Fu l'Italia prefascista una democrazia? un po' meglio, e fare il possibile per raggiungere quei risultati; ma non pensò mai che i poveri diavoli potessero cambiare le basi della società, in cui erano nati, o dovessero ardire di cambiarle. Del resto, gli stessi socialisti, che potendo, avrebbero cambiato quelle basi, non domandarono mai a Giolitti che le cambiasse proprio lui. Se erano rivoluzionari, erano sicuri che la società capitalistica era ormai arriv.ata a quel punto di cottura in cui la rivoluzione sarebbe scoppiata necessaria•. . mente, e quindi non domandavano a Giolitti niente, come non domanda• vano al padreterno di far arrivare l'estate o l'inverno. E quelli che erano riformisti, cioè riconoscevano che il punto di cottura era ancora lontano, si contentavano di quelle briciole che, grazie alla non resistenza giolittiana, i poveri diavoli riescivano, alla meglio e alla peggio, ad appropriarsi dalla mensa dei ricchi epuloni. Giolitti non era né socialista riformista, né so~ia• lista rivoluzionario; e meno che mai era comunista "figurino•195r." Per• ciò non fece quello che nessu~o gli domandava di fare, e che lui per conto suo non avrebbe mai fatto. Recentemente è stato affermato che i liberisti come de Viti de Marco, Giretti, Einaudi, accusavano Giolitti perché non faceva "politica liberi• sta," cioè non demoliva il sistema doganale che danneggiava l'Italia agri• cola, e particolarmente l'Italia del Sud: se Giolitti avesse proceduto a sif• fatta demolizione, "si sarebbe trovato con l'industria settentrionale in crisi, e con moti sociali cosi'.forti al Settentrione; da compromettere forse quella stessa unità che era poi il vantaggio e la difesa delle plebi meridionali" (G. ANSALDO, Il ministro della buona vùa, p. 150). Questa argomentazione è falsa nella premessa. Nessuno pretese mai che Giolitti demolendo il pro• tezionismo industriale che era sorto nel ventennio precedente, producesse nell'Italia settentrionale una crisi (crisi che non era stata evitata quando doveva colpire l'Italia meridionale per la introduzione del protezionismo industriale) .. Quello che i critici della politica doganale giolittiana deplo• ravano, era che Giolitti aggravava con nuovi provvedimenti il protezioni• smo già esistente, cioè acuiva il male già fatto prima di lui accentuando le inique sperequazioni fra il Nord e il Sud. Il protezionismo zuccheriero, il protezionismo siderurgico, i favori ai cantieri navali ebbero proprio nel•. l'età giolittiana trionfi non prima sperati. Bisogna andare a cercare il bene che Giolitti non fece dove si è sicuri di trovarlo. Giolitti, aveva invocato come deputato un "largo " decentramento. Ma sotto di lui l'accentramento diventò sempre piu invadente e piu rigido, e raggiunse la sistemazione giuridic~ definitiva colla legge del 1908 sullo stato giuridico dei pubblici funzionari, .la quale abbandonò senza difesa i cittadini al dispotismo dei funzionari, e questi al dispotismo dei direttori generali. Quando non era al governo, Giolitti aveva spesso deplorato che il si• sterna tributario italiano fosse progressivo alla rovescia. Ma in quel decennio 547 Biblioteca Gino Bianco
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