. Lineamenti per una storia dell'Italia giolittiana approvavano né sabotavano. Ma il non opporsi era fino ad un certò punto approvare, e il non approvare era fino ad un certo punto sabotare. Aspettarono la fine della guerra per vantarsi di essersi opposti, come se la non approvazione passiva fosse stata opposizione attiva. Benedetto Croce scrive che "rimase l'impressione che la volontà del popolo, o di gruppi di uomini risoluti parlanti in suo nome, si fosse sovrapposta alla volontà del Parlamento, come se nell'ordinamento costituzionale il Parlamento non rappresentasse esso soltanto la volontà del popolo; e che il popolo o quei gruppi di uomini avessero provveduto all'ordine e alla fortuna d'Italia con l'intelligenza e la volontà che la sua Camera e il suo Senato non possedeva. " Lasciando da parte il Senato che allora non contava niente, e prendendo in considerazione la sola Camera, che avrebbe dovuto contare, Croce confonde nel suo discorso una formula giuridica con una realtà politica. Formula giuridica è la proposizione che il Parlamento "nell'ordinamento costituzionale" rappresenta esso solo la volontà del popolo e provvede all'onore e alle fortune del paese. Realtà politica è che nel 1915 la Camera dei deputati non rappresentava niente. Fra il 1870 e il 1890 le istituzioni parlamentari erano state vilipese dai clericali legittimisti a Destra, mentre gli anarchici le discreditavano dalla Sinistra. Nell'ultimo decennio del secolo XIX mentre gli anarchici continuavano a vilipenderle dalla Estrema Sinistra, i conservatori-liberali di Destra tentarono di instaurare in Italia qualcosa di analogo al sistema bismarckiano, togliendo alla maggioranza parlamentare e attribuendo al re la facoltà di designare il presidente del Consiglio; ma non pensarono mai ad abolire senz'altro la Camera dei deputati, e ad ogni modo non riuscirono a niente. Nel primo decennio di questo secolo i sindacalisti alla Sorel e i nazionalisti si associarono agli anarchici nel vituperare le istituzioni parlamentari. Ma· i clericali abbandonarono la campagna antiparlamentare. Quel che si perdeva da un lato si guadagnava dall'altro. Allora intervenne Giolitti a discreditare le istituzioni parlamentari dal di dentro, riducendo le elezioni ad un gioco con le carte segnate, nel quale era prevedibile che lui avrebbe vi_nto sempre. Dopo le tre elezioni giolittiane del 1904, 1909 e 1913 la Camera aveva perduto la figura di organo rappresentativo per diventare niente altro che una camera di registrazione per gli ordini ricevuti da un ministro degli Interni, il quale eleggeva lui stesso la maggioranza. Ai suoi bei tempi Mussolini doveva burlarsi delle elezioni definendole "ludi cartacei. " Proprio Giolitti le aveva ridotte a "ludi cartacei." Gli ascari meridionali, che erano eletti non da un corpo elettorale indipendente, ma dal governo attraverso i prefetti, non avevano né pensiero né volontà propria. Quando videro quale era il pensiero e la volontà del " governo " - origine della loro esistenza - votarono come voleva il " governo. " Erano stati giolittiani finché Giolitti era stato il " governo. " BibliotecaGinoBi.anca
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