Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

Storiografia e moralismo tutti i miei ragionamenti non sono che· calcoli di possibilità e di utilità. Niente altro. I fattori morali di un eventuale giudizio sono lasciati fuori bilancio. Non voglio passare per piu "realista" e meno "moralista" che io non sia. Dopo tutto, chi discute se una data politica è utile o dannosa a un dato paese presuppone sempre la soluzione di un problema morale, cioè la persuasione che l'uomo politico deve volere la utilità e non il danno del proprio popolo, e quindi non deve buttarsi avanti alla cieca. Finanche un " realista " comi~ Bismarck insegnava che si debbono conquistare solamente quei territori che si possono conservare senza eccessive difficoltà; cioè obbediva a un principio morale: non certo a quello che insegna non dovere fare ad altri quel che non si vorrebbe fosse fatto a se stesso, ma almeno a quello che non si deve condurre il proprio popolo a fare indigestione per il solo gusto di gonfiargli la pancia. Siccome non intendo lasciare nella oscurità nessun angolo del mio pensiero, aggiungerò che fra le mie prepossessioni personali c'è anche la persuasione che se i dieci comandamenti e il sermone della montagna non fossero stati annunziati invano, gli uomini condurrebbero vita meno sciagurata. Ma la esperienza insegna che è inutile fare appello a quei comandamenti e a quel discorso. I piu se ne ridono. Perciò ho sempre seguito la tattica di giustificare i miei giudizi personali con considerazioni di possibilità e utilità anzi che con considerazioni morali, che mi avrebbero discreditato senza rimedio agli occhi dei piu. Ma ahimé, questa cautela non mi servf mai né per cambiare le opinioni personali altrui, né per accreditarmi. Questo " moralismo " in soldi spiccioli, terra terra, quale può essere inteso anche dalla vecchierella che vende le caldarroste all'angolo della strada, non ha nulla da vedere con quello che l'amico Morandi chiama "vera e piu alta moralità della storia." Ma mentre riconosco che il mio moralismo non aspira a grandi altezze, confesso che non riesco a capire che cosa quelle parole "vera e piu alta moralità della storia" vogliano dire. Non trovo nessun aiuto a risolvere questo problema in quanto lo stesso Morandi scrive nel suo bel libro recente I partiti politici nella storia d'Italia (p. 53) quando definisce come " politico " il giudizio da me dato sui metodi con cui Giolitti nel suo decennio " faceva " le elezioni nel Mezzogiorno. Secondo Morandi nel formulare quel giudizio, io mancavo della prospettiva necessaria a un giudizio "storico." Se l'amico Morandi avesse pensato che i fatti da me denunciati nel mio Ministro della mala vita erano stati inventati da quella che egli chiama la mia " rigida coscienza " di "focoso polemista, " egli non avrebbe avuto bisogno di contrapporre il giudizio "politico" al giudizio "storico." Avrebbe detto senz'altro che le mie affermazioni erano false, che non erano né storiche, né politiche: erano false senz'altro. Ma mi par difficile che alcuno mai dimostri che i fatti da me allora denunciati non erano mai esistiti. Forse il pensiero di Morandi è che 1 miei giudizi furono dettati da 535 Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==