Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

La nomina di Tan/ongo a senatore nunziato ·da di fuori, il fatto che la restituzione era avvenuta; ma non comprese bene quel che gli consigliavano di dire, sbagliò la data della restituzione e i particolari caratteristici di essa. Ad ogni modo, non smentf che la somma dovesse servire alle spese delle elezioni. Alla fine, la luce si fece intera, tanto nello spirito del figlio, quanto in quello del padre. E innanzi al giudice istruttore, il 7 giugno il figlio, e il 27 giugno il padre - e innanzi al comitato dei sette - il 13 giugno il figlio, e il 18_ agosto il padre - disdissero ogni affermazione, che potesse implicare qualunque responsabilità di Giolitti. Tanlongo figlio dichiarò che aveva fatto " in momenti di esacerbazione " parecchi " sfoghi e recriminazioni," di cui non si ricordava piu: aveva "sparlato di tutto e di tutti senza badare alla verità o meno delle cose, per consiglio di troppo zelanti sedicenti amici"; ma aveva "sempre mentito"; "prima parlavo in quel modo per condotta di causa." Anche Tanlongo padre ripeté che era stato solo "per suggerimento del figlio e per condotta di causa" che aveva detto che Giolitti aveva chiesto denaro per le elezioni. E i due uomini dettero una nuova versione dei fatti, la quale - come sempre avviene delle versioni false e mal combinate - formicola di contraddizioni e di assurdi. Tanlongo padre negò di avere ricevuto dal Cantoni un biglietto, che lo prevenisse della visita per la richiesta delle 60 mila lire; messogli sotto gli occhi il biglietto, disse di non ricordare. Ricordava, però, questa volta, che la somma doveva servire per le feste colombiane, e avrebbe dovuto essere restituita, non ricordava se in dicembre o in marzo. Tanlongo figlio negò di sapere alcuna cosa delle 60 mila lire, e cosI si trovò in contraddizione non solo con quel che era stato deposto dal padre il 13 marzo, ma anche col Cantoni, il quale attestò che la somma gli era stata portata il 21 settembre mattina, proprio da Pietro. È evidente che questa seconda versione è mendace. Ma questo non dice che siano veraci le accuse antigiolittiane del gennaio. Può essere che nel gennaio, quando erano consigliati da Crispi, padre e figlio mentissero "per condotta di causa" nell'accusare Giolitti, cosI come mentivano, in seguito, sempre "per condotta di causa," scusandolo. Anche il biglietto clandestino di mezzo febbraio non è una prova certa per l'accusa; quel ricordatevi che venne Cantoni e chiese 60 non significa necessariamente che il fatto sia vero: può significare che il figlio ricordava al padre che, secondo la "tattica di causa" allora da essi seguita, doveva dire che Cantoni era venuto e aveva chiesto il denaro e cosI di seguito. Anche che il cassiere della banca, Lazzarini abbia deposto il 21 febbraio 1893 di avere dato per due volte al Tanlo~go "al- tempo delle elezioni politiche" denaro destinato a Giolitti, può essere il resultato di accordo preso nei giorni che precedettero l'arresto, quando si preparò la "condotta di causa." Abbiamo detto: può essere che mentissero. Non è detto che certamente mentissero. La "condotta di causa" può essere consistita dapprincipio nel dire la verità, o quella parte della verità che poteva danneggiare .Giolitti, Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==