Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

Fu l'Italia prefascista una democrazia? Coloro che vivevano nell'Italia meridionale nel primo decennio di que• sto secolo, e sono ancora vivi, lo sanno. Chi allora era ragazzo o non era ancora nato, deve fare un certo sforzo d'immaginazione per rendersene conto. Dove il corpo elettorale era fedele al deputato ministeriale, c'era auto• nomia amministrativa illimitata per i sindaci e consiglieri benpensanti, anche se erano i peggiori bricconi di questo mondo, e c'era libertà assoluta per i loro elettori. Una libertà piu libera di quella non si trovava in nessun paese del mondo. DÒve invece il corpo elettorale era refrattario, e i sindaci e i consiglieri comunali riluttavano a piegarsi ai "buoni consigli" del pre• fetto, questi mandava ispezioni su ispezioni a scoprire irregolarità le quali , potessero servire di pretesto per licenziare sindaci, assessori e consiglieri. Se irregolarità non si trovavano, si ricorreva alle cosI dette "gravi ragioni di ordine pubblico ": cioè il partito di opposizione, in combutta col locale delegato di pubblica sicurezza, metteva su una dimostrazione contro l'amministrazione comunale, tirava qualche sassata, rompeva qualche vetro, e allora il prefetto interveniva per "gravi ragioni di ordine pubblico," e proponeva al ministro degli Interni lo scioglimento del consiglio comunale. Naturalmente il ministro degl'Interni accettava la proposta. E allora un commissario regio prendeva il posto del sindaco, degli assessori e dei consiglieri elettivi. Il commissario era un funzionario governativo che, natu• ralmente, era pagato a spese del municipio; un metodo per arrotondare il magro stipendio. Riceveva dal prefetto, che alla sua volta l'aveva ricevuta dal deputato, la nota dei capi partito che dovevano vincere l'elezione. Insediatosi nella casa comunale, rendeva impossibile la vita ai funzionari sospetti, e magari li mandava a spasso con pretesti futili per mettere al loro posto i galoppini elettorali amici; intimidiva gli incerti, e li obbligava a galoppare anche loro; moltiplicava le contravvenzioni contro 1 nem1c1, e annullava quelle che esistevano contro gli amici; ne lanciava delle cervellotiche contro poveri individui innocui per poterle revocare, oppure ntlrava e concedeva i permessi per occupazione di suolo pubblico, e cosI si accaparrava altri voti; disperdeva i fondi della beneficenza a scopi elettorali; spendeva in un mese gli stanziamenti per i lavori pubblici che avrebbero dovuto bastare per un anno, bene inteso che gli appaltatori prendevano il denaro e. non facevano i lavori. Il colpo maestro consisteva nel denunciare all'autorità giudiziaria sindaci e assessori per reati inesistenti, e cosI renderli ineleggibili nelle elezioni amministrative prossime; la magistratura con comodo avrebbe assolto gli accusati "per non aver commesso il fatto," ma intanto il colpo di metterli fuori combattimento era riuscito. All'appressarsi della giornata campale, la polizia dava i permessi d'arme alla malavita della città e delle città limitrofe. I "mazzieri " si concentravano sulla città da essere conquistata, avendo, come si diceva, "carta bianca." Gli oppositori non potevano tenere comizi in pubblico; erano assediati nelle case; se uscivano, erano randellati o messi senz'altro in prigione fino al giorno dopo le elezioni. Gli elettori m sospetto di appoggiare l'op549 BibliotecaGino Bianco

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