Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

Lineamenti per una sto1·ia dell'Italia giolittiana anzi specialmente i deputati e i senatori che provenivano da quei proprietari siciliani che nel 1894 si riunirono a comizio in Palermo e domandarono che nei bilanci comunali fossero abolite le spese obbligatorie per le scuole elementari. È il caso di domandare se Croce non abbia equivocato fra regime " democratico " e regime " parlamentare. " Parri, invece, aveva dinanzi al pensiero un ideale della democrazia piu nobile che non fosse quello di Croce; e non ravvisandolo nella democrazia italiana di una volta, cosI lacunosa e incoerente e claudicante, negò che l'Italia avesse mai avuto una democrazia. Inoltre egli guardava con occhio sospettoso a quel regime prefascista che aveva figliato quel regime fascista di cui Croce fino al I 925 era stato " fiancheggiatore " e a cui Parri non intendeva ritornare. Ed è certo che se per " democrazia " s'intende un regime politico, nel quale tutti i diritti personali e politici sono assicurati a tutti i cittadini, non solo dalla legge scritta, ma anche nella effettiva prassi quotidiana - e per giunta tutti i cittadini senza eccezione partecipano con intelligenza e probità alla vita politica, avendo a cuore sempre e solamente il benessere generale - se questa è la "democrazia," dobbiamo ammettere che l'Italia non ebbe mai una " democrazia. " Ma una " democrazia " perfetta non è mai esistita rn nessun paese di questo mondo. La democrazia è stata e sarà ovunque e sempre qualcosa di imperfetto, che deve sempre perfezionarsi. Se si confronta l'Italia quale era nel 1860 con l'Italia quale era nel 1914, non è possibile disconoscere l'immenso progresso, non solo economico, ma anche politico e morale fatto in quel mezzo secolo. Nel 1914 l'Italia del Nord e del Centro era ancora lontana da quel livello che la democrazia aveva raggiunto nella Svizzera, nei paesi scandinavi, nell'Inghilterra, negli Stati Uniti, nella stessa Francia. Ma era sulla strada. Aveva non una democrazia " perfetta, " ma una democrazia " in cammino. " La stessa Italia meridionale - pur nelle sue condizioni arretrate, pur con la vergogna delle elezioni "governative" - aveva avuto la sua parte di pro• gresso, eh~ non era da disprezzare. La sua democrazia era cosI imperfetta che non sarebbe stato facile definirla neanche come una " democrazia in cammino. " Ma ci sono gradini anche nella imperfezione, e la imperfezione era nel 1914 minore non solo di mezzo secolo prima, ma anche di 15 anni prima, grazie ai miglioramenti che il progresso generale del mondo produceva anche H. Il suffragio universale, largito in Italia dall'alto e non conquistato dal ba~so, non poteva produrre rinnovamenti immediati, neanche nell'Italia meridionale. Ma vi sconvolse da cima a fondo il vecchio equilibrio delle forze, e un resultato immediato lo· produsse anche se falsificato dalle violenze e dai brogli locali e governativi. Rovesciò nuove e strabocchevoli masse lavo566 Biblioteca Gino Bianco

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