Lineamenti per una storia dell'Italia giolittiana di candidati alla dignità senatoriale; e la nomina di Tanlongo fu, come tutte le altre, approvata all'unanimità, in quanto egli, governatore della Banca Romana, presidente della Camera di commercio e della commissione provinciale delle imposte, e ricco di censo, era uno dei personaggi· piu importanti di Roma, e la stima, che in Roma si aveva di lui era tale, che Guido Baccelli, conoscitore delle cose e · delle persone della città, non aveva esitato, anche dopo le accuse mosse dal Colajanni, a dichiarare, nella seduta alla Camera del 20 dicembre I 892, che lo riteneva uomo operoso, benefico, e pieno d'onore. Ma il fatto che altri opinasse il Tanlongo uomo operoso, benefico e pieno d'onore, e il fatto che la nomina di Tanlongo a senatore sia stata accettata alla unanimità dal Consiglio dei ministri, non diminuisce in nulla la responsabilità di chi ne fece la proposta conoscendo i delitti che si commettevano nell'amministrazione della banca. Il centro della discussione è sempre qm. L'autore delle Memorie, negando di avere conosciuto le condizioni reali della banca prima del dicembre 1892, fa cadere ogni ragione per discutere. Ma essendo provato, al contrario, che fino dal 1889-90 egli conosceva quelle condizioni quali resultavano dalla inchiesta Biagini, il problema rimane sempre in piedi. Ad ogni modo le Memorie non sono credibili neanche in questo punto: a) perché sono reticenti sul disegno di legge 6 dicembre 1892; b) perché spiegano la nomina a senatore con un fatto certamente falso: la ignoranza delle condizioni della banca. Quando nel 1893 si discusse se i ministri del 1889-90 conoscessero le condizioni della Banca Romana, quali risultavano dalla relazione Biagini, Crispi ammise senz'altro di aver voluto che la relazione rimanesse segreta, perché bisognava evitare il disastro, che dallo scandalo sarebbe derivato al credito pubblico e all'intero sistema bancario italiano. La stessa spiegazione dette Miceli, quando non poté piu negare il fatto. Giolitti prima lo negò; poi si ridusse a non parlarne affatto; oggi ritorna a negarlo. Perché? Perché, ammettendo di avere conosciuto le condizioni della Banca Ro• mana, si intercetterebbe ogni difesa per le altre accuse. Una delle quali è che, conoscendo z· reati, che si· commeùevano nella amminùtrazione della banca, si sia fatto dare dal governatore di essa, per le spese necessarie alle elezioni generali del novembre 1892, 60 mila lire il 21 settembre, e 40 mila lire il 20 novembre. Quest'accusa partf, nel gennaio del 1893, da Bernardo Tanlongo, e da suo figlio Pietro. La raccolsero dalle parole del padre, nei giorni antecedenti all'arresto, avvenuto il 9 gennaio, il conte Ercole Graziadei, e il pubblicista Gallieno Sinimberghi. Pietro Tanlongo, per alcune settimane dopo l'arresto del padre, la ripeté al Grazià.dei, al dott. Crescenzi, al deputato Colajanni, 512 Biblioteca Gino Bianco
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