Lineamenti per una storia dell'Italia giolittiana vi sono le famose ragioni strategiche. E si potrebbe continuare per un pezzo ad enumerare opinioni personali in contrasto con le mie. Ma mentre le opinioni personali· variano con le prepossessioni dei diversi individui, i 48 miliardi che la impresa etiopica costò dal 1935 al 1940,, non possono variare. Sono e resteranno sempre 48 miliardi. Fra l'opera della ricostruzione storica e i giudizi personali, che lo storico può formulare, vi è senza dubbio "separazione," se lo storico è un uomo onesto, che non manipola maliziosamente il passato con l'intento di suggerire al lettore i propri giudizi personali, ben sapendo che questi non sarebbero accettati, se tutti i fatti fossero presentati senza soppressioni e senza contorsioni (questo è il lavoro della " propaganda " o, come si dice oggi, "guerra psicologica "). Ma " separazione " non è " antinomia. " Ricostruzione storica e giudizio personale sono due operazioni dello spirito, le quali non possono né confondersi né opporsi, perché non solamente sono separate, ma anche sono "diverse. " Nel distinguere dalla ricostruzione storica i giudizi "personali," ho usato questa ultima forma, anzi che quella usata da Morandi di giudizi " politici." I giudizi personali possono essere non solo politici, ma anche religiosi, o economici, o estetici, o morali, secondo le presupposizioni, da cui essi sono condizionati individuo per individuo e caso per caso. Morandi attribuisce le mie opinioni personali sul colonialismo italiano a "un residuo di moralismo politico." Sebbene io sappia benissimo che dopo cento e piu anni di hegelismo piu o meno diluito, di realismo bismarckiano e di atti puri che viceversa sono impuri, chi fa di un uomo un moralista politico, lo rovina come storico, come politico, e addirittura come uomo serio, io non mi spaventerei di passare come moralista politico, se le mie opinioni personali sul colonialismo italiano mi fossero dettate da niente altro che prepossessioni morali. Ma questo non è il caso. Parlando della questione tunisina, io contestai la qualifica di " sciacallo" appioppata da Bismarck alla sola Italia in quella circostanza, e feci distinzione fra gl'italiani, sciacalli "deboli e sciocchi," e gli amici di Bismarck, sciacalli "forti ed abili"; e mi domandai se fra il 1878 e il 1881 il governo italiano sarebbe stato "abile," aumentando le responsabilità del proprio paese annettendosi nuovi territori. Anche sul problema libico, mi domandai se gli italiani non sarebbero stati piu "saggi" lasciando all'Inghilterra e alla Francia le ossa dopo che si erano presa la polpa. " Saggezza, " "debolezza, " "stupidità, " "forza," "abilità," "responsabilità," - intendo responsabilità finanziarie ed internazionali, e non peccati mortali o veniali - sono termini nei quali non vedo come si possa scoprire alcun contenuto morale. Ci troviamo di fronte a giudizi di possibilità e di utilità, e non di moralità. Se Morandi dà un'occhiata ad altre mie pagine sulla questione tunisina durante e dopo il congresso di Berlino, che Nino Valeri ha esumato nel recente volume La, lotta politica in Italia dall'unità al 1925, vedrà che 534 BibliotecaGinoBianco
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