Lineamenti per una storia dell'Italia giolittiana sul Corriere la cronaca della scalata data dai nazionalisti e fascisti all'amministrazione comunale socialista di Milano nell'agosto del 1922. Tutti i torti attribuiti ai socialisti, e tutte le attenuanti concesse agli assalitori. Eppure quelli erano stati favoriti sotto mano dal prefetto e dalla polizia, come al tempo di Giolitti nell'anteguerra avveniva nei borghi putridi dell'Italia meridionale. Albertini si lasciò prendere la mano dalla ostilità antisocialista e dal municipalismo milanese di donna Paola Travasa: quandoque bonus dormitat Homerus; ma la vittoria dei fascisti oramai era diventata inevitabile, non certo per sua libera scelta. Inoltre non si deve dimenticare - se si vuol dare ad ognuno il suo - che in quegli anni, anche molte persone tutt'altro che disposte a fare da manutengole ai fascisti, erano disgustate dagli scioperi capricciosi e disordinati e dalle sporadiche prepotenze e brutalità a cui si abbandonavano i socialisti, come si dicevano allora, massimalisti. Questi, guidati da dottrinari come Serrati,6 che aspettavano la immin.ente "crisi della società capitalista," o da teste vuote come Lazzari, 7 o da facinorosi come Bucco 8 e Bombacci (passati poi al fascismo), fecero tutto il possibile per esasperare l'unive~so intero. In conseguenza molti se ne stavano da parte e borbottavano: " Mal date ma ben ricevute. " Albertini non poteva rimanersene in silenzio mentre dirigeva un quotidiano come il Corriere. Questo non lo scrivo per negare ogni sua responsabilità in quanto avvenne durante quegli anni terribili. Lo scrivo per ridurre alle vere proporzioni quella parte di responsabilità che pur gli spetta, salvo a ricordare al Cajumi che non è lecito vedere la pagliuzza negli occhi di Albertini, e non vedere la trave negli occhi di Giolitti e C. 9. Inoltre, non è lecito ignorare l'atteggiamento preso da Albertini di fronte al movimento fascista dalla "marcia su Roma " al giorno in cui, nel 1925, dové abbandonare il giornale. . È assai probabile che nell'estate e nell'ottobre del 1922, quando Salandra, e Giolitti, e Nitti negoziavano con Mussolini per imbarcarlo ciascuno in un proprio miQ.istero, Albertini preferisse come meno peggio un ministero Salandra-Mussolini. Ma bisogna saper distinguere. Salandra e Sonnino e i nazionalisti e i militari, che manovravano nell'oscurità, volevano arrivare a un cambiamento di regime (non da rappresentativo a dispotico, ma da parlamentare a bismarckiano ). Giolitti e Nitti desideravano niente altro che un cambiamento di ministero con un ritorno allo statu quo ante il 1914. Mussolini era pronto ad accettare qualunque soluzione, verso cui lo avessero portato le forze torbide e tumultuarie alle guaii erano legate le sue fortune. 8 Serrati Giacinto Menotti ( 1876-1926), autorevole esponente del massimalismo socialista. [N.d.C.] 7 Lazzari Costantino (1857-1927), deputato di Cremona e Mantova per le legislature XXV-XXVI, socialista. [N.d.C.] . 8 Bucco Ercole, deputato di Mantova per la XXV legislatura, socialista. [N.d.C.] 574 BibliotecaGinoBianco
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