Lineamenti per una storia dell'ltalia giolittiana furono gli sciacalli forti e gli sciacalli deboli, gli sciacalli abili e gli sciacalli sciocchi: il governo italiano fu uno sciacallo debole e sciocco. " Ma continua: " Tutto questo è detto nell'ipotesi che un governo il quale aumenta la responsabilità del proprio paese annettendo nuovi territori, sia un governo abile. Io non sono di questa opinione. Ma questo non è un problema storico: sarebbe una discussione politica,· e io debbo rimanere alla storia. " I due passi che ho citato sono caratteristici dello spirito e quindi della storiografia del Salvemini. Siamo di fronte a uno sdoppiamento: lo storico e il politico. Ma la separazione, anzi l'antinomia, lascia ~dito a dubbi sulla sua validità. In ultima analisi si tratta di un residuo di moralismo politico che non riesce a sciogliersi nella vera e piu alta moralità della storia. '.Mentre ~omprendo perfettamente la " separazione " fra lo storico e il politico, non riesco a vedere come mai possa esistere fra essi "antinomia. " Le. fonti storiche - reliquie, documenti, testimonianze, - sono H innanzi a noi, e noi .dobbiamo ricostruire il passato col loro aiuto, integrandole, dove sono frammentarie, con ipotesi, le quali si inseriscano nei loro interstizi senza discontinuità e senza dissonanza. In questo lavoro possiamo errare perché siamo uomini. Possiamo riconoscere che conclusioni sicure· non sono raggiungibili per difetto d'informazioni. Passioni superiori alle nostre capacità critiche possono deviarci verso interpretazioni scorrette. Ma, date le fonti storiche, una sola ricostruzione dovrebbe essere la buona, e ogni altra interpretazione è sbagliata. Questo è il lavoro storico. Accanto al lavoro storico, può esservi il nostro giudizio personale. Dico " può " esservi perché nessuno obbliga lo storico ad esprimere le sue opinioni sui fatti che racconta. Nessuno può neanche obbligarlo ad averne, e se lui vuol fare su se stesso l'operazione di Origene, ha il diritto di farla. Ma se egli formula dei giudizi, deve essere ben chiaro per lui e per gli altri che questi giudizi si trovano su un piano che non è quello della ricostruzione storica. . Prendiamo il problema tunisino nel 1878-1881 e il problema libico nel 1911. I precedenti dei fatti, e i fatti stessi, e le conseguenze· di quanto gli uomini politici italiani fecero in quelle occasioni, sono H innanzi a noi. Sono persuaso che Morandi ed io; nel ricostruirli, arriveremmo alle stesse conclusioni, dato che le fonti storiche sono quelle e non altre. Ma i nostri giudizi personali su quei fatti possono essere assai diversi. Io sono della opinione che gli uomini politici italiani dimostrarono infantilità vera e propria non solo quando si intestarono a impedire la conquista francese della Tunisia, mentre non avevano nessun mezzo per raggiungere quello scopo data la situazione internazionale degli anni 1875· 1881, ma anche quando considerarono quell'avvenimento come un disastro nazionale. Secondo me, la sua piu fruttifera conquista coloniale l'Italia la fece precisamente quando il governo francese occupò la Tunisia. Infatti, dal 1881 al 1910 gli italiani salirono in Tunisia da meno di 20.000 a circa rno.ooo, e molti di essi, che .erano partiti laceri e scalzi vi si rimpannucciarono, e in tutti i modi i piu vi si trovarono meglio che nel paese di origine. E l'erario italiano non sborsò un solo centesimo. Le spese le portò tutte 532 BibliotecaGinoBianco . ..
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