Introduzione a "L'Età Giolittiana,, di W. Salomone va a rotta di collo. Domandat~ ad un it~liano come la va, e anche se ha vinto un terno al lotto, vi dirà: "Cosf cosf, non c'è male, non ci possiamo lamentare. " Borgese in Golia ha descritto con mano maestra le malattie, che cor• rosero l'anima italiana dopo il 1870: il ricordo e la nostalgia dell'impero romano, un anelare a impossibili trionfi, e, in conseguenza, delusione e avvilimento. L'Italia era· schiacciata dal suo passato. Invece di vedere i progressi che il popolo faceva, gli italiani ·confrontavano le condizioni presenti con le memorie della passata grandezza e coi sogni di primati impossibili. Nessun progresso poteva soddisfarli. Avevano parole solamente pér deplorare la mediocrità, l'incapacità, la disonestà, i fallimenti dei loro uomini politici. Una certa dose di autocritica è utile correttivo dell<J.infatuazione nazionale: è parte di quel "divino malcontento" che induce i popoli a farsi migliori. Le sc<:mtentezze basate sull'assurdo sono droghe velenose, che dànno la mania di persecuzione e spingono a spropositi madornali. Dopo che Mussolini saH al potere, la propaganda fascista inverti il metodo. Tutto il presente diventò un monumento di saggezza, d'integrità morale, di eroismo, mentre tutto era andato male prima che si aprisse in Italia l'era dei miracoli. Se si vuole comprendere la storia d'Italia dal 1870 al 1922, bisogna guardarsi da queste due correnti deformatrici della realtà, prodotte da due opposti preconcetti. Occorre un acuto senso critico per evitare il rischio di fraintenderla completamente. Nessuno scriverebbe la storia dell'ammi• nistrazione roosveltiana negli Stati Uniti servendosi delle sole fonti repubblicane o isolazioniste. I piu hanno scritto la recente storia italiana con un metodo che non è piu sensato. Ai bei tempi di Mussolini una signorina australiana venuta in Italia a scoprire l'Italia prefascista senza le conoscenze preliminari e senza le diffidenze critiche necessarie, si .mise a pensione presso un professore universitario romano fascista - forse il piu abbietto di tutti!, - inghiotti ingenuamente tutto quanto costui le dette da bere, lesse i soli libri con cui il suo ospite e cicerone la circondò, e mise insieme un libro sbagliato da cima a fondo. E fu gran peccato, perché era donna di intelligenza non comune, di lealtà indiscutibile e di abilità letterarie eccezionali. Meritava di essere meglio guidata. Gli uomini politici prefascisti furono responsabili di molti spropositi, cattive azioni, iniziative sconsigliate, occasioni perdute, sprechi, stravaganze. Non tutti i problemi che domandavano una soluzione furono affrontati. Non sempre le soluzioni furono le migliori, né i metodi usati i piu appropriati. Ma è mai esistito nella storia un paese che abbia risolto tutti i problemi a un tratto, e senza sbagli, e nel quale tutti gli uomini politici furono luminari di intelligenza e di moralità? Se si giudica l'opera dei politicanti italiani prefascisti alla stregua di una perfezione ideale - è questo il metodo dei "riformatori," - non ce n'è uno che non debba essere mandato I BibliotecaGinoBianco
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