Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

Storiografia e moralismo un certo punto nuovi e moderni, nell'Italia meridionale non ha cambiato in nulla i vecchi metodi " (p. 5). E nel gennaio 1903: "I socialisti del Sud dovrebbero comprendere che il ministero Giolitti-Zanardelli, se nel Sud non ha continuato che a far del male, nel Nord è stato utile allo sviluppo della potenza proletari·a" (p. 16). E nel maggio 1908: "Giolitti, col suo solido buon senso, ha ben compreso che la legislazione sociale, oggi, in Italia, non costituisce nessun pericolo per gl'interessi conservatori" (p. 26); "nessun uomo politico ha mai sistematicamente, come Giolitti, adoperato fra le sue arti di governo la corruzione e l'asservimento politico e morale del Mezzogiorno ... Giolitti agisce con quella tenacia, con quella brutalità, con quella mancanza di scrupoli, con quella ferrea rigidità, che costituiscono, nella nostra vita politica fiacca e oscillante, la sua forza " (pp. 39-80). E nel 1910: "L'azione politica dei riformisti, culminante nell'appoggio dato dal gruppo parlamentare al ministero Zanardelli-Giolitti, fu giustificata dalla necessità di fare argine contro gli assalti non ancora definitivamente vinti dei reazionari " (p. 100 ). Un giudizio "complessivo" sulla intera politica italiana di Giolitti non avrebbe potuto non essere diverso da un giudizio " parziale " sulla politica meridionale. Ma io mi occupai in quegli anni della politica meridionale, sulla quale si cercava di fare il silenzio come se non esistesse. Nel 1945 la "prospettiva" era cambiata. Ecco perché in una prefazione a un libro sul decennio giolittiano di un intelligente giovane italo-americano, A. W. Salomone, ltalian Democracy in the making - un libro che meriterebbe di essere tradotto e largamente conosciuto in Italia - io ripetei quanto avevo scritto trenta anni prima sui metodi con cui Giolitti " faceva" le elezioni nel Mezzogiorno e manovrava nella Camera i deputati dell'Italia settentrionale. Ma spiegai anche essere assurdo parlare di Giolitti come di un "dittatore" alla Mussolini. L'Italia aveva al tempo di Giolitti un regime democratico tutt'altro che perfetto, ma in via di diventare sempre meno imperfetto. La mia conoscenza degli uomini politici, che erano venuti dopo Giolitti in Italia, e di quelli dei paesi, in cui ero vissuto negli ultimi venti anni, mi aveva insegnato che Giolitti non era stato né peggiore, né migliore di molti politicanti non italiani ed era stato certamente migliore di chi lo aveva seguito in Italia. "Se mi fosse possibile ritornare a vivere in Italia fra il 1900 e il 1918 con quel tanto di esperienza che ho acquisita in questi ultimi trent'anni, io non o_metterei una sola delle condanne da me pronunciate contro il sistema giolittiano, ma sarei piu indulgente." Specialmente avrei cercato di evitare il pericolo che le mie critiche, inveçe di contribuire a dirigere la vita pubblica italiana verso forme meno imperfette di democrazia, contribuissero alla vittoria di quei gruppi militaristi, nazionalisti e reazionari che trovavano anche troppo perfetta la democrazia di Giolitti. Un collaboratore del quotidiano Ricostruzione, nel dicembre 1945, ha scoperto che in queste parole io ho "riveduto" il mio giudizio sull'uomo. 537 BibliotecaGinoBianco

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