Lin,!amcnti per ttna storia dell'Italia giolittiana " passione politica " e non da una spassionata osservazione dei fatti, quale uno storico deve avere. Non escludo che egli abbia ragione, dato che io non intendevo di scrivere un manuale di storia medievale o antica, ma facevo polemica contro quella che giudicavo politica fune.sta all'Italia me• ridionale. Ma anche i documenti di una polemica politica possono servire come materia prima per la ricostruzione storica, se i fatti denunciati in quella polemica furono reali, e non furono esagerati, o addirittura inventati dal "focoso polemista." Ritorniamo, cioè, sempre ai fatti. O sono veri, o sono falsi. Se sono falsi, non sono né storici né politici. Neanche in questa faccer.ida riesco a capire che cosa possa essere la moralità della storia, piu alta o piu bassa che sia. Chiara e anche giusta, almeno fino a un certo punto, è l'osservazi~ne di Morandi che ad un giudizio pronunciato in un libro, che porta la data 1910, mancava quella prospettiva "storica," la quale avrebbe potuto essere data da una visione completa degli eventi contemporanei ~ dalla esperienza degli eventi successivi. Se questo è nelle parole di Morandi il significato del giudizio "politico" contrapposto al giudizio "storico," io comincio a veder chiaro nei termini di una possibile discussione, nella quale potrem• mo arrivare anche a qualche conclusione concorde. Ho scritto, infatti, che fino a un certo punto è esatto che a un giudizio pronunciato nel 1910 mancava la prospettiva. Quel giudizio riguardava la politica elettorale di Giolitti nell'Italia meridi'onale. Esso, a mio parere, merita di rimanere intatto, anche oggi dopo trentasei anni. Ma la politica giolittiana di quegli anni non consisté nella sola politica elettorale meridionale. Se nel 1910 avessi trattato la politica giolittiana nel suo insi·eme, avrei dovuto tener conto di molti altri dati di fatto, e il mio giudizio personale "complessivo" avrebbe dovuto essere diverso. E fu di"versoquando esami'nai quella polùica nel suo i'nsi'eme. Morandi ha notato nella sua recensione che il mio giudizio sulla politica estera di Tittoni, cioè di Giolitti, dal 1908 al 1909, è nell'insieme favorevole, e che anche nell'esaminare i precedenti che condussero alla guerra della Libia, io spiegai obiettivamente le ragioni che resero inevitabile quella guerra. Anche per quanto riguarda la politica interna di Giolitti nell'Italia settentrionale, io non detti di quella politica un giudizio cosi'.ostile come quando mi occupai dell'Italia meridionale. Se qualcuno avesse la malinconia di disseppellire una raccolta di scritti da me pubblicati nel 1922 (Tendenze vecchi·e e necessùà nuove del movimento operaio in ltalt'a 2 ) e la prefazione con cui accompagnai quella raccolta, troverebbe che nel dicembre 1902, io scrissi: "Il ministero Giolitti, se i'n molti paesi dell'Italia del nord ha las;iato respirare le organizzazioni· proletarie ed ha portato metodi di governo fino ad 2 G. SALVEMINI, Tendenze vecchie e necessità mtove del movimento operaio in Italia, Bologna, 1922. Verrà ristampato nel secondo volume della sezione delle Opere dedicata agli scritti sull'Italia giolittiana. [N.d.C.] BibliotecaGinoBianco
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