipeso da quanto sarebbe avvenuto. E il giornale , non USCI. 10. Mi sia consentita qui una divagazione. Sulla fascetta che accompagna le Memorie polùiche di Antonio Salandra, pubblicate recentemente,9 si legge: "Rivelazioni sensazionali sull'avvento del fascismo: Albertini chiese a Salandra di cedere il passo a Mussolini." Andiamo a leggere il libro (pp. 24-5), e sapremo che il prefetto di Milano, in un fonogramma diretto al presidente dimissionario Facta, lo pregò, a nome di Albertini e altri personaggi politici milanesi, di informare Salandra che "Mussolini era ormai deciso ad escludere qualunque combinazione e a volere per sé l'incarico di formare il ministero; altrimenti non sarebbe venuto a Roma"; Facta non dette a leggere a Salandra il testo del fonogramma, e Salandra ebbe "l'impressione " che Facta leggendolo omettesse qualche frase: "forse l'esortazione a me (Salandra) di cedere senz'altro il passo a Mussolini." Salandra non indica il giorno e l'ora, in cui quel fonogramma partf da Milano, ma informa che Mussolini, invitato ad andare a Roma a conferire col re, si rifiutava di partire da Milano se non riceveva senz'altro l'incarico di formare il ministero. Alla sua volta Albertini afferma di aver telefonato dalla prefettura di Milano alla segreteria del ministro della real casa la mattina del 29 ottobre per dire che oramai il meglio che si potesse fare era dare l'incarico a Mussolini (ALBERTOALBERTINI, Vita di Luigi Albertim·, p. 214; si veda anche TASCA, Nascùa e avvento del fascùmo, p. 503). Quella data è essenziale per capire il pensiero di Albertini in quel momento. Il giorno prima, 28 ottobre, il ~e rifiutandosi di firmare il decreto di stato d'assedio, aveva disarmato se stesso. Non appena la revoca fu conosciuta - alle ore 13 - in tutta Italia, i fascisti avevano sentito che la vittoria e le spoglie della vittoria erano nelle loro mani. Bande armate di fascisti convenivano dalle provincie vicine su Milano, mentre il prefetto ed il generale Cattaneo, comandante della piazza, lasciavano correre. 'Gli ufficiali dell'esercito, che quasi certamente la mattina del 28 avrebbero obbe8 ANTONIO ~ALANDRA, Memorie politiche (1916-1925), Milano, 1951. [N.d.C.] 575 Biblioteca Gino Bianco
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