Lineamenti per una storia dell'Italia giolittiana Né il suffragio universale è il toccasana di tutti i mali. Il congegno elettorale non è che un espediente trovato empiricamente per la prima volta in Inghilterra, mediante il quale la maggioranza degli elettori - del cosi'.detto " paese legale " - è chiamata di tanto in tanto a dichiarare se è o no contenta dei governanti, e può cambiarli, senza aver bisogno di ricorrere ad atti di violenza rivoluzionaria. Una elezione è una rivoluzione omeopatica, o una rivoluzione risparmiata. E il suffragio universale è semplicemente uno specchio, nel quale si riflette la realtà del momento in cui viene usato. Se gli elettori non conoscono i loro diritti o non sanno che farsene, il suffragio universale produrrà la fine dello stesso suffragio universale. Quando la realtà è barbara, lo specchio rifletterà una immagine barbarica. La fede nella democrazia rampolla dalla persuasione ottimista che l'uomo impara a furia di prove e di errori, e se non comincia a provare ed a errare, non imparerà mai; rampolla soprattutto da una robusta fiducia nell'avvenire del proprio paese, e dal rispetto che ogni ùomo civile deve a se stesso e ai suoi concittadini, anche quando questi sono su una via sbagliata: impareranno sbagliando. Ma la elezione è un gioco che ha le sue regole. Se una parte dei giuocatori o tutti le violano di proposito e se - peggio ancora - il giudice di campo falsifica il gioco, il congegno si mette a funzionar male, e alla fine nessuno lo prende piu sul serio. La cosa non ha importanza per chi come Togliatti non crede al gioco. Ne dovrebbe avere molta per chi vede nelle istituzioni rappresentative, con tutti i loro difetti o, come si dice oggi, sfunzionamenti, il solo congegno che sia stato finora escogitato per evitare qualcosa di assai peggiore: la dittatura, poco importa se dittatura secolare o ecclesiastica, di Destra o di Sinistra. Chi accetta le istituzioni rappresentative - se le accetta sul serio - non ha il diritto - come fa Benedetto Croce - di passare innanzi ai metodi, con cui Giolitti faceva a suo tempo le elezioni, ignorandoli o negandoli. La posizione di Togliatti è logica. Quella di Benedetto Croce è assurda: peggio che assurda è equivoca. Nel 1913, Luigi Albertini 5 scriveva nel Corriere della Sera: Quan<lo una maggioranza omogenea formata quasi per legge fisica della attrazione delle stesse idee sulle principali questioni della vita sociale e politica del paese, manda al governo l'uomo che è in grado di attuare con piu energia di propositi e con piu autorità personale il programma affidatogli, se egli ha carattere di dominatore, quel carattere può giovare al corso dei lavori parlamentari e non mettere menomamente in pericolo il regime parlamentare. Non è un governo personale, ma un governo di maggioranza. Quando invece è l'uomo di Stato che forma la maggioranza, che se la raduna intorno dalle parti piu diverse, con i piu dissonanti accordi, in seguito a transazioni di ogni specie, dai clericali ai radicali massoni che ne predicano lo sterminio, e impone egli il programma o stabilisce egli la suprema convenienza di non impacciarsi con 0 Albertini Luigi ( 1 87 r-r 9'4 r ), giornalista ed uomo politico, liberale conservdtore, diresse a lungo il " Corriere della Sera. " [N.à.C.] 558 BibliotecaGinoBianco
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