Introduzione a "L'Età Giolittiana '' di W. Salomon~ nerazione di esperìenze e di errori prima di diventare, non una "democrazia perfetta," ma una "democrazia meno imperfetta," putacaso come quella della Francia. Se si tiene presente la distinzione fra democrazia intesa come ideale limite - che io chiamerei senz'altro ideale "anarchico" - al quale nessuna democrazia storica si è mai adeguata, ma verso il quale tutte dovrebbero tendere, e le democrazie storicamente conosciute, tutte piu o meno lontane da quell'ideale, anche quando sono in cammino verso di esso, si comprende, e si supera la discussione che ebbe luogo il 27 settembre 1945 fra Ferruccio Parri e Benedetto Croce.1 Parri affermò che in Italia non era mai esistita una democrazia, e Croce affermò che l'Italia aveva posseduto un regime democratico e come I Parri, credente nell'ideale della perfetta democrazia, trovava che la democrazia italiana prefascista non meritava il nome di democrazia, come chi negasse che un bicchiere d'acqua sia inzuccherato dal momento che contiene di zucchero una dose insufficiente. Croce, che si era sempre fatto gioco dell'ideale "illuminista" della democrazia, trovava che in Italia di democrazia ce n'era sempre stata anche troppa, perfetta o imperfetta che fosse, e che per essere gobba la democrazia italiana era fatta anche troppo bene. La crisi, che segu1 alla prima guerra mondiale, riusd fatale all~ democrazia italiana. Fino a quando le moltitudini italiane erano state escluse dal voto, la casa reale, i militari di professione che erano a capo delle forze armate, i grandi industriali e proprietari di terre, i direttori dei piu grandi quotidiani, avevano trovato che le istituzioni parlamentari, bene o male funzionavano secondo i loro desideri. Ma durante i primi venti anni di questo secolo le classi lavoratrici italiane si fecero avanti domandando il loro posto al sole. Dopo la guerra del 1914-18, diventarono "indisciplinate," e riempirono la Camera dei deputati con una buona metà di rappresentanti (popolari o socialisti), che si rifiùtavano di servire al gioco tradizionale dei vecchi partiti. Ecco perché il colpo di Stato dell'ottobre 1922 (la cos1 detta "marcia su Roma ") fu congegnato dai capi delle forze armate e da politicanti accecati dagli interessi di classe e dalla ambizione personale. Il metodo giolittiano - soffocare il governo locale, sopprimere le libertà personali e politiche dei cittadini, in tempo di elezioni, nell'Italia meridionale, in quelle sole circoscrizioni elettorali in cui occorreva assicurare la vittoria al candidato conservatore - fu esteso a tutta l'Italia, e diventò permanente e vi si aggiunse l'assassinio sistematico. Ora s1 che si ebbe in Italia la " dittatura, " la dittatura di Mussolini, la vera dittatura. Il colpo di Stato dell'ottobre 1922 non sarebbe avvenuto se le classi inferiori non avessero minacciato alle radici gl'interessi delle classi superiori. Salomone, nel corso delle sue ricerche, si è imbattuto nel mio nome, 1 Si veda lo scritto di B. CROCE, Rievocazione dell'Italia libera e democratica, in Penliero politico e politica attuale, Bari, La terza, 1945. [N .d.C .) 35 . , .b1u11otecaGino Bianco
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